Alla fine degli anni Cinquanta, prima di inventare il mito di se stesso, la Factory, il quarto d’ora di celebrità e tutto ciò che l’ha reso una delle icone dell’arte contemporanea e – trasversalmente – della cultura del XX secolo, Andy Warhol lavorava come art director nella casa editrice Doubleday di New York; proprio in quel periodo realizzò con l’amica Suzie Frankfurt e con l’aiuto di sua madre e un improvvisato team di ragazzini, un libro di cucina, che – con illustrazioni delicate e testi in bella calligrafia – avrebbe voluto parodiare quei volumi di ricette francesi, in voga negli Stati Uniti dell’epoca.
Di questo libro – che non ebbe una diffusione ufficiale fino al 1997, quando venne ritrovato dal figlio della Frankfurt – Christie’s mette all’asta, online, ancora per 24 ore una serie di tavole preparatorie e schizzi originali che anticipano la peculiare edizione culinaria, dal titolo Wild Raspberries.
UNA FACTORY DOMESTICA
L’originalità del lavoro è dovuta al fatto che Warhol – in quella occasione – anticipò tra le mura della casa che divideva con la madre, quella che poi sarebbe stata la struttura della sua Factory: se, infatti, Suzie Frankfurt s’era occupata di trascrivere un certo numero di ricette, in testi brevi, che poi era stata la signora Warhol a ricopiare con una calligrafia acuminata ed elegante, era stato un gruppo di ragazzini del piano di sopra, ad essere assoldato, per colorare le immagini.

L’IGUANA ANDALUSA
Nei disegni di Warhol – che siano voluminose torte londinesi, iguane andaluse fatte arrosto, piramidi di uova sode o foglie di vite marinate – traspare il tratto nervoso, la sintesi perfetta, che in poche linee traccia il divertito perimetro d’un cibo che è già – ironicamente – spettacolare, da guardare, ma non da mangiare.
Negli schizzi selezionati da Christie’s e suddivisi in singoli lotti – valutati tra 6000 e 8000 USD – o nelle 18 litografie con tocchi fucsia che sono già pop, appare evidente quella stilizzazione che diventerà la cifra stilistica di Warhol: una sintesi, acuta, che accoglie e comprende la contemporaneità e le sue effimere mode.
-Maria Cristina Bastante