Quanto conta l’indotto delle dimore storiche nel sistema culturale e turistico in Italia?

Lo studio promosso dall’ADSI mette in luce le potenzialità economiche, culturali e sociali delle 46mila dimore storiche vincolate presenti sul territorio nazionale, concentrate soprattutto nei piccoli Comuni. Nel 2024 le hanno visitate oltre 35 milioni di visitatori

Il primo dato da considerare, quando si parla di dimore storiche in Italia, è il numero elevatissimo di immobili che tali possono considerarsi: sul territorio nazionale sono 46mila i siti che rientrano nel circuito; quasi il 30% si trova in Comuni con meno di 5mila abitanti, ai quali, in media, fanno capo oltre due dimore storiche ciascuno.
Densità e capillarità nella distribuzione di questi affascinanti presidi culturali preludono a grandi potenzialità di sviluppo economico, turistico e sociale nei territori interessati. E il VI Rapporto dell’Osservatorio sul Patrimonio Culturale Privato, promosso dall’Associazione Dimore Storiche Italiane (A.D.S.I.), mette in luce i punti di forza di un processo già avviato e consolidato, che offre però margini di sviluppo ulteriore. Il 60% delle dimore storiche italiane, infatti, già genera attività economiche ascrivibili a sfere diverse, spesso complementari: turismo, agricoltura, cultura, eventi. Nel 2024, queste realtà hanno accolto oltre 35 milioni di visitatori (più di 2 milioni nelle aree interne), e più di 20mila dimore hanno organizzato almeno un evento culturale. Ma sono oltre 10mila le dimore storiche che si dichiarano pronte ad avviare o ampliare le proprie attività economiche qualora il contesto burocratico e normativo fosse più favorevole.

L’identikit delle 46mila dimore storiche in Italia

Le 46mila dimore storiche vincolate presenti in Italia – tra palazzi, ville e castelli – sono distribuite in tutte le regioni e, concentrandosi soprattutto nel territorio dei piccoli Comuni rappresentano una componente essenziale dell’identità collettiva nazionale e un presidio culturale nelle aree interne. Il 20% di questi siti opera come impresa strutturata, quasi il 46% si concentra nel settore ricettivo o di gestione immobiliare, il 17% circa nel comparto agroalimentare (con produzione di vino, olio e cereali) e il 13% nel settore culturale e poco meno del 10 negli eventi. Il loro impatto è rilevante anche in termini occupazionali e di filiera, coinvolgendo artigiani, agronomi, restauratori, tecnici e professionisti del patrimonio culturale e del turismo.

Le attività economiche e culturali promosse dalle dimore storiche in Italia

Il turismo esperienziale e culturale trova nelle dimore storiche un punto di forza. Il 35% delle dimore è oggi destinato alla locazione e, tra queste, circa 3.700 offrono formule di ospitalità turistica breve (segmento in costante crescita: +46% nell’ultimo anno). Per quel che riguarda la formazione scolastica, il 58% delle dimore storiche accoglie studenti di ogni ordine e grado, offrendo esperienze formative in ambito storico-artistico, che si concentrano sull’identità, la memoria e l’appartenenza alla cultura italiana ed europea. Per quel che riguarda gli eventi culturali, inoltre, circa 17mila dimore storiche hanno promosso nel 2024 iniziative gratuite o con finalità sociale. E l’80% dei proprietari rileva un effetto positivo degli eventi ospitati sullo sviluppo locale, grazie alla creazione di reti con aziende agricole, produttori enogastronomici, guide turistiche e operatori outdoor.
Nelle dimore storiche specializzate nel settore agricolo, Il legame con il turismo è altrettanto forte: tutte le dimore produttrici di vino – che costituiscono il 34% delle aziende vitivinicole italiane – offrono percorsi di degustazione, che nell’86% dei casi hanno generato un aumento delle visite nell’ultimo anno.

La tutela delle dimore storiche in Italia

Ma mantenere e tutelare questo patrimonio prevede dei costi: sul fronte della manutenzione e del restauro, le dimore storiche rappresentano un motore di investimento diretto nel patrimonio architettonico italiano, e l’85% degli interventi registrato dall’Osservatorio risulta autofinanziato dai proprietari, con una spesa media superiore a 50mila euro annui per singolo bene. Solo il 2% delle dimore storiche private ha beneficiato di contributi pubblici. Complessivamente, la spesa per interventi di restauro è cresciuta da 836 milioni di euro nel 2017 a 1,2 miliardi nel 2024 per i soli interventi straordinari. E per questo l’ADSI chiede alle istituzioni strumenti di sostegno adeguati, oltre a una semplificazione normativa. Al vaglio c’è una proposta di legge che dovrebbe agire in tal senso sul Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

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Redazione

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