Okwui Enwezor presenta la sua Biennale di Venezia. 136 artisti nella mostra internazionale, 4 gli italiani: e le opere invaderanno i Giardini

Primo avvertimento: pigiate ogni 5 minuti il pulsante “refresh”, o comunque aggiornate la pagina, da dove la state seguendo. Perchè per un’occasione importante come la conferenza che svelerà i contenuti della Biennale di Venezia di Okwui Enwezor, Artribune ha deciso di sperimentare una modalità nuova: non ci accontentiamo di seguire l’evento live, ma lo pubblichiamo […]

Primo avvertimento: pigiate ogni 5 minuti il pulsante “refresh”, o comunque aggiornate la pagina, da dove la state seguendo. Perchè per un’occasione importante come la conferenza che svelerà i contenuti della Biennale di Venezia di Okwui Enwezor, Artribune ha deciso di sperimentare una modalità nuova: non ci accontentiamo di seguire l’evento live, ma lo pubblichiamo anche live, aggiornandovi in tempo reale sui contenuti via via presentati dai relatori. Che poi sono lo stesso direttore Enwezor e il presidente, Paolo Baratta. Occasione importante, dicevamo: perchè da oggi veramente si entra nel vivo della Biennale, visto che la conferenza è stata preceduta dall’incontro del critico nigeriano con tutti i paesi partecipanti con un padiglione nazionale. Scenario, la Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale.
Apre il presidente Baratta, che inquadra l’edizione 2015 nel contesto delineato dalle precedenti edizioni: “Curiger, Gioni, Enwezor, quasi una trilogia, differenti letture della fine delle avanguardie“. Poi anticipa qualche numero: la mostra di Enwezor “sarà una mostra globale, con 136 artisti, 89 dei quali presenti a Venezia per la prima volta, provenienti da 53 paesi diversi. Ben 159 saranno i nuovi lavori proposti“. Poi il riferimento alle partecipazioni nazionali, protagoniste dell’incontro che ha preceduto la conferenza: “Concorre a creare un valore importante, il pluralismo delle voci. un Parliement of Forms. La Mostra deve essere vissuta come luogo di libero dialogo“.
Parola al direttore Okwui Enwezor: “Esistono tre filtri per decostruire e ricostruire questi tempi incredibili: la vitalità, il disordine, il Capitale. Per costruire tutti i futuri possibili del mondo“. Si entra nel vivo dei contenuti: All the World’s Futures – questo il titolo della Biennale – “presenterà nel padiglione centrale ai Giardini il progetto Arena, spazio dedicato a una continua programmazione interdisciplinare dal vivo. Il cardine di questo programma sarà la lettura dal vivo dei tre volumi de Il Capitale di Karl Marx“. La Biennale si apre ai Giardini, che diventano “parco della forma”: molte opere, anche inedite, saranno allestite in esterno, fra cui i progetti di Raqs Media Collective, Walead Beshty, Philippe Parreno, mentre i muri del Padiglione centrale saranno medium per le parole di Oscar Murillo. All’interno, la cupola legata a un progetto di Fabio Mauri. Nel cuore del padiglione centrale, l’Arena – lo “spazio comune” riservato agli eventi dal vivo di cui si accennava sopra -, oltre alla lettura del Capitale, sarà teatro anche  per i lavori  di Olaf Nicolai, Jeremy Deller e la proiezione, ogni venerdì, di un film prodotto quella stessa settimana dal collettivo palestinese anonimo Abounaddara.
Ancora aggiornamenti dalle vive parole di Enwezor: “La dialettica tra Capitale e manodopera sarà indagata durante la mostra, tra il Padiglione centrale e l’Arsenale“, con i dipinti di disperazione e rabbia di Marlene Dumas, l’antologia di Hans Haacke, le opere di Isa Genzken, Glenn Ligon, Adrian Piper. L’inedito video di John Akomfrah è invece dedicato ai temi attualissimi dei disastri ecologici. All’Arsenale, le parole tornano protagoniste con i neon di Bruce Nauman e il nuovo pezzo cantato di Allora & Calzadilla a dodici voci, eseguito più volte nell’arco della settimana. E tante opere inedite, da Tania Bruguera a Maja Bajevic. Nel complesso, sono quattro gli artisti italiani presenti nella mostra internazionale del critico nigeriano: il citato Fabio Mauri, Pino Pascali, Monica Bonvicini e Rosa Barba. “Non so darle una risposta“, ha replicato Enwezor a una giornalista che gli faceva notare i pochi italiani invitati, e nessun giovane. “Nel Padiglione Italia ce ne saranno molti! Non mi interessa la distinzione fra giovani e no: mi interessa l’intraprendenza, per esempio la vedo in Mauri“. La Biennale di Enwezor sarà un “tentativo di narrare le cose con strumenti diversi, per rientrare in rapporto con gli aspetti più elementari”. Per questo, il direttore è convinto che gli eventi, anche politicamente impegnati, ospitati dall’Arena potranno trasformare lo spazio del Padiglione centrale in un “luogo di collaborazione, non di reazioni violente”. Sarà un “luogo di comunione, quasi come il sistema nervoso centrale della mostra”.

– Arianna Testino e Massimo Mattioli

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