Finiti i fondi per gli scavi. L’Istituto Nazionale di Archeologia inventa una serie di crowdfunding creativi
Qualche giorno fa alcune testate pubblicavano la notizia che la Biblioteca di Palazzo Venezia, a Roma, collegata all’Inasa, Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte, nato nel 1922 per volontà di Corrado Ricci e Benedetto Croce, avrebbe cominciato la svendita dei libri del proprio catalogo per garantirsi la sopravvivenza. Una storia italiana, si potrebbe pensare, […]
Qualche giorno fa alcune testate pubblicavano la notizia che la Biblioteca di Palazzo Venezia, a Roma, collegata all’Inasa, Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte, nato nel 1922 per volontà di Corrado Ricci e Benedetto Croce, avrebbe cominciato la svendita dei libri del proprio catalogo per garantirsi la sopravvivenza. Una storia italiana, si potrebbe pensare, per la quale l’alienazione del bene culturale diventa l’unico modo per garantire la prosecuzione delle attività. In questo caso sarebbe stato ancora più grave, perché la Biblioteca per fare il proprio lavoro avrebbe dovuto, stando ai rumors, rinunciare alla propria mission e a parte della propria collezione.
Abbiamo indagato e la storia che ne è venuta fuori è molto diversa. Non è meno sconfortante, ma quantomeno dimostra una volontà di risolvere i problemi e mette al centro i giovani archeologici volontari, protagonisti di un nuovo movimento di idee che si sono rimboccati le maniche per salvare il proprio lavoro.
L’ISTITUTO CERCA DI FONDI
“Come tutti gli enti che si occupano di cultura in Italia”, scrivono la Presidenza e il Consiglio Direttivo, “anche l’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte si trova in difficoltà nel reperire i fondi necessari per l’espletamento dei propri compiti. L’Istituto, ormai privo di finanziamenti pubblici, confida nel sostegno di coloro che in qualunque modo vorranno contribuire a un rilancio delle sue tradizionali attività di ricerca e di finanziamento per borse di studio destinate ad archeologi e storici dell’arte”. Ma non attraverso la dismissione del catalogo di Palazzo Venezia, come si rumoreggiava. Tutt’altro. Innanzitutto, dei libri in vendita ci sono, ma a metterli in “esposizione” non è la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, oggi disgiunta dall’istituto Inasa, ma l’Inasa stesso, che ha messo in piedi una compravendita di volumi usati, aperta a tutti coloro che vorranno aiutare gli archeologici a procedere nelle proprie ricerche. Inoltre, sarà indetta una campagna di crowdfunding per la prosecuzione degli scavi nel Molise, a Pietrabbondante, con la partecipazione di un gruppo di giovani archeologici da anni impegnati nello scavo e nello studio di un importante santuario italico.
LA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING
L’Istituto è impegnato da 14 anni nelle attività di scavo e restauro al Santuario Sannitico di Pietrabbondante che ha coinvolto professionisti e studenti provenienti da tutto il mondo, sotto la guida di Adriano La Regina e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Molise. I lavori hanno restituito alla luce reperti e siti di grandissima importanza, come la domus publica, ma molti sono ancora gli obiettivi da raggiungere.
Ecco perché i giovani archeologici volontari hanno pensato al crowdfunding per sensibilizzare i cittadini, lanciando una campagna su Indiegogo, per rendere possibile, si legge, la scoperta “delle ricchezze di un sito archeologico che è tra i più importanti del centro Italia insieme a Roma e Pompei. Pietrabbondante costituisce un centro politico, religioso e militare sannita che, nonostante risulti essere il più visitato della regione Molise, necessita di una maggiore visibilità”.
Al raggiungimento di 10mila euro gli archeologi potranno sostenere le spese necessarie per lo studio dei materiali in laboratorio e le relative analisi scientifiche, sostenendo il lavoro di 15 persone. Se la campagna dovesse portare a raccogliere 30mila euro, invece, sarà possibile proseguire l’indagine archeologica sul campo nei mesi di Luglio e Agosto 2016. In particolare tali indagini interesseranno la domus publica e l’area del nuovo tempio, permetteranno inoltre di aprire nuovi saggi esplorativi, “poiché il sito presenta evidenze archeologiche estese per oltre 40 ettari, indagati ad oggi solo per il 25%. Operai specializzati, mezzi meccanici, assicurazioni, vitto e alloggio dell’équipe saranno alcune delle spese fondamentali che sarà possibile sostenere”. Tra i benefit che i donatori potranno ottenere? Visite guidate al sito archeologico, picnic con gli archeologici, week end a Pietrabbondante, ringraziamenti a tutti e addirittura la possibilità di dare il proprio nome a un reperto.
-Santa Nastro
https://www.indiegogo.com/projects/rock-samnium-an-archaeological-project–2#/
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