Salone del Mobile 2014. Le interviste: Antonia Astori e Nicola De Ponti
Cosmit, in occasione della 53esima edizione del Salone Internazionale del Mobile di Milano, ha raccolto una serie di brevissime interviste a illustri personaggi del design italiano. Clip veloci, per fare il punto su alcuni temi focali
Il suo nome è legato a filo doppio a quello di Driade, azienda italiana con cui ha collaborato fin dal 1968, firmando alcuni tra i progetti più noti ed apprezzati nella storia del marchio. Antonia Astori, nata a Melzo (Milano) nel 1940, laureata in Industrial e Visual Design all’Athenaeum di Losanna nel 1966, inizia giovanissima il suo percorso col design e l’architettura, collezionando una sfilza di collaborazione eccellenti con progettisti, brand, stilisti (tra tutti Marithé e François Girbaud, per cui disegna dei negozi a Parigi e in altre città del mondo).
Segno asciutto ed incisivo, strutture minimali e rigorose, che non dimenticano, in certi casi, la seduzione di certe forme plastiche, sferiche, smussate. Per un approccio al tempo e alle cose raffinato, meditativo. Concependo i suoi oggetti d’arredamento come “architetture da camera” e i suoi sistemi modulari come “opere aperte”, con cui il fruitore può interagire creativamente, Astori immagina spazi essenziali ma dinamici, dal carattere forte e dall’eleganza austera, capaci però di giocare con la levità, la semplicità, la leggerezza.
Nella clip dedicatale da Cosmit in occasione del Salone 2014, Antonia Astori parla del ruolo internazionale (insuperato) della kermesse milanese, ancora grandissimo motore di turismo ed economia; e poi risponde su temi importanti, quali la globalizzazione, la didattica, il ruolo della formazione e quello degli incontri speciali, che orientano le scelte e le ricerche di ogni designer. Ricordando, con nostalgia, la figura di Enzo Mari: “È lui che mi ha insegnato a pensare. E che mi ha insegnato il valore della lentezza”.
Nicola De Ponti, milanese, classe 1977, si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 2000. Già negli anni Novanta collabora con lo studio di architettura e design Tusquets, Diaz e Asociados di Barcellona, per poi avviare una collaborazione con lo studio di Flavio Albanese, a Milano, alternando il lavoro di progettista indipendente con quello di docente al Politecnico. Oltre a scrivere per la testata OFARCH (Design Diffusion World edizioni), intorno al 2004 inizia una stretta collaborazione con Antonia Astori: disegnano a quattro mani complementi d’arredo e prodotti di industrial design – tra i più noti l’elegante radiatore “Milano” per Tubes (2006), la scenografica lampada “Plateau” per OLuce, dal gusto Sixtie’s(2009) o la libreria componibile “Edipo” per Driade (2010), costruita intorno a moduli quadrati. Insieme fondano lo studio AstoriDePontiAssociati, impegnato sui fronti dell’architettura, del design, del retail, dell’interior e dell’exhibition design. Dal 2011 De Ponti è anche art director per alcune aziende italiane del settore del mobile, tra cui Mussi Italy e Valsecchi 1918.
Eccolo, nell’intervista raccolta da Comsit, rispondere su alcuni input strategici: rapporti tra aziende e designer, tendenze contemporanee, globale e locale. E il design italiano? “È sempre facilmente riconoscibile, il segno dei nostri progettisti è forte, ha uno stile e un gusto che si differenzia rispetto a quello degli altri Paesi. La difficoltà semmai sta nel mercato: il design sta diventando una nicchia culturale”.
Helga Marsala
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