A Londra David Bowie, a Edimburgo Annie Lennox. I musei del Regno Unito celebrano le star della musica. Omaggio alla regina degli Eurythmics, sulle note di “dolci sogni” synth pop

Algida, severa, meravigliosamente androgina, capelli cortissimi rosso fuoco, occhi grigioblu che bucano lo schermo, infilata in un impeccabile abito nero: giacca, cravatta, guanti di pelle e frustino in mano. A metà tra estetica robotica anni ’80 e ambiguità transgender, la figura di Annie Lennox nel video della mitologica Sweet Dreams seduce ancora oggi. Un brano […]

Algida, severa, meravigliosamente androgina, capelli cortissimi rosso fuoco, occhi grigioblu che bucano lo schermo, infilata in un impeccabile abito nero: giacca, cravatta, guanti di pelle e frustino in mano. A metà tra estetica robotica anni ’80 e ambiguità transgender, la figura di Annie Lennox nel video della mitologica Sweet Dreams seduce ancora oggi. Un brano interpretato nel lontano 1983. Voce aliena e potente, presenza scenica formidabile e un’atmosfera onirica, tra archeologia tecnologica, intervalli bucolici e interni cupi in stile darkwawe. E lei, Annie, resta indimenticabile diva nelle sue tante performance live e nei molti videoclip, con quella qualità vocale, quel fascino ambiguo e quella capacità di giocare con le identità, che fanno pensare ad altri mostri sacri dell’epoca, uno su tutti David Bowie.

Non a caso, proprio nei giorni in cui il Victoria & Albert Museum di Londra ha inaugurato la visitatissima mostra dedicata al Duca Bianco, già record di incassi, la Scottish National Portrait Gallery di Edimburgo, sempre in collaborazione con il V&A, ha aperto “The House of Annie Lennox”. Uno show tutto per lei, celebrata come sofisticata regina del pop, ripercorrendone la lunga carriera – dagli inizi con i Tourists e gli Eurythmics, fino agli ultimi anni da solista – attraverso un corpus di  fotografie, video e sfavillanti costumi di scena.
La mostra, che rientra nel programma del museo dedicato alla figure femminili artisticamente, socialmente o politicamente più incisive, è un omaggio a un’artista unica ma anche a una donna impegnata, attivista per i diritti umani, battutasi per importanti cause socio-politiche, una su tutte il sostegno alle donne e i bambini affetti da AIDS.

Tra i gioielli esposti anche due ritratti fotografici di Lennox, appartenenti alla collezione della Galleria, e alcuni abiti simbolo, come  quello indossato nel 1992 durante il concerto tributo per Freddy Mercury, a Londra: Annie cantava Under Pressure, proprio insieme a David Bowie. Lui in un castigato completo verde pastello, occhi di ghiaccio e appeal da dandy metropolitano, lei in un incredibile abito punk-romantico: corpetto metallico, a fasciare la silhouette ossuta, e una gonna a ruota di tulle nero, ampissima, lunghissima. Due icone assolute, straordinari anticipatori del gusto e incantatori di folle, che oggi finiscono nei musei come opere d’arte viventi. Perché la storia del pensiero e dell’immagine contemporanea passa anche da qui: un palco, un abito, una canzone. Una maniera di interpretare il proprio tempo, creativamente.

Helga Marsala

“The House of Annie Lennox”
fino al 30 giugno 2013
www.nationalgalleries.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

Scopri di più