Danh Vo rappresenterà l’adottiva Danimarca alla Biennale Arti Visive di Venezia del 2015. Un genio precoce partito da un naufragio nel mare del Vietnam
Cercate il prototipo di artista genio precoce, di quello che brucia tutte le tappe del successo quando ancora i suoi anni si declinano con il suffisso “enta”? L’avete trovato, senza dubbio: lui a trentanove anni ha già vinto l’Hugo Boss Prize (uno dei riconoscimenti più prestigiosi, e anche più ricchi, del globo), e ha già […]
Cercate il prototipo di artista genio precoce, di quello che brucia tutte le tappe del successo quando ancora i suoi anni si declinano con il suffisso “enta”? L’avete trovato, senza dubbio: lui a trentanove anni ha già vinto l’Hugo Boss Prize (uno dei riconoscimenti più prestigiosi, e anche più ricchi, del globo), e ha già esposto alla Gwangju Biennale e alla Biennale di Berlino nel 2010, alla Singapore Biennale nel 2011, alla Biennale di Venezia nel 2013. Ed è rappresentato dalla galleria Marian Goodman di New York, una delle big assolute sulla scena mondiale.
Cosa mancava al vietnamita Danh Vo – di lui si parla – per perfezionare il proprio “Grande Slam” dell’arte? La Biennale di Venezia, ma stavolta come unico rappresentante in un padiglione nazionale: mancava, visto che la lacuna sarà colmata nel 2015, quando rappresenterà la Danimarca nella mostra diretta da Okwui Enwezor. Già, perché nella frenetica esistenza dell’artista concettuale c’è anche un’avventurosa fuga dal Vietnam comunista all’età di 4 anni: la sua famiglia fu raccolta su una barca alla deriva in mare da un cargo danese, e da lì deriva la sua doppia nazionalità. La sua opera simbolo? We the People, replica in rame – a pezzi, ma in dimensioni reali – della Statua della Libertà…
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati