Performer per caso. Il progetto di Tino Sehgal alla Turbine Hall della Tate Modern, a Londra, non finisce con la chiusura: ed Artribune Magazine vi racconta le storie dei veri protagonisti

“Si avvicina per chiedermi se mi fosse mai capitato di perdere un treno o un aereo. Mi coglie sul vivo: troppe volte. Lei racconta di aver perso l’Eurostar da Parigi per Londra…”. Scene da una performance: che è anche una coreografia, e un’esperienza di vita in cui la parola e il dialogo sono fondamentali. Anzi, […]

Si avvicina per chiedermi se mi fosse mai capitato di perdere un treno o un aereo. Mi coglie sul vivo: troppe volte. Lei racconta di aver perso l’Eurostar da Parigi per Londra…”. Scene da una performance: che è anche una coreografia, e un’esperienza di vita in cui la parola e il dialogo sono fondamentali. Anzi, erano: perché parliamo di These Associations, il memorabile progetto di Tino Sehgal con cui a ottobre scorso si è chiuso il ciclo delle Unilever Series alla Turbine Hall della Tate Modern, a Londra.
Un’opera durata tre mesi, per la quale un gruppo di 80 persone è stato selezionato e preparato nell’arco di un anno, attori/artisti selezionati fra la gente comune, senza nessuna esperienza artistica pregressa. Chiamati ad intavolare con il pubblico conversazioni che potevano durare ore o pochi minuti. Turni di quattro ore, per un totale di 1.120 ripetizioni. Perché torniamo a parlarne? Perché a Londra, nei mesi scorsi, siamo andati più volte alla Tate e abbiamo parlato con molti performer: e su Artribune Magazine numero 11, quasi pronto per debuttare alla grande ad Artefiera Bologna, vi raccontiamo sei di queste storie, vissute in prima persona. Da non perdere, per entrare dentro a un progetto artistico che resterà…

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