Salviamo il Museo del Cinema dalla sindrome-Rivoli. Affondo di Rocco Moliterni su La Stampa, preoccupano la presidenza Nespolo e la possibile (non) successione di Barbera

“Cosi facendo, lungi dall’essere città laboratorio, Torino rischia di diventare un museo degli errori, che speriamo non faccia scuola nel resto della Penisola”. Conclusione più amara non potrebbe esserci per l’articolo con il quale Rocco Moliterni – nei suoi sempre attesi (e temuti?) Graffiti del lunedì su La Stampa – interviene sulla ferita ultimamente sempre […]

Cosi facendo, lungi dall’essere città laboratorio, Torino rischia di diventare un museo degli errori, che speriamo non faccia scuola nel resto della Penisola”. Conclusione più amara non potrebbe esserci per l’articolo con il quale Rocco Moliterni – nei suoi sempre attesi (e temuti?) Graffiti del lunedì su La Stampa – interviene sulla ferita ultimamente sempre aperta della realtà museale torinese e della sua gestione.
Ed i toni sono vicino a quelli del de profundis, per un centro che – come rileva lo stesso osservatore nell’attacco – “fino a qualche anno fa era famoso come città laboratorio, dove si sperimentavano a livello sociale o artistico pratiche o formule che poi si sarebbero diffuse nel resto della Penisola”. L’analisi parte con un affondo senza mezzi termini sulle scelte operate negli anni dai politici per il Castello di Rivoli, sulla decisione dell’allora assessore alla Cultura regionale Gianni Oliva di insediare un presidente del tutto estraneo al mondo dell’arte come Giovanni Minoli, “in nome della visibilità televisiva”. E poi sulla doppia guida Merz-Bellini, “che di fatto, al di là dell’impegno personale dei due direttori, ha finito per indebolire ulteriormente la struttura”.
Passando per la nascente “superfondazione”, si giunge però al vero oggetto del corsivo, e delle preoccupazioni del commentatore: il Museo del Cinema, rispetto al quale – scrive Moliterni – “prima hanno nominato (un patto da manuale Cencelli non scritto vuole che il centro-destra indichi il presidente e il centro-sinistra il direttore) alla presidenza Ugo Nespolo, artista di fama internazionale, ma certo non un manager o una personalità riconosciuta nel campo del cinema. Ora di fronte alla chiamata dell’attuale direttore Alberto Barbera al vertice della Biennale Cinema di Venezia, anziché lanciare un concorso per trovare un sostituto a tempo pieno (come hanno fatto per Artissima dopo l’addio di Francesco Manacorda) stanno varando il pasticcio di una direzione Barbera part-time o ‘dimezzata’”…

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