Flavio Favelli e Lucamaleonte in memoria di Gigi Marulla. La lunga querelle sull’arte pubblica a Cosenza. Parla Alberto Dambruoso: ecco com’è andata davvero

Una questione complessa, in cui si intrecciano livelli diversi, generando dibattito. Fra polemica e teoria dell’arte. Questioni di etica, di estetica, di linguaggio, in quello spazio straordinariamente vasto che riguarda l’arte pubblica, dalla street art al muralismo, dall’arte relazionale a quella concettuale. È accaduto a Cosenza, lo scorso luglio, e ancora non si placa la querelle. […]

Una questione complessa, in cui si intrecciano livelli diversi, generando dibattito. Fra polemica e teoria dell’arte. Questioni di etica, di estetica, di linguaggio, in quello spazio straordinariamente vasto che riguarda l’arte pubblica, dalla street art al muralismo, dall’arte relazionale a quella concettuale. È accaduto a Cosenza, lo scorso luglio, e ancora non si placa la querelle. Come vi raccontavamo ieri, Flavio Favelli ha realizzato un murale, in occasione del programma di residenze curato da Alberto Dambruoso, dedicandolo al mitico calciatore cosentino Gigi Marulla, scomparso prematuramente proprio in quei giorni. Un omaggio a un campione, che passava per una via aniconica, anticelebrativa, squisitamente pop ma in una chiave non convenzionale. Il dipinto di Favelli ritraeva la figurina di Marulla, ma senza il suo volto né il suo nome. Da lì la rabbia dei tifosi delusi, che corressero l’opera arbitrariamente, inserendovi nome e cognome del loro beniamino: se l’artista non ascolta il popolo e non modifica l’opera, è il popolo stesso che la trasforma a propria immagine e somiglianza. I simulacri dello sport e dello spettacolo sono roba che scotta: ci va di mezzo la sfera del sentimento collettivo.
Passo successivo: commissionare a un altro artista la realizzazione di un secondo murale per Gigi Marulla, stavolta con tanto di faccia, maglia rosso-blu e sorriso smagliante. L’artista scelto è Lucamaleonte, che dipinge a fianco della figurina di Favelli il suo calciatore. Ovazione corale e arrabbiatura colossale di chi, per primo, aveva scelto di omaggiare il campione, a modo suo, ricevendone solo insulti. Dopo la lettera di Favelli, pubblichiamo adesso quella inviataci da Dambruoso. Che scende in campo per difendere lo street artist romano e il suo intervento “riparatore”. Una mancanza di rispetto per il collega? Una soluzione troppo facile? Nient’affatto, spiega il curatore: “Mi rendo perfettamente conto che la collocazione dell’opera non è per niente felice essendo appiccicata a quella di Favelli, ma ci tengo a sottolineare che Lucamaleonte non ha alcuna responsabilità in quanto ha realizzato un lavoro su commissione limitandosi ad esaudire le desiderata dei committenti”.

Alberto Dambruoso - foto Sebastiano Luciano

Alberto Dambruoso – foto Sebastiano Luciano

E quello che conta, in fondo, è il risultato: la famiglia Marulla, i tifosi e i cosentini hanno accolto con un’acclamazione gioiosa l’intervento. E torna la questione di fondo: quanto e come un artista deve preoccuparsi della volontà della gente, dal momento che decide di operare fra le piazze, le strade, i muri di una città? Quanto l’esprit creativo ed intellettuale, del tutto privato, può infischiarsene delle dinamiche sociali che animano uno spazio pubblico? La risposta sta in quella differenza d’approccio che connota la scuola della street art e quella concettuale, più tradizionalmente legata a musei e gallerie. Due wall painting accostati, uno stesso tema, uno stesso spazio a cielo aperto, ma due visioni opposte. Con il concetto di autorialità e l’idea di relazione fra committenza, contesti urbani e libertà creativa, che mutano sostanza, radicalmente. E intanto Dambruoso, oltre a raccontarci la sua versione dei fatti, avanza una soluzione finale. Un “restauro” che restituisca l’originaria coerenza al lavoro di Flavio Favelli, nel segno di questa differenza netta: due murales, così vicini eppure così lontani.

