Presidenziali 2012. Toccherà fare il tifo per Sarkozy o per Hollande? Ecco i due programmi culturali degli sfidanti

Centrale nel dibattito pubblico, negli investimenti statali, nei posti di lavoro, nella sensibilità diffusa, la cultura in Francia è anche protagonista delle grandi campagne elettorali. E quella del 2012, che vede come sfidanti Nicolas Sarkozy e François Hollande, è una grande campagna già pienamente in corso. Dunque quali sono gli orientamenti che dividono lo schieramento […]

Centrale nel dibattito pubblico, negli investimenti statali, nei posti di lavoro, nella sensibilità diffusa, la cultura in Francia è anche protagonista delle grandi campagne elettorali. E quella del 2012, che vede come sfidanti Nicolas Sarkozy e François Hollande, è una grande campagna già pienamente in corso. Dunque quali sono gli orientamenti che dividono lo schieramento postgaullista da quello socialista? L’UMP, il partito dell’attuale presidente in carica, ha fatto le cose in grande elencando per la cultura 52 proposte poi raggruppate in quattro macroaree (nuovi media, creazione artistica, patrimonio, democratizzazione culturale). Il tutto condito da una serie di norme-obbiettivo che puntano in particolare sulla edificazione di nuove strutture museali. Segnatamente: il Musée d’histoire de France, fissazione di Sarkò; la creazione di una filiale del Musée d’Orsay in provincia; la nascita di un centro per le arti del XXI secolo in banlieue (il modello è dichiaratamente il PS1 di New York) gestito dal Pompidou. Altre misure? L’attenzione ai rapporti tra il sistema parigino e quello delle altre città e lo sviluppo ulteriore delle card culturali che consentano ingressi gratuiti e percorsi facilitati nei musei e nei bookshop.
Come rispondono quelli del PS? I socialisti, al contrario della destra, sono convinti che non sia necessario costruire nuove strutture e che, invece, occorra investire quei soldi per aumentare le dotazioni alle strutture già esistenti e per procedere alla decentralizzazione di un sistema ancora troppo incentrato su Parigi. Quindi pollice verso, se vincerà la sinistra, sullo smembramento del pur assai costoso network culturale francese internazionale, con i vari centri culturali che rimarranno aperti e funzionanti.
Impossibile non notare le differenze con l’Italia: vi viene in mente anche una sola campagna elettorale in cui nel programma dell’uno o dell’altro schieramento era presente il progetto d’apertura di un centro d’arte contemporanea?

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Redazione

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