Ma artisti e critici sono colti o ignoranti? Guardate quanti ce ne sono nella giuria del Premio Strega

Sulla competenza della classe intellettuale italica nelle questioni d’arte contemporanea, c’è ben poco da dire: basti per tutte la figuraccia rimediata al Padiglione Italia della Biennale. E chi non c’è stato, non se la perda, per toccare con mano. Ma a ruoli invertiti, le cose come stanno? Come si comportano artisti e critici nostrani, alle […]

Sulla competenza della classe intellettuale italica nelle questioni d’arte contemporanea, c’è ben poco da dire: basti per tutte la figuraccia rimediata al Padiglione Italia della Biennale. E chi non c’è stato, non se la perda, per toccare con mano. Ma a ruoli invertiti, le cose come stanno? Come si comportano artisti e critici nostrani, alle prese con faccende “culturali” in senso lato? Ad esempio con la letteratura?
La questione sorge con l’avvicinarsi del Premio Strega, che pur fra mille ricorrenti polemiche, resta la maggior tenzone letteraria del paese, capace ancora di cambiare l’esistenza dello scrittore vincitore. E sorge perché l’edizione romana del Corriere della Sera pubblicava un paio di giorni fa la lista completa dei 400 giurati, che il 7 luglio saranno chiamati ad emettere il verdetto nel torrido – in tutti i sensi – Ninfeo di Villa Giulia, a Roma.
Ebbene, scorrendo il lungo elenco se ne trovano davvero tanti, di elementi di spicco dell’artworld nazionale, chiamati a partecipare all’atteso giudizio. Come si comporteranno? Parteciperanno alle mille frenetiche “pastette” che si consumano in quelle ore ai tavoli inondati dal mitico liquore Strega da Benevento? Ci sono artisti “puri”, come Giosetta Fioroni, Ruggero Savinio, Mimmo Paladino, un paio di architetti salottieri come Gae Aulenti e Paolo Portoghesi, qualche storicodell’arte-e-basta come Mina Gregori, Antonio Paolucci, Lorenza Trucchi, Alvar Gonzales Palacios, Claudio Strinati, Marisa Volpi, compare un altro Savinio, stavolta la gallerista Angelica. C’è Philippe Daverio, c’è anche Sgarbi, ma è la sorella Elisabetta, e c’è pure – a tenere il filo paradossale con la Biennale – il presidente Paolo Baratta. E poi qualche personaggio impegnato su più fronti a volte solo tangenti alle arti, come gli editori Massimo Vitta Zelman (Skira) e Cesare De Michelis (Marsilio), o l’arrembante soprintendente romana Rossella Vodret, o la studiosa Silvia Danesi Squarzina, sugli scudi per il recentissimo affaire Caravaggio.
Una bella pattuglia, pronta a dire la propria nella cinquina degli eletti. Ma voi ve li vedete questi impegnatissimi signori a leggersi tutti e cinque i romanzi finalisti prima di votare???

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Redazione

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