Torino Updates: Marcello Maloberti tiene a battesimo Per4orm, neonata sezione di Artissima dedicata alla performance, riprendendo il suo lavoro per la Biennale

È stato indicato come uno dei punti di rottura più evidenti con il passato: Artissima apre alla perfomance, prima fiera italiana a scegliere di confrontarsi in modo diretto con questo tipo di linguaggio, inaugurando la sezione Per4orm. Nel presentare il palinsesto – perchè di questo si tratta – delle diverse azioni che andranno a svolgersi […]

È stato indicato come uno dei punti di rottura più evidenti con il passato: Artissima apre alla perfomance, prima fiera italiana a scegliere di confrontarsi in modo diretto con questo tipo di linguaggio, inaugurando la sezione Per4orm. Nel presentare il palinsesto – perchè di questo si tratta – delle diverse azioni che andranno a svolgersi negli spazi della fiera compare subito il primo nome grosso: quello di Marcello Maloberti, che riparte esattamente da dove l’avevamo lasciato. Ovvero dal Padiglione Italia griffato Bartolomeo Pietromarchi, con il lavoro portato alla Biennale del 2013 a fornire i presupposti concettuali e narrativi per un processo di rimeditazione e implementazione. Un po’ come se, sul modello di gente come Joan Jonas, l’idea di performance sfugga a tal punto alla concezione di un tempo concluso da diventare materia sempre viva, fluida, non arginabile.
È da poco calato il sole, l’Oval si riempie degli invitati all’apertura ufficiale della fiera quando proprio all’ingresso – punto infelice, data l’ora, dal punto di vista logistico – Maloberti dispone i suoi figuranti in un set che vive degli stessi tavoli monopiede in legno visti a Venezia – questa volta caricarti con arbusti, non più allegoria di elementi architettonici – e dei teli con stampe di paesaggio recuperati, anche questi, dall’esperienza in Laguna. Un megafono grida a intermittenza che “a Torino piove da Dio”, con l’illusione del tuono ricreata dallo scoppio di palloncini giganti.

Poi parte la processione, serpentone da carnevale italo-cinese nascosto da una tovaglia da osteria a quadretti bianchi e rossi, con bandiera tricolore in testa; e qua e là appare e scompare una danzatrice armata di melone bianco, altro feticcio di Maloberti, che balla coreografie da lezione di aerobica. Il messaggio? Sarà il contesto dell’inaugurazione, comprensibilmente caotico e dispersivo, ma fatica a farsi largo nella confusione del pubblico che sciama distratto nell’Oval. Resta allora il mistero, irrisolvibile: è l’azione in sé ad essere stata debole o è stata penalizzata dalle condizioni ambientali?

– Francesco Sala

 

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Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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