Scoprire Bolzano fra architettura e paesaggio

Dopo anni di fermento architettonico e culturale, Bolzano è in attesa di un rilancio. Qui la raccontiamo con gli scatti di Claudia Corrent

Bolzano in estate è una delle città più calde d’Italia. Una sorta di strana contraddizione, visto che si trova nel bel mezzo delle montagne. Tuttavia, proprio questa sua strategica posizione, nella congiunzione di tre valli, fa sì che talvolta le sue condizioni atmosferiche, nella stagione calda, siano persino peggiori di una qualsiasi giornata estiva a Palermo. E proprio nel termine “contraddizione” si cela forse l’identità complessa di questa cittadina immersa nel cuore delle Alpi, luogo di transito più che punto di approdo, porta per le vicine Dolomiti, ma anche verso quell’Europa che ha rarefatto il significato del termine “confine”, se pure ancora persistente, in qualche modo, in queste latitudini.

Claudia Corrent, La montagna incantata, 2020. Courtesy l’autrice

Claudia Corrent, La montagna incantata, 2020. Courtesy l’autrice

BOLZANO E L’ARCHITETTURA

Situata sull’incrocio di due fiumi ‒ il Talvera e l’Isarco ‒, Bolzano non è un vero e proprio “centro”. Ci convivono più anime, parti di quella storia che ha contraddistinto questo particolare luogo di frontiera, legata a lingue, culture, tradizioni e visioni di mondi tra loro completamente diversi. Gli strati di questa storia sono ancora tutti perfettamente, o quasi, leggibili nella sua architettura: i passaggi segreti dei portici, sede storica dei commerci mercantili, i ricami mitteleuropei delle facciate del centro storico, le linee ordinate e razionali dei palazzi del Ventennio, il Moderno reinterpretato con le maestranze del luogo, il caleidoscopico paesaggio colorato del postmodernismo riletto in chiave locale, le scintillanti vetrate dei palazzi più recenti, i suoi spazi aperti, i luoghi della cultura e quelli della rappresentanza politica. A ciascuno la sua architettura. E nonostante questa ricchezza di linguaggi, il “centro”, in realtà, si trova fuori dalla città, nel resto del territorio provinciale, su cui negli ultimi anni sono stati investiti capitali, risorse, ma anche visioni e creatività, molto più che nel suo capoluogo; il tutto per tenere vivo il terzo motore dell’economia altoatesina: il turismo.

Claudia Corrent, La montagna incantata, 2020. Courtesy l’autrice

Claudia Corrent, La montagna incantata, 2020. Courtesy l’autrice

BOLZANO FRA PASSATO E FUTURO

Eppure, a partire dalla fine degli Anni Novanta del secolo scorso, Bolzano ha avuto il suo momento florido di brillantezza, in cui la sperimentazione urbana teneva banco nel dibattito pubblico grazie a “visioni pragmatiche” del futuro della città, e alla rivista d’architettura Turris Babel, tuttora importante punto di riferimento. L’architettura contemporanea iniziava a farsi largo a piene mani a suon di concorsi pubblici prima, e anche privati poi, i centri culturali trovavano nuove sedi di rappresentanza, lo spazio aperto e verde si configurava in grandi aree pubbliche preservate e trasformate in parchi, e la mobilità leggera era già una realtà strutturata prima che da qualsiasi altra parte.
E come in un movimento corale di energie sospinte, anche tutto il resto della città sentiva fremere il desiderio di spingersi un po’ oltre, forte delle diverse anime culturali che da sempre l’hanno contraddistinta, ciascuna con le sue tradizioni e visioni, ma pure in una convivenza che nel reciproco scambio aveva trovato il modo di generare anche nuove sinergie. Grazie a questa capacità dinamica di andare oltre e reinterpretare i canoni e gli stili di quel pittoresco localismo tanto caro ai turisti, nel 2008 è stata scelta come una delle sedi di Manifesta 7, un’edizione che tutti ancora ricordano come la più partecipe con la comunità locale.
Dopo quegli anni di grande fioritura ne sono arrivati altri dai ritmi molto più rallentati, in qualche modo ragionevoli, titubanti al suono di ogni possibile cambiamento che non avesse solide radici locali. Con un centro storico meno vitale di un tempo ma pur sempre troppo eccentrico, il resto della città è rimasta un po’ sospesa in attesa di una visione urbana forte e chiara, capace di ricostruire legami inediti in una rete esistente e dinamica di iniziative, associazioni culturali, collettivi, incubatori, di personalità curiose e pensatori che, ciascuno nella propria lingua, ha fatto delle contraddizioni di questo luogo un motore che aspetta solo di essere riacceso.

Simona Galateo

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #70

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Simona Galateo

Simona Galateo

Architetto e curatore, ha studiato alla Facoltà di Architettura di Ferrara, Urban Studies alla Brighton University con una borsa di studio post-laurea e ha ottenuto un Master di II livello in Strategic and Urban Design al Politecnico di Milano. Prosegue…

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