Metti una USB dentro a un muro. E il peer-to-peer diventa artistico…

Nuove frontiere della public art. Ampiamente sedotta dall’onda dell’hi-tech, l’arte urbana è sempre più attenta al tema dell’incrocio tra spazio collettivo e spazio privato. Impossibile sottrarsi all’influenza della rete, del peer-to peer e dei social network. Ne sa qualcosa l’artista tedesco Aram Bartholl, 38nne di Brema, che col suo progetto Dead drops fa leva sulla […]

Nuove frontiere della public art. Ampiamente sedotta dall’onda dell’hi-tech, l’arte urbana è sempre più attenta al tema dell’incrocio tra spazio collettivo e spazio privato. Impossibile sottrarsi all’influenza della rete, del peer-to peer e dei social network. Ne sa qualcosa l’artista tedesco Aram Bartholl, 38nne di Brema, che col suo progetto Dead drops fa leva sulla voglia di scambiare e condividere informazioni. Tutto cominciò verso la fine del 2010, in quel di New York, quando Bartholl diede vita alla prima “dead drop”, nient’altro che una penna USB, infilata nella crepa di un muro e sigillata col cemento. Una postazione fissa, anonima e off line, a cui attaccare pc, telefono o iPad ed effettuare download/upload. Ne vedi una e non sai cosa puoi trovarci dentro: fotografie, articoli, opere, racconti, link, musica, videoarte, riviste in pdf… Da allora l’ideuzza di Aram è pian piano diventata autonoma: la gente scarica e deposita dati, ma comincia anche a creare nuovi file-point. Ed è subito moda, proprio come accadde qualche anno fa con il fenomeno del book crossing.

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Non so quanti file i vari dead drops stiano immagazzinando nel mondo”, ha commentato Bartholl, che ad oggi è riuscito a contare almeno 270 postazioni, arrivando fino a Tel Aviv e Rio de Janeiro. Unico rischio: quello di beccare virus, roba porno o contenuti violenti. “Finora pare non sia mai successo”, spiega lui. Nel frattempo Stefan Zeuke, che ha una galleria a Braunschweig, ha pensato di piazzarne una dietro la sua finestra, e usarlo per prelevare ogni tanto materiali lasciati da giovani artisti locali. Un’idea da copiare. A vantaggio dell’emergente troppo timido e del gallerista super-busy, che magari non s’incontrerebbero mai…

Helga Marsala

www.deaddrops.com

 

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Helga Marsala
Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo, fino al 2010, come caporedattore per la piattaforma editoriale Exibart. Nel 2011 è nel gruppo che progetta e lancia la testata culturale Artribune, dove ancora oggi lavora come editorialista, collaborando col team di direzione e operando come curatrice e project manager nel nuovo comparto aziendale Artribune Produzioni. Svolge un’attività di approfondimento teorico attraverso saggi e contributi critici all’interno di pubblicazioni d’arte e cultura contemporanea. Scrive di arti visive, arte pubblica, politica, costume, comunicazione, attualità e linguaggi creativi contemporanei. Presso Riso Museo d’Arte contemporanea della Sicilia è stata curatrice dell’Archivio S.A.C.S (Sportello Artisti Contemporanei Siciliani) e membro del Comitato Scientifico, collaborando a più riprese con progetti espositivi, editoriali e di ricerca del Museo. Cura mostre e progetti, prevalentemente presso spazi pubblici italiani, seguendo il lavoro di artisti italiani ed internazionali. È stata membro di commissioni e giurie per premi/residenze d’ambito nazionale, riservati ad artisti. Dal 2018 al 2020 ha lavorato come Consulente per la Cultura del Presidente della Regione Siciliana e dell’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.