Il sassolino nella scarpa. La controriforma di Franceschini? Un decreto ministeriale promuove oltre 700 custodi a impiegati: e chi terrà aperti i monumenti?

Diciamolo subito: a rigor di legge è tutto (forse) regolare e sorretto da precisi provvedimenti legislativi. E anche la parte finanziaria è salva, visto che il tutto sarà a costo zero per l’amministrazione. Ma spesso, in Italia, ciò che funziona a rigor di legge non segue logiche virtuose e riformatrici: specie quando poi viene da […]

Diciamolo subito: a rigor di legge è tutto (forse) regolare e sorretto da precisi provvedimenti legislativi. E anche la parte finanziaria è salva, visto che il tutto sarà a costo zero per l’amministrazione. Ma spesso, in Italia, ciò che funziona a rigor di legge non segue logiche virtuose e riformatrici: specie quando poi viene da un governo che si presentava come “rottamatore” di passate liturgie. Abbiamo spesso parlato in termini positivi dell’azione – pur sincopata, a tratti contraddittoria – del ministro Franceschini: e speriamo di non doverci ricredere proprio ora, a 3 giorni dal Natale quando gli animi dovrebbero essere predisposti alla positività.

UN DECRETO FIRMATO IL 17 DICEMBRE
Ma leggere quanto scrive oggi Il Tempo, non smentito a quanto ci risulti, ci fa balzare sulla sedia: oltre settecento custodi – 712, per la precisione – sarebbero promossi a impiegati grazie a un decreto direttoriale firmato lo scorso 17 dicembre. Come? Con l’irrisolvibile crisi del personale di accoglienza a siti e monumenti, che spessissimo obbliga i responsabili a chiusure parziali o totali, il ministero toglie altri addetti per piazzarli dietro a una scrivania? Eppure si tratterebbe proprio di questo: “il direttore generale del ministero di via del Collegio Romano”, si legge sul quotidiano, “ha costruito una scialuppa di salvataggio per settecentododici impiegati. Il decreto direttoriale, passato un po ‘ in sordina, prevede un vero e proprio passaggio orizzontale”. Tutto regolare? Sì, ma fino a un certo punto: perché esiste un decreto che prevede questo passaggio, ma prevede che i beneficiari abbiano svolto lavoro amministrativo per almeno 3 anni. E molti dei 712 l’hanno fatto ma solo part-time, rispetto al loro impiego anche nella custodia. E poi – nota ancora Il Tempo – “esiste la circolare 61 del ministero per i beni culturali, datata 6 marzo 2009, che impone il rispetto del profilo in cui si è inquadrati e vieta il passaggio orizzontale”.

ANCORA UNA RESA AI SINDACATI?
Ma non sono i cavilli legislativi tutto sommato a dar da riflettere: è piuttosto la sostanza del provvedimento, che contraddirebbe clamorosamente l’approccio “innovatore” che spesso abbiamo riconosciuto a Franceschini. Come si inquadra questa mossa nella sua riforma del Mibact? Come giustificare l’affollamento di quadri amministrativi a fronte di un assottigliamento ulteriore del personale che materialmente rende fruibile il nostro patrimonio? Pesano in questo le irrisolte contee sindacali che sembrano ancora imperversare dentro le mura del ministero, o i dividendi da pagare a parti della maggioranza che sostengono il governo e quindi chiedono periodici riconoscimenti? E – last but not least -, caro ministro: dopo i nuovi direttori generali sfornati in sordina il 24 dicembre 2014, perché rifilare anche nel 2015 un provvedimento potenzialmente divisivo a pochi giorni dal Natale? Abbiamo chiesto lumi al Ministero, ma ancora nessuna risposta: se ci arriverà, ve ne metteremo a parte…

Massimo Mattioli

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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