Un cubo di vetro griffato Norman Foster. È dell’archistar inglese il progetto per il nuovo Apple Store di Istanbul: nessun orpello e grande sintesi formale

Le collaborazioni eccellenti tra archistar e brand ormai sono cosa risaputa. Capita sempre più spesso di vedere marche importanti affidare ai nomi più noti dell’establishment architettonico la progettazione dei suoi stores in giro per il pianeta. Ultimo – ma solo per ordine di realizzazione – il grande negozio che la Apple ha appena aperto nel […]

Le collaborazioni eccellenti tra archistar e brand ormai sono cosa risaputa. Capita sempre più spesso di vedere marche importanti affidare ai nomi più noti dell’establishment architettonico la progettazione dei suoi stores in giro per il pianeta. Ultimo – ma solo per ordine di realizzazione – il grande negozio che la Apple ha appena aperto nel centro commerciale Zorlu, a Istanbul, quartiere Beşiktaş. Lo firma sir Norman Foster, che per il colosso informatico sta seguendo la costruzione di altri punti vendita, con prossima apertura prevista a dicembre a San Francisco. Con la Apple, Foster collabora comunque già dal 2009, quando gli fu chiesto da Steve Jobs di occuparsi della progettazione del Campus 2, la nuova sede direzionale in California.
Va detto che il concept dei negozi monomarca – arrivati ormai a 400 nel mondo – si ripete sempre uguale: un prisma purissimo e trasparente simile ad uno scrigno prezioso che funga da landmark urbano, da lanterna commerciale illuminata dalla grande e famosissima mela, spesso parzialmente ipogeo e minimalista nella sua organizzazione funzionale e nella gestione degli spazi interni, allestiti intorno a lunghi tavoli rettangolari.
Il nuovo negozio turco si estende per due piani interrati e si trova sotto la piazza principale del centro commerciale, all’interno di un vuoto di 18 metri quadrati originariamente utilizzato come vasca di raccolta dell’acqua discendente e ora ingrandito e riorganizzato per ospitare lo store. Una grande fascia vetrata consente alla gente, già a livello stradale, di osservare la vita e i prodotti all’interno del negozio, invogliandoli a scendere per un giro esplorativo. Molta luce naturale quindi, nessun orpello e grande sintesi formale, oltre che studio dei dettagli e qualità tecnologica avanzata. Perfettamente in linea cioè non solo col design della maison, da sempre attenta alla riduzione del superfluo e alle linee pulite, ma anche in sintonia con la mission miesiana del “Less is more”

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– Giulia Mura

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Giulia Mura
Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con una forte propensione all'editoria e allo sviluppo di eventi e progetti culturali, per il magazine PresS/T letter e per il format Archilive ha curato una rubrica sui libri d'architettura. È stata caporedattrice per la rivista araba Compasses e da anni collabora come freelance per testate italiane e straniere; con continuità è presente nella versione online e onpaper di Artribune. È co-founder di Superficial, studio creativo di base a Roma che si occupa di ricerca e sviluppo di progetti incentrati su: comunicazione, immagine, architettura, design, cultura, eventi, branding.