Tàpies: la creazione svelata

Dall’idolo africano alla tela di Kounellis, dal piccolo quadro di Paul Klee alla statua di Buddha. Tutto è posto in dialogo con i dipinti di Tàpies, in un percorso che vuol essere suggestione e ricostruzione emozionale della vita di un artista e collezionista. A Palazzo Fortuny di Venezia, fino al 24 novembre.

Maestri, modelli e oggetti da collezionare sono stati per Antoni Tàpies (Barcellona, 1923-2012) la fonte dell’energia per vivere e creare. A un anno dalla scomparsa, la retrospettiva di Palazzo Fortuny ricostruisce il contesto artistico e spirituale, affiancando alle opere del pittore – in gran parte provenienti dalla sua dimora ed esposte per la prima volta – oggetti e tele della sua raccolta privata: una mostra che crea un’intima e spontanea conversazione tra Picasso e l’antica statuetta yemenita postagli accanto, tra la gestualità potente di Emilio Vedova e il segno forte di Espasa di Tàpies, ancora tra il volto rassicurante di Buddha e la “spinosità” dell’omaggio all’artista di Günther Uecker.
Senza tralasciare il legame con tutto ciò che costituisce il museo in cui la mostra si inserisce armoniosamente, la raccolta di Mariano Fortuny (catalano, anche lui), vera e propria Wunderkammer di stoffe e tappeti orientali, sculture e maschere funerarie, mobili e strumenti di lavoro, schizzi di anatomia e teatri in miniatura.
Al visitatore spetta il compito di lasciarsi trasportare in un mondo di riferimenti, di rimandi profondi e sempre appropriati che, per quanto chiari e immediati, non hanno bisogno di informazioni didascaliche, relegate – anzi valorizzate – in raffinate brochure che riproducono al tratto le sagome delle opere.

Antoni Tàpies, Espasa, 1990 - Estate Tàpies © Fundacio Antoni Tàpies /VEGAP 2013

Antoni Tàpies, Espasa, 1990 – Estate Tàpies © Fundacio Antoni Tàpies /VEGAP 2013

Salire i quattro piani di Palazzo Fortuny diventa un percorso di arricchimento e crescita: al primo livello enormi dipinti bastano da soli a capire il senso della tecnica di Tàpies, con la sua esplorazione della texture e la ricerca sui materiali poveri. Al mezzanino, l’incontro con l’arte africana; al piano nobile quello con i maestri del Novecento e con il caleidoscopio delle espressioni artistiche provenienti da tutto il mondo. Al secondo piano gli omaggi di chi ha osservato la grandiosità di Tàpies e le sue illustrazioni di volumi e di libri d’artista. Infine gli spazi onirici di Wabi, un labirinto dalla forte spiritualità zen, un allestimento di grande impatto che accosta tele e pietre, legni fossili, vasi e sculture tribali considerati dal pittore autentici talismani in grado di trasmettere risposte ai quesiti ancestrali dell’uomo, a dargli la forza della saggezza e la volontà della riflessione.
Tutto senza mai perdere di vista lo sguardo di Tàpies: quello che rivolgeva verso il mondo interiore, scavando nell’inconscio attraverso la psicoanalisi, le filosofie orientali e una costante attenzione verso i simboli.

Tàpies. Lo sguardo dell’artista - veduta della mostra presso Palazzo Fortuny, Venezia 2013 - photo Marta Santacatterina

Tàpies. Lo sguardo dell’artista – veduta della mostra presso Palazzo Fortuny, Venezia 2013 – photo Marta Santacatterina

Consapevoli di un’operazione che va oltre la ricostruzione cronologica o tematica del lavoro di un pittore, i curatori non esitano a dichiarare i loro intenti: “Guardando attraverso gli occhi di uno dei più grandi artisti e collezionisti di tutti i tempi, vorremmo raccontare una storia universale sui temi dell’ispirazione e dell’intuizione e sui legami che si possono creare tra realtà diverse. Una storia dedicata all’atto della creazione e alla rivelazione di ciò che è nascosto”, dichiara Axel Vervoordt, che a Palazzo Fortuny è presente sin dalla indimenticabile Artempo.

Marta Santacatterina

Venezia // fino al 24 novembre 2013
Tàpies. Lo sguardo dell’artista
a cura di Daniela Ferretti, Natasha Hébert, Toni Tàpies, Axel Vervoordt
Catalogo Vervoordt Foundation e Skira
PALAZZO FORTUNY
Campo San Beneto
041 5200995
[email protected]
http://fortuny.visitmuve.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

Scopri di più