La grande impresa di realizzare un’opera alla Scala: il film che mostra il dietro le quinte
“La Forza del Destino” è l’emozionante film documentario di Anissa Bonnefont, dedicato all’opera che il Direttore Leo Muscato ha portato in scena nel 2024, sul famoso palco scaligero. Il trailer
Emozionante, coinvolgente, democratico: il film documentario della regista francese Anissa Bonnefont è uno spettacolo per gli occhi – grazie alla fotografia di Martina Cocco – e una celebrazioni del duro lavoro che ha impegnato circa 900 persone al Teatro La Scala di Milano.
Un film che svela come prende vita l’opera teatrale
La troupe ha seguito per mesi il direttore artistico Leo Muscato, nel dietro le quinte dell’opera verdiana La Forza del Destino, la cui prima ha inaugurato la stagione teatrale il 7 dicembre 2024.
Il risultato è un film avvincente, che eleva ancor di più l’Opera, mostrando lo sforzo dei tanti che vi lavorano, e allo stesso tempo la umanizza, grazie alle loro storie e ai retroscena.
La Forza del Destino: il documentario che celebra il lavoro artistico
Presentato in anteprima durante la Festa del Cinema di Roma, al MAXXI, lo scorso 13 ottobre, La Forza del Destino, prodotto da Federation Studios e MDE Films, ha commosso il pubblico in sala. Tra loro la regista e il suo team, ma anche Muscato – che ha definito la troupe “angeli custodi” – e molti dei professionisti protagonisti del film che, divertiti, hanno ripercorso momenti di difficoltà, ansie, soddisfazioni, e anche risate.
Con un conto alla rovescia che tiene viva la tensione, il film segue ogni fase di questa straordinaria creazione artistica, dai provini dei ballerini alla scelta dei costumi, dalla progettazione della scenografia alle prove dell’orchestra, fino agli ultimi ritocchi al teatro prima della fatidica apertura del sipario.

L’intervista alla regista Anissa Bonnefont
La proiezione del film a Roma è stata l’occasione per rivolgere alcune domande alla regista, che ha presentato il suo progetto anche a La Scala di Milano il 20 ottobre, per poi debuttare a Los Angeles al The French American Film Festival e poi, il 1° dicembre, al Messina Opera Film Festival.
Come mai hai scelto proprio i preparativi per la prima de La Scala come soggetto del film?
Ho avuto la fortuna che la mia produttrice, Myriam Weil, mi abbia suggerito di girare un film alla Scala. L’idea è nata subito: filmare la preparazione e la produzione dell’opera che avrebbe inaugurato la stagione operistica della Scala il 7 dicembre. Tale arena mostra perfettamente come funziona questa straordinaria istituzione: dalle scene, ai costumi, alla messa in scena, al coro, all’orchestra, alla direzione artistica. Il progetto mi ha permesso di seguire tutte le professioni che alimentano questo leggendario teatro d’opera. Sognavo di mettere in luce tutte le professionalità che lavorano dietro le quinte: i tecnici che non vediamo mai e senza i quali opere, balletti, spettacoli teatrali e persino film, non esisterebbero. Questo film è un omaggio a queste persone con il loro prezioso talento, la loro passione travolgente e la loro straordinaria competenza.
Avete seguito da vicino direttori, attori, orchestrali, tecnici: qual è stata la difficoltà maggiore nel realizzare le riprese?
La difficoltà maggiore durante le riprese è stata l’accesso e i luoghi in cui ci è stato permesso di posizionare le telecamere. È un’istituzione altamente codificata e siamo stati estremamente fortunati ad avervi accesso. Era la prima volta che la Scala consentiva l’accesso ad una troupe durante l’intero processo di produzione di una delle sue opere. Ho dovuto lottare quotidianamente per ottenere il permesso di filmare alcune prove, in particolare con l’orchestra e il Maestro Chailly. Nei magazzini della Scala, all’Ansaldo, eravamo molto liberi, come gli artigiani, gli artisti e i tecnici; del resto è il luogo dove avviene la produzione, dove sono possibili tentativi ed errori. La nostra telecamera era libera di evolversi insieme al processo creativo. Una volta alla Scala, tutto cambia; tutto deve essere molto preciso e controllato. Ho dovuto trovare uno spazio creativo per me stessa nel mio stile di ripresa, accettando queste regole, e ho trovato questa sfida gratificante, anche se a volte difficile. Ma devo ammettere che ho avuto il pieno supporto della direzione della Scala e delle persone che ci lavorano, quindi siamo sempre riusciti a superare la sfida.
Il tuo lavoro con la troupe è paragonabile a quello del Direttore artistico dell’opera: quali similitudini e differenze hai riscontrato?
La differenza principale è che non avevo la stessa mole di talenti sotto la mia direzione! Avevo una piccola troupe con me, come una piccola famiglia che cercava di realizzare il film più bello possibile, il più vicino possibile ai personaggi che avevamo la fortuna di seguire. Ho anche molta più libertà nell’esprimere il mio desiderio artistico, mi sembra: sono fortunata che i miei produttori mi diano completa libertà di creare le immagini, le scene, che voglio e nel modo in cui le immagino. Ci sono meno regole da seguire rispetto a quelle di un teatro d’opera come la Scala.

Ti sei mai confrontata con Muscato durante la realizzazione dei rispettivi progetti?
Ho adorato interagire con Leo Muscato durante le riprese del film e lo faccio ancora oggi. Ho imparato molto da Leo. Il suo rigore nei dettagli, la sua costante gentilezza e la sua capacità di riprendersi dai problemi che possono sorgere durante il processo creativo. Ho scoperto che c’erano molte somiglianze nel nostro lavoro. E vedere Leo all’opera mi ha impressionato ogni giorno. Era un vero dono. Padroneggia alla perfezione ciò che fa, pur lasciando trasparire la poesia del momento. Leo è un vero genio. Oltre a essere un maestro della sua arte, ispira una rara umanità.
Nel film c’è la testimonianza di una signora che commossa afferma che “lo spettacolo è umano per un pubblico umano”. Qual è la tua chiave di lettura dell’opera La Forza del Destino, anche alla luce dell’attualità?
Trovo affascinante la prospettiva che Leo Muscato, Silvia Aymonino e Federica Parolini hanno dato al libretto di Verdi. La Forza del Destino si svolge durante la guerra, e il fatto che abbiano deciso di ambientare ogni atto in un conflitto diverso, per mostrare che il tempo passa, ma che le persone non cambiano, non imparano dalla storia che le precede, mi ha davvero toccata. Questo messaggio è così importante oggi, con i conflitti che stiamo vivendo e che distruggono intere popolazioni. Credo che siano riusciti a trasmettere con delicatezza un messaggio doloroso ma essenziale. L’opera di Verdi, andata in scena nel 1862, rimane moderna anche oggi, nel senso che può essere adattata e interpretata perfettamente nel nostro mondo contemporaneo. C’è la guerra incessante, ma anche il divieto di amare “Sangue Misto” – un parallelo si può tracciare con le leggi sull’immigrazione sempre più restrittive in Europa, ma anche negli Stati Uniti dopo il ritorno di Trump. Nonostante questo, La Forza del Destino racconta una storia d’amore impossibile e con un’umanità folle, nell’interpretazione che ne dà Leo Muscato, perfettamente a sua immagine.
Roberta Pisa
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