Moschino ruba un graffito a Rime? Storie di illegalità, street art e alta moda. Quando l’abito finisce in tribunale

SE LO STILISTA DERUBA IL WRITER. UN GRAFFITO PER UN ABITO DA SERA Arte e moda, insieme. Un classico. Ma stavolta non si tratta della solita sinergia. Sulle cronache internazionali arriva una storia di contese giudiziarie: griffe, passerelle, tag, murales, furti (presunti) e pubblicità. Parliamo di street art. E di un marchio fashion fra i […]

SE LO STILISTA DERUBA IL WRITER. UN GRAFFITO PER UN ABITO DA SERA
Arte e moda, insieme. Un classico. Ma stavolta non si tratta della solita sinergia. Sulle cronache internazionali arriva una storia di contese giudiziarie: griffe, passerelle, tag, murales, furti (presunti) e pubblicità. Parliamo di street art. E di un marchio fashion fra i più iconici degli ultimi decenni: Moschino.
Torniamo indietro fino alla presentazione della collezione Fall/Winter 2015. Tra le modella sfila anche una bionda statuaria fasciata da un abito nero in taffetà: scollatura a cuore, taglio a sirena, lunghi guanti e un’ampia coda a ruota. Segni particolari? Una stampa a colori, che riproduce il frammento di un graffito, giocando sul contrasto fra haute-couture e urban culture, eleganza e underground.
Non un graffito qualunque, però. L’autore risponde al nome di Joseph Tierney aka Rime, nome noto sulla scena street statunitense, selezionato anche da diversi musei internazionali, tra cui il MoCA di Los Angeles.
Ma se di progetti comuni fra artisti e stilisti se ne contano parecchi, in questo caso la collaborazione non c’è stata affatto.

Jeremy Scott e Katy Perry con abiti Moschino ispirati a un murale di Rime

Jeremy Scott e Katy Perry con abiti Moschino ispirati a un murale di Rime

KATY PERRY IN MOSCHINO-RIME. LA PEGGIO VESTITA AL GRAN GALA
Pare infatti – stando alla versione dell’accusa – che Moschino e il suo direttore creativo, Jeremy Scott, abbiamo preso ispirazione da un murale di Rime, ma senza chiedergli il permesso. Un furto, a tutti gli effetti. Da qui la denuncia: “L’unica persona lesa è stata Rime”, ha specificato l’avvocato. “Non solo la sua arte è stata sfruttata dagli imputati, ma la sua credibilità di writer è stata compromessa dall’inclusione in una simile trovata pubblicitaria, grossolana e commerciale“.
Insomma, anziché sentirsi lusingato, Tierney avrebbe disdegnato questa inconsapevole promiscuità fra arte indipendente e fashion system, mostrando per giunta di non gradire troppo il gusto Moschino. L’abito in questione, presentato per la prima volta durante la Settimana della Moda di Milano, sarebbe poi finito sulla stampa internazionale per merito di una super paparazzata testimonial: Katy Perry lo aveva indossato lo scorso maggio al Gala del Metropolitan Museum of Art Costume Institute. Peccato che, proprio in quell’occasione, la starlette era finita nelle classifiche di diversi fashion magazine, sempre tra le peggio vestite. Un esempio su tutti, il blog The diaries of a pop culture junkie: “Katy Perry ancora una volta prova a mostrare a tutti quanto sia ‘funky’ e alternativa, e ancora una volta appare ridicola”. Altro che lusinghe e ritorno d’immagine: una pubblicità di cui il povero Rime avrebbe volentieri fatto a meno.
Dal canto suo Aeffe, società madre di Moschino, sceglie il silenzio stampa, limitandosi a ribadire la propria innocenza. Nessun illecito, a detta loro, sarebbe stato commesso. Al giudice spetterà fare chiarezza. Ma la domanda resta: possibile che una maison così navigata inciampi in una ingenuità tale? Sarà pure arte di strada, libera, pubblica e condivisa. Ma l’autorialità resta e non è certo un fattore secondario. Street art museale, alta moda illegale: nuovi paradossi, tra sistema e antisistema.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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