Il sistema museale cinese si trova in una fase di piena prolificazione, guidato soprattutto dalla necessità di mettere ordine all’enorme patrimonio culturale proveniente da una storia millenaria. Ma soprattutto, è il Governo ad avere oggi pienamente compreso il potenziale della propria industria culturale, che ammontava a $173miliardi nel 2010 e ora sta crescendo a un tasso costante del 23%.
A Hong Kong, per esempio, è in cantiere il grandioso progetto di M+, un museo d’arte contemporanea che sarà pronto nel 2017, in un’area di 60mila mq nel West Kowloon Cultural District. Rispetto alle altre sorelle cinesi, Hong Kong è una città assai più libera, dal punto di vista culturale e politico: un luogo ideale, dunque, per la ricerca indipendente degli artisti cinesi.
Alla guida del Museo ci sarà lo svedese Lars Nittve, ex boss del Moderna Museet, mentre il curatore è stato individuato nella persona di Pi Li, figura cruciale nel mondo artistico asiatico, che oltre ad aver co-fondato la Boers-Li Gallery, è stato già curatore del Nam June Paik Art Center di Seoul, diretto da Tobias Berger, e della Tate Modern, assieme a Lars Nittve. L’attività di M+ si concentrerà sull’arte del XX e XXI secolo dal punto di vista di Hong Kong, per presentare la produzione artistica indigena e il suo rapporto con tutta l’arte contemporanea cinese, da spingere e promuovere a livello conoscere internazionalmente.
Molto scalpore ha fatto la donazione del grandissimo collezionista svizzero Uli Sigg al Museo, una selezione di 350 opere valutate $163 milioni: i nomi, tutti di artisti contemporanei, vanno da Ai Weiwei a Ding Yi, da Fang Lijun a Liu Wei, da Wang Guangyi a Yue Minjun, da Zeng Fanzhi, a Zhang Peili e Zhang Xiaogang.
L’idea iniziale di Sigg era di aprire un museo privato che potesse custodire la propria collezione, ma dopo l’annuncio del colossale progetto di M+, ha deciso che sarebbe stata quella la casa ideale per le sue opere: un patrimonio che racconta gli ultimi 20 anni della storia dell’arte cinese. Scelta saggia. Hong Kong, grazie a questa nuova creatura, si candida a diventare, probabilmente, il importante centro per il contemporaneo di tutta l’Asia.
– Martina Gambillara