Ecco come sarà Miart 2014: profilo internazionale per la fiera curata da Vincenzo De Bellis, che per la prima volta si apre in modo deciso alla città. Coordinando una dieci giorni di opening ed eventi, dall’Hangar Bicocca al Planetario

Ne quid nimis. Ci hanno conquistato il mondo, i Romani, con quel pragmatismo quasi zen del “niente di troppo”; forti della loro filosofia dell’equilibrio, della ponderazione, del calcolo. Un principio che sembra ispirare anche la seconda tornata (in programma dal 28 al 30 marzo) del MiArt targato Vincenzo De Bellis, che presenta al PAC di […]

Ne quid nimis. Ci hanno conquistato il mondo, i Romani, con quel pragmatismo quasi zen del “niente di troppo”; forti della loro filosofia dell’equilibrio, della ponderazione, del calcolo. Un principio che sembra ispirare anche la seconda tornata (in programma dal 28 al 30 marzo) del MiArt targato Vincenzo De Bellis, che presenta al PAC di Milano una fiera che si impone moderazione, prudenza, attenzione. Cercando di frenare i facili entusiasmi per una prima – quella andata in scena un anno fa – che al netto degli inevitabili inciampi di un esordio con il fiato corto per risorse e tempi di lavoro aveva comunque dato segnali incoraggianti. Si autocensura Miart, scegliendo di limitare a poco meno di centocinquanta il numero delle gallerie partecipanti, perché “è questa una dimensione che può essere supportata dal mercato e dalla location della fiera di Milano” spiega De Bellis, che non ci sta alla corsa al rialzo. Dichiaratamente convinto che il vero numero da incrementare non sia quello degli espositori, forse nemmeno quello dei biglietti staccati, ma quello del volume delle vendite.

Per cosa ricorderemo questa edizione di Miart? Forse per il suo taglio sempre più smaccatamente internazionale: il 45% delle gallerie ospiti viene dall’estero, con una dominanza di statunitensi, inglesi e tedesche; senza per questo dimenticare le location più esotiche. Con tre gallerie in arrivo dal Sud Africa, nell’ottica di quella partnership che ha portato Fiera Milano a gettare l’ancora a Johannesburg; e con la micro-sezione curata da Abaseh Mirvali, direttrice esecutiva della Fondazione Jumex che timbra con l’etichetta conflux cinque spazi in arrivo da Turchia, Argentina, Emirati Arabi, ma anche Stati Uniti e Germania.
O forse Miart 2014 segnerà il passo per il primo reale tentativo di messa a sistema degli attori milanesi del contemporaneo. È stato ribattezzato the spring awakening il programma di eventi che parte con l’equinozio di primavera e si conclude proprio l’ultimo giorno di fiera: dieci giorni di opening che coinvolgono spazi pubblici e privati, gallerie e collezioni. Con lo stesso PAC ad accogliere la personale di Regina José Galindo, l’Hangar Bicocca quella di Cildo Meireles, e Palazzo Reale ad arrivare a scoppio ritardato – meglio tardi che mai! – sulle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della morte di Piero Manzoni; mentre tra gli appuntamenti in galleria già si segnalano performance di Michael Fliri da Raffaella Cortese, David Lamelas da Lia Rumma e Ceal Floyer da Lisson.
Cambio di location e tipologia di intervento – benché sul programma ci sia riserbo assoluto – per l’ormai consueta serie di eventi prodotti in collaborazione con Fondazione Trussardi. L’anno passato si andò al Teatro dell’Arsenale per Liberi Tutti, quattro serate con le performance live di Gelitin, Darren Bader, Keren Cytter e Thomas Zipp. Questa volta l’indirizzo giusto è quello del Planetario intitolato a Ulrico Hoepli, palcoscenico di un misterioso Cine Dreams che è lecito attendersi non tradisca la natura squisitamente scientifica del luogo.

Francesco Sala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

Scopri di più