La grande mostra di Alberto Burri al Guggenheim di New York raccontata in video dalla curatrice. Presentato a Milano l’evento al via a ottobre

LA PRIMA MOSTRA NEGLI STATI UNITI NEGLI ULTIMI TRENTACINQUE ANNI Nelle sale dorate di Palazzo Clerici, Richard Armstrong, Direttore del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation, Emily Braun, Distinguished Professor presso l’Hunter College e il Graduate Center della City University di New York, Guest Curator del Solomon R. Guggenheim Museum, Bruno Corà, Presidente della Fondazione […]

LA PRIMA MOSTRA NEGLI STATI UNITI NEGLI ULTIMI TRENTACINQUE ANNI
Nelle sale dorate di Palazzo Clerici, Richard Armstrong, Direttore del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation, Emily Braun, Distinguished Professor presso l’Hunter College e il Graduate Center della City University di New York, Guest Curator del Solomon R. Guggenheim Museum, Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri di Città di Castello e Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura della città di Milano, hanno introdotto una fra le ricerche più approfondite mai svolte da un’istituzione straniera su artista italiano del Dopoguerra. A New York, infatti, a partire dal 9 ottobre 2015 fino al 6 gennaio 2016, la prima mostra realizzata negli Stati Uniti, negli ultimi trentacinque anni, celebrerà il centenario della nascita di Alberto Burri (1915, Città di Castello, Perugia). Il luogo prescelto è la Full Rotunda del Guggenheim: sei rampe ascendenti estese al vortice centrale del museo in Fifth Avenue. Spazi in cui diversi lavori verranno sospesi nel vuoto come membrane, pelli di corpi che hanno preannunciato e attraversato i più importanti movimenti del secondo dopoguerra.

OLTRE CENTO OPERE, MOLTE MAI ESPOSTE FUORI DALL’ITALIA
Nel museo saranno raccolte oltre cento opere, molte delle quali mai esposte al di fuori dei confini italiani. La mostra intende sottolineare come Burri abbia attenuato la linea di demarcazione tra dipinto e rilievo plastico, creando una nuova poetica di dipinto-oggetto che influenzò direttamente il Neodadaismo, l’Arte Processuale e l’Arte Povera. Con il titolo Alberto Burri: The Trauma of Painting, infatti, il percorso mostrerà comparativamente l’artista come uno dei protagonisti della scena artistica della propria epoca, tra Italia e Stati Uniti. Burri, infatti, allestì regolarmente alcune mostre negli Stati Uniti a partire dagli inizi degli anni ’50, sia a Chicago, presso la Allan Frumkin Gallery, sia a New York, presso la Stable Gallery e Martha Jacson Galleries. Nel 1953 James Johnson Sweeney, direttore e curatore del Guggenheim Museum, inserì Burri nell’importante esposizione Young European Painters: A Selection e nel 1955 scrisse la prima monografia sull’artista. Egli rappresentò, l’anello di transizione tra collage e assemblaggio, Burri raramente ricorreva all’uso della pittura e del pennello, prediligendo la lavorazione della superficie per mezzo di cuciture, combustioni e lacerazioni, per citare alcune delle sue tecniche. La qualità tattile del suo lavoro anticipa il Post-minimalismo e il movimento artistico femminista degli anni ‘60, mentre i suoi monocromi materici rossi, neri e bianchi sfidano i concetti di purezza linguistica e semplificazione delle forme tipici del modernismo formalista americano.

DAI CATRAMI AI CELLOTEX, IL LEGAME CON LA MATERIA
L’esposizione si svelerà al pubblico lungo le scale del Guggenheim sia cronologicamente sia attraverso le fasi artistiche di Burri, riproducendo il percorso dell’artista attraverso vari supporti, superfici e colori. Una sezione sarà dedicata all’imponente opera Grande cretto (1985–89), un memoriale in stile Land Art dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina Alberto Burri: The Trauma of Painting mostrerà non solo dunque il rapporto tra il fautore e la sua Contemporaneità, ma delineerà anche il legame tra l’artista umbro e la materia tra Catrami, Muffe, Gobbi (tele con gobbe in rilievo che si aggettano nello spazio), Bianchi (monocromi), Legni (combustioni di legni), Ferri (rilievi costituiti da protuberanze di pezzi prefabbricati di lamiera in alluminio), Combustioni plastiche (fogli di plastica fusa), Cretti (effetto craquelure) e Cellotex (truciolato intagliato e decorticato).

Ginevra Bria

www.guggenheim.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

Scopri di più