Helga Marsala

In merito alla querelle nata in queste ore sui due murales realizzati a Cosenza dagli artisti Flavio Favelli e Lucamaleonte a distanza di poche settimane l’uno dall’altro, vorrei offrire anche il mio punto di vista sulla faccenda essendo  sia il curatore del progetto di residenze artistiche nel quale Favelli ha preso parte sia colui che ha consigliato l’amministrazione nella scelta di Lucamaleonte dopo che mi era stata fatta esplicita richiesta fuori dal periodo delle residenze artistiche di chiamare un artista che potesse rappresentare realisticamente il giocatore simbolo del Cosenza dopo che quello realizzato appena due settimane prima da Favelli non aveva incontrato il consenso popolare. 
Ma come nasce realmente questa storia?  Uno dei primi artisti che ho invitato al progetto di Residenza artistica che sto tuttora curando a Cosenza è stato proprio Favelli, che ho sempre avuto in grande stima sia come persona sia come artista. Mi è capitato tra l’altro in alcune occasioni di difenderlo pubblicamente da qualche detrattore sostenendo con convinzioni le ragioni forti della sua poetica. Quando mi ha detto che avrebbe voluto lasciare in dono alla città non un’opera musealizzabile bensì  un murales non ho mosso alcuna obiezione ma anzi ho subito dato disposizioni all’amministrazione per la scelta del muro e favorito quindi tutte le procedure per la messa in opera. Favelli inizialmente era intenzionato a realizzare un murales che rappresentasse o la strage di Ustica del DC9 Itavia, dato che due mig libici coinvolti nella vicenda furono abbattuti sulla Sila, zona montuosa che sovrasta la città di Cosenza, oppure un’immagine con i bronzi di Riace. 
Il giorno stesso in cui Favelli mi spiega quali siano le sue intenzioni accade che scompaia improvvisamente questo giocatore molto sentito praticamente da tutta la città, come lo possono essere Roma per Totti o Napoli per Maradona.
Riparto l’indomani mattina in treno da Cosenza per Roma e chiamo subito Flavio ben conoscendo la sua particolare fascinazione per gli anni Ottanta e ricordandomi che solo qualche mese prima aveva realizzato un’installazione con delle gigantografie delle figurine Panini dei giocatori della Roma e della Lazio su uno stabile lungo via del Porto Fluviale a Roma, per dirgli che forse avrebbe potuto fare un murales con il solo Gigi Marulla sempre ripreso da una figurina Panini anni Ottanta. Mi disse che anche lui ci aveva già pensato e che probabilmente l’avrebbe fatto. Mi disse anche che nel pomeriggio si sarebbe recato alle esequie nella Cattedrale. 
Il giorno dopo sul sito del Comune esce la news che l’artista Favelli realizzerà un murales in omaggio alla Città, con tanto d’intervista allo stesso artista che dichiara di essere legato alla figura di Marulla perché gli ricorda appunto gli anni Ottanta. 
La città già il giorno seguente iniziava a domandarsi quale forma avrebbe avuto questo murales. All’inizio qualche curioso passava e dava una sbirciatina per vedere lo stato dell’opera. Dopo solo due e tre giorni però qualcuno aveva iniziato a borbottare che all’interno del murales non era presente alcun attributo che potesse far ricondurre l’opera al calciatore.
Al quarto giorno la voce in città si era diffusa: l’opera consisteva solo in un grande vuoto celeste e il solo simbolo del lupo simbolo della squadra di calcio e l’artista non aveva alcuna intenzione di accontentare i tifosi aggiungendovi dell’altro. Si sentivano traditi. Avevano immaginato di vedere apparire il volto del loro beniamino e invece nulla. Si sarebbero accontentati anche solo del numero 9, la maglia che indossava, o almeno chiedevano il nome.
Niente da fare, Favelli, nonostante più persone gli avessero suggerito di considerare anche il sentimento collettivo di una persona tra l’altro a loro cara, ha preferito non indietreggiare neanche di un millimetro e nulla concedere. 
Già qualche giorno prima dell’inaugurazione del murales erano scaturite voci poco rassicuranti sulla fine che avrebbe fatto l’opera se l’artista si fosse rifiutato di correggere l’opera e arrivata l’ora dello svelamento del murales le critiche impietose sono arrivate puntuali. Era di fatto una morte annunciata. Già si sapeva che sarebbe successo quello che è successo. Il problema  che le critiche sono arrivate anche al Sindaco che aveva permesso che un artista facesse un omaggio senza prendere in considerazione l’opinione popolare.
A quel punto Favelli, di fronte all’ondata di commozione popolare, concedeva la possibilità ai tifosi di portare a termine l’opera apponendovi sulla parte bassa, il nome e il cognome del giocatore.
Pace fatta. Così sembrava ma era solo apparente perché già qualche giorno dopo essere apparsa la scritta fatta dai tifosi, Favelli si lamentava che non era stata eseguita con il font originario della figurina (quando io stesso l’avevo più volte invitato a considerare la possibilità di una scritta come appariva d’altronde nella figurina originaria).
Nel frattempo, ai primi di agosto terminava la residenza artistica iniziata il 4 luglio e Favelli era già partito, quando vengo chiamato dall’amministrazione comunale che mi domanda se posso selezionare due artisti in grado di realizzare in breve tempo due murales sempre in omaggio a Marulla da porsi uno a sinistra e uno a destra rispetto a quello di Favelli. 
Trovo nell’immediato di disponibile Lucamaleonte che invia nel giro di qualche giorno due bozzetti dell’opera che intende realizzare. Viene selezionata dall’amministrazione comunale la seconda e viene detto all’artista romano di realizzarla vicina all’opera di Favelli.
Ora in conclusione mi rendo perfettamente conto che la collocazione dell’opera non è per niente felice essendo appiccicata a quella di Favelli, ma ci tengo a sottolineare che Lucamaleonte non ha alcuna responsabilità in quanto ha realizzato un lavoro su commissione limitandosi ad esaudire le desiderata dei committenti.
All’inaugurazione del murales di Lucamaleonte avvenuto lo scorso 24 agosto è accorsa una folla festante e la segreteria del Sindaco è stata sommersa dai complimenti. Anche i parenti del giocatore scomparso sono venuti e si sono complimentati per l’opera realizzata. Perché qui la questione non era tanto quella di essere liberi di realizzare un lavoro d’arte contemporanea senza condizionamenti esterni bensì di realizzare un omaggio che fosse riconoscibile a tutti. Perché chi sinceramente tra di noi, senza qualcuno che glielo dica prima, riuscirebbe a capire che quello è un omaggio a Gigi Marulla se non sta scritto da nessuna parte? L’errore credo sia stato, come ho già sostenuto in altre occasioni, annunciare pubblicamente l’omaggio, facendo crescere le aspettative di una grande fetta della città.
Ad ogni modo, dopo tutto questo chiasso, si potrebbe anche ripristinare il lavoro originario di Flavio, dato che adesso sì quella scritta, non scritta prima, appare ridondante.

Alberto Dambruoso

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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