La Festa dei Pugnaloni. Quando il borgo di Acquapendente si trasforma in un trionfo di fiori
Ogni terza domenica di maggio Acquapendente (in provincia di Viterbo) si trasforma in un museo a cielo aperto. Grandi quadri floreali raccontano con colori e forme le grandi sfide della libertà, trasformando il centro storico in una vera e propria galleria urbana

Secondo la tradizione nel 1166, durante il dominio oppressivo di Federico Barbarossa, due contadini assistettero a un evento straordinario: un ciliegio secco, simbolo di vita spezzata, tornò improvvisamente a fiorire. Quel miracolo, attribuito alla Madonna del Fiore, fu interpretato come un segno di speranza e coraggio, dando impulso alla rivolta popolare che portò alla liberazione di Acquapendente dal controllo imperiale. Oggi quel mito è il filo rosso che unisce passato e presente: i Pugnaloni sono celebrazioni della libertà riconquistata, ma anche metafore attuali di resistenza contro ogni forma di oppressione.
I Pugnaloni: quando la natura diventa arte
Il cuore della manifestazione sono i Pugnaloni: imponenti pannelli di 2,60 per 3,60 metri, realizzati come mosaici vegetali composti da petali, foglie verdi e secche ed altri elementi vegetali.
Ogni opera prende forma a partire da un bozzetto, spesso ispirato a temi attuali, che nasce dalla creatività degli artisti. Seppur con background diversi – arte, architettura, design o semplicemente passione – ognuno di loro riesce a interpretare un’idea e trasformarla in un progetto visivo che prende vita attraverso il lavoro collettivo di ogni gruppo.







Come nascono i Pugnaloni
La ricerca dei materiali è una fase fondamentale, vissuta come una vera e propria gara: si esplorano le campagne circostanti per raccogliere gli elementi più adatti, selezionati per resistenza, colore e freschezza. I materiali vengono poi applicati manualmente con colle leggere, studiate per conservarne la vitalità. L’esperienza pluriennale ha permesso di affinare non solo la scelta delle specie floreali più durevoli, ma anche le tecniche di composizione: sovrapposizioni, tagli, rilievi e sfumature danno vita a immagini ricche di profondità e tridimensionalità. Il risultato è un’opera effimera e potente, che tramuta la natura in un racconto visivo fatto di libertà, pace, inclusione.
Arte che racconta: la competizione che unisce la comunità di Acquapendente
Sono quindici i gruppi storici che partecipano alla realizzazione dei Pugnaloni, ognuno con la propria “squadra”, il proprio stile e un legame profondo con il territorio. È una sfida, certo, ma anche un’occasione di comunità. Nei laboratori, allestiti in cantine, garage e spazi comuni, si lavora giorno dopo giorno: si sperimentano accostamenti cromatici, si rifiniscono dettagli, si incollano foglie e petali con cura artigianale. Prende così forma un senso di appartenenza che coinvolge intere famiglie e generazioni diverse. La costruzione del Pugnalone diventa così un rito collettivo, dove l’abilità tecnica si intreccia con l’emozione di far parte di qualcosa di più grande. La domenica della festa, le opere vengono esposte lungo le vie del centro storico. I pannelli vengono poi portati davanti al Duomo, dove il pubblico può vederli tutti insieme, raccolti in un unico spazio. Al tramonto, in piazza, si celebra non solo il vincitore, ma l’intera comunità, anima e motore della festa, che fa dei Pugnaloni un’esperienza condivisa: un canto visivo che rinnova ogni anno il miracolo di un ciliegio fiorito.
Gaia Rotili
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