Dalla moda alla cultura, sulla stessa via dell’arte. A Prato la “story” di Enrico Coveri, ovvero come fare del Made in Italy un prodotto non solo di mercato

In questo periodo di crisi economica e del Made in Italy, la retrospettiva che Prato dedica allo stilista Enrico Coveri (Prato, 1952 – Firenze, 1990) vuole segnalarci una storia esemplare. Gli anni ’70 – ricorda Ugo Volli, curatore della mostra assieme a Martina Corgnati e Luigi Salvioli – non erano così diversi da questi attuali: […]

In questo periodo di crisi economica e del Made in Italy, la retrospettiva che Prato dedica allo stilista Enrico Coveri (Prato, 1952 – Firenze, 1990) vuole segnalarci una storia esemplare. Gli anni ’70 – ricorda Ugo Volli, curatore della mostra assieme a Martina Corgnati e Luigi Salvioli – non erano così diversi da questi attuali: c’era la crisi, c’era pure il terrorismo, eppure si è stati capaci di uscirne anche grazie al lavoro di persone come Coveri. La sua “ideologia positiva che ama produrre cordialità”, il suo bisogno di “distogliere l’interesse comune dalla lotta, per deviarlo verso l’arte e la creatività, è qualcosa che ha distinto la cultura italiana fin dal Rinascimento”. E forse dovremmo pensare meno ai nostri problemucci interni, per ricominciare invece a guardare al mondo, proprio come Coveri fece giovanissimo, partendo da un piccolo centro toscano.
Fare cultura è ancora possibile, proprio quando si prende piena coscienza dei mutamenti in corso nel mondo culturale. L’allestimento curato nella nuova sede della Camera di Commercio di Prato dimostra come Coveri ne fu capace già oltre trent’anni fa. Ai vestiti e agli accessori, agli oggetti di design e ai profumi prodotti dal suo marchio, si accompagnano così alcuni quadri ricavati dalla sua collezione privata (opere di Aldo Mondino, Gianni Dova, Luciano Bartolini e Antonio Recalcati), una scultura in legno di Urano Palma, oltre a una serigrafia a lui dedicata da Andy Warhol. Una vera chicca è poi la scala che conduce alle sale espositive, rivestita da una riproduzione in tessuto di un disegno di Keith Haring, anch’esso realizzato appositamente per lo stilista. Opere che dimostrano tutte come il percorso creativo di Coveri fu fonte d’ispirazione per molti artisti, sviluppandosi sul loro stesso piano. Un percorso informato sul mercato, sulla socialità e le mode più fuggitive, ma proprio per questo capace come nessun altro di “produrre cultura”.

– Simone Rebora

Fino al 18 gennaio 2013
Via del Romito 71 – Prato
www.coveristory.it


Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Simone Rebora

Simone Rebora

Laureatosi in Ingegneria Elettronica dopo una gioventù di stenti, Simone capisce che non è questa la sua strada: lascia Torino e si dedica con passione allo studio della letteratura. Novello bohémien, s’iscrive così alla Facoltà di Lettere a Firenze, si…

Scopri di più