Tre film in riva al Lago. Incubi noir, in una notte di mezza estate

La IX edizione di Lago Film Fest volge al termine. Nell'attesa di conoscere il verdetto sui vincitori, abbiamo selezionato tre corti, tra i tantissimi in concorso. Tutti autori italiani, tutti lavori con un taglio sperimentale, tra arti visive e suono. E tutti dall'anima molto notturna

Lago Film Fest
Nazionale – sezione film italiani
“Dieci Cadute”, Nicola Console, Italia, 2012

Nicola Console, classe ’69, palermitano con base a Milano, arriva dal mondo delle arti visive – pittura, scultura, video  – presto incrociato, però, con quello del teatro. Il suo pregevole lavoro con la video animazione mette insieme un po’ tutto questo: film realizzati a mano, partendo da un talento forte per il disgeno e da una sensibilità  straordinaria per il colore e la materia; film che spesso diventano parte di allestimenti scenici, in cui si muovono gli attori e la parola prende vita, oppure che compongono installazioni, concepite sul limite tra diversi linguaggi e dimensioni. Da anni fedele al sodalizio artistico con Luigi Lo Cascio (I Cento Passi, La meglio gioventù, La bestia nel cuore, La città ideale), Console lavora con lui anche per questo corto dal titolo Dieci Cadute. La voce dell’attore palermitano, sussurrata, quasi sinistra, si intreccia con le musiche di Andrea Rocca, mentre scorrono le consuete immagini scure, cavernose e liquide, che abitano l’immaginario poetico dell’artista. Il tema? Il rapporto tra potere e destino, tra il trionfo e la morte, tra il crimine e l’abisso, tra la caduta e la salvezza. Dieci potenti della terra (da Putin a Berslusconi, da Blair a Gates, da Stalin a Sarkozy), si affacciano sull’abisso della disfatta, in una sequela di combattimenti sotterranei, visioni surreali, deliri di supremazia, fughe notturne, contaminazioni virali, incubi decadenti, punizioni e umiliazioni. E la linea della sorte si capovolge, come nella più macabra delle premonizioni.

Lago Film Fest
Nazionale – sezione film italiani
“Djuma”, Michele Bernardi, Italia, 2012

Il ragazzo selvaggio e il branco di lupi. Cresciuto nella foresta, ai margini di una vecchia metropoli abbandonata, il piccolo Djuma si lancia in una corsa surreale incontro a quel buco nero di caligine, lamiera e cemento. Una corsa nel blu, con il cielo striato di nubi, attraversando file ininterrotte di alberi che degradano verso il limite del bosco: sul dorso di uno dei suoi amici a quattro zampe, Djuma sfreccia incontro alla città, per darle fuoco. Appiccare un incendio e lasciare che il mostro sparisca tra le fiamme. Un rito di purificazione, con cui celebrare l’urgenza di libertà e l’incontaminata supremazia della natura. Piccola opera d’arte di Michele Bernardi, imprenziosita dalle musiche di Andrea Martignoni, star del cinema d’animazione italiano: tensione sonora di bassi, incursioni elettroniche, ululati e ritmiche sospese, inseguendo il passo svelto del ragazzo che divenne lupo, in una notte di luna piena.

Lago Film Fest
sezione film sperimentali e non narrativi
“Miss Candace Hilligoss’ flickering halo”, Fabio Scacchioli – Vincenzo Core, Italia, 2011

C’è una distanza (breve, eterna) tra noi e la nostra immagine della realtà. Anche tra pensiero e azione, tra pensiero e linguaggio, vi è un intervallo simile, necessario per trasmettere il segnale tramite impulsi elettrici dal cervello alle diverse parti del corpo. Miss Candace Hilligoss ‘flickering halo è un film su questa distanza, sull’intervallo che contemporaneamente separa e unisce, sul silenzio tra le parole, il nero tra le immagini. E’ un film contro gli opposti dialettici del cinema, montato secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg e l’uso del fenomeno della persistenza retinica come strumento espressivo“.
Così commentano il loro film sperimentale Fabio Scacchioli e Vincenzo Core, opera già selezionata per la 68° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e premiata come miglior cortometraggio per l’Underground Film Festival di Losanna. Una riflessione sul senso della visione, sull’inganno, sul doppio, sulla distanza, la difformità, l’alterazione, la manipolazione, la distonia: quello spazio impalpabile e incerto che unisce l’occhio e il reale, passando attraverso universi di immagini naturali o artificiali.
Il film comincia con un altro film, un noir anni Sessanta i cui frame vengono disorti, accelerati, rigurgitati e detournati secondo ritmi e connessioni nuovi. Ne viene fuori un esperimento di audiovisione, tra suoni astratti che seguono l’incalzare di una linea visiva espressionista, surrealista e non più narrativa. Dalla dissoluzione di una memoria saccheggiata emergono quindi paesaggi originari: cieli neri e distese di neve, lungo cui muoversi con lentezza, dentro una luce notturna. Luce di spazi alieni, luce elettrica di interni domestici, luce di memorie filmiche improvvisamente rideste, luce di miraggi ottici e di esplorazioni cerebrali.

Helga Marsala

www.lagofest.org

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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