Un centenario da ricordare. Alberto Burri a Città di Castello

Ex Seccatoi del Tabacco, Città di Castello – fino al 6 gennaio 2017. Un anno “durato quasi due anni”, afferma Bruno Corà presentando la mostra conclusiva delle celebrazioni dedicate ad Alberto Burri nella sua città natale. Centinaia di opere in mostra omaggiano i cento anni dalla nascita dell’artista.

OLTRE IL CENTENARIO
La chiusura del centenario è in pompa magna: quasi un corteo di dipinti, installazioni, documenti – a cui si aggiungono numerosi saggi pubblicati nel poderoso catalogo – intendono creare un sentiero cronologico dai fortissimi richiami con le opere di Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995): sia con quelle collocate temporaneamente nei sotterranei della Fondazione dove si svolge la mostra sia con quelle del grandioso allestimento curato dallo stesso artista negli immensi spazi degli Ex Seccatoi del Tabacco, che già ospitavano il suo atelier.
Bruno Corà ha voluto compiere un’ampia ricognizione sulle più importanti tendenze internazionali della seconda metà del XX secolo per cogliere i rapporti espliciti e comprovati, tanto quanto quelli solo possibili, tra gli artisti e le ricerche di Burri. Quelle ricerche indagate da decenni, che fin da subito furono riconosciute come uno spartiacque fino a divenire riferimento imprescindibile per tutte le avanguardie.

Christo, 28 Barrels Structure, 1968, 28 barili, Collezione privata – courtesy Fondazione Marconi, Milano

Christo, 28 Barrels Structure, 1968, 28 barili, Collezione privata – courtesy Fondazione Marconi, Milano

DIALOGHI IN MOSTRA
Ecco quindi il dialogo tra le sue primissime sperimentazioni e i pittori americani – negli USA, e in particolare in Texas, Burri fu prigioniero di guerra – e la scoperta dell’arte contemporanea francese avvenuta durante una sorta di “viaggio rivelatore” a Parigi (1948-1949), durante il quale entrò in contatto con Miró, Fautrier, Dubuffet. Poi il ritorno negli Stati Uniti, da libero cittadino, e gli incontri con Pollock, Motherwell, De Kooning, che aprirono le relazioni tra Roma e New York, soprattutto con la mediazione di Rauschenberg. La rivoluzione di Burri tuttavia si stava già compiendo tra la Capitale e Milano: nei primissimi Anni Cinquanta si cominciarono a intravedere le tracce di un diverso rapporto tra l’arte e la materia. Fino ad arrivare al ruolo di primo piano che quest’ultima ebbe nell’elaborazione delle rispettive poetiche di Klein, Rotella, Manzoni, Kounellis, Pascali, Pistoletto, Uncini, Arman, Christo, e per spingersi in anni più recenti, ai legami, forse più azzardati, con Kiefer e Mattiacci.

Afro Basaldella, Tre sotto chiave, 1957, tecnica mista su tela, Collezione Privata, Courtesy Fondazione Archivio Afro

Afro Basaldella, Tre sotto chiave, 1957, tecnica mista su tela, Collezione Privata, Courtesy Fondazione Archivio Afro

SPAZIO ALLA PITTURA
Non solo materia, però: “La pittura di Burri permette di constatare il perdurare, anche in questi dipinti apparentemente casuali, d’una rigorosa legge compositiva, che si esplicita nella determinazione dei rapporti di timbri e di accenti, di spazi e di dimensioni” (G. Dorfles). Le sue interpretazioni dello spazio – molte opere si basano sulla sezione aurea –, la sua ricerca di equilibrio e di controllo hanno non poche tangenze con la tradizione classica e con l’altro mito artistico di Città di Castello, Piero della Francesca.
Salvo, ovviamente, che di quest’ultimo, in mostra sono esposte le opere di tutti gli artisti che abbiamo citato, e molte altre, cui si aggiungono i lavori di Burri. Il dialogo tra le une e le altre, per chi conosce i movimenti del Novecento, è chiaro e non lascia dubbi: e in questa conversazione si parla di sacchi e terra, di plastiche e fuoco, di rossi, di neri e di ori.

Marta Santacatterina

Città di Castello // fino al 6 gennaio 2017
Alberto Burri: lo spazio di materia. Tra Europa e USA
a cura di Bruno Corà
EX SECCATOI DEL TABACCO
Via Francesco Pierucci
075 8554649
[email protected]
www.fondazioneburri.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/55654/alberto-burri-lo-spazio-di-materia/

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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