Petrit Halilaj. Un razzo-pollaio all’Hangar Bicocca

HangarBicocca, Milano – fino al 13 marzo 2016. Videoproiezioni e cambi di scala improvvisi, gioielli di famiglia e oggetti archeo-tipologici. Un percorso monografico suggerito dalla mostra meneghina, che propone dieci lavori realizzati dall’artista kosovaro tra il 2009 e il 2015.

DENTRO E FUORI DALL’HANGAR
È stato un lavoro complesso e monumentale, costituito da materiali molto fragili ma anche da animali, che richiedono un certo ritmo, una certa cura”. Con queste parole Petrit Halilaj (Kosterrc, , 1986 ) introduce la prima mostra istituzionale allestita nello spazio Shed di HangarBicocca. Un percorso strutturalmente sezionato, aperto e intimista, che raccoglie dieci dei suoi lavori, tra cui progetti già noti – seppur inediti in Italia – e nuove produzioni.
Space Shuttle in the Garden, inoltre, è la prima mostra a essere concepita dalla nuova curatrice di HangarBicocca, Roberta Tenconi. La disposizione dei lavori si presenta difforme, mantenendo le diverse misure di scala che caratterizzano installazioni, video e sculture. Realizzati tra il 2009 e il 2015, i lavori esposti all’interno e nelle aree perimetrali rappresentano un punto di arrivo e di ripartenza nella poetica dell’artista kosovaro.

Petrit Halilaj, They are Lucky to be Bourgeois Hens II, 2009 - Courtesy the Artist and Pirelli HangarBicocca - photo Agostino Osio

Petrit Halilaj, They are Lucky to be Bourgeois Hens II, 2009 – Courtesy the Artist and Pirelli HangarBicocca – photo Agostino Osio

UN RAZZO-POLLAIO, FRA TERRA E CIELO
They are Lucky to be Bourgeois Hens I (2008) segna l’ingresso metaforico, ideale alla mostra. Già presentata a Istanbul, l’opera assume, nella cornice milanese, una nuova sfumatura di significato, trasformandosi in una metafora di congiungimento non solo fra interno ed esterno, ma anche tra possibilità e impossibilità. Un razzo-pollaio che, pur rimanendo a terra, prospetta nuove traiettorie, nuove rotte fra il vissuto dell’artista e quello delle persone incontrate lungo il cammino.
È lo stesso Halilaj a chiarirne le origini: “Questo lavoro è legato a una certa fascinazione che ho sempre subito, fin da piccolo, da parte del linguaggio usato dalle galline per comunicare. Le galline hanno modalità di trasmettere messaggi davvero complesse. Da bambino avevo imparato non solo ad ascoltarle, ma anche a capirle e a interagire con loro. Quando nel 2009 mi hanno invitato a Istanbul, in un Luna Park, a presentare questo lavoro, m’è sembrata un’occasione perfetta per ricostruire quel legame perduto della mia infanzia, tornando a dormire assieme alle galline, nei pressi dello shuttle-pollaio che avevo costruito. Condividendo lo spazio con questi animali che, incredibilmente, hanno poi dato origine a molti lavori presentati in HangarBicocca”.

Petrit Halilaj, The places I’m looking for..., 2010 - Courtesy the Artist and Pirelli HangarBicocca - photo Agostino Osio

Petrit Halilaj, The places I’m looking for…, 2010 – Courtesy the Artist and Pirelli HangarBicocca – photo Agostino Osio

UNO SPAZIO A MISURA DI FAMIGLIA
Una dimensione familiare e privata che ricorre anche in The places I’m looking for, my dear, are utopian places, they are boring and I don’t know how to make them real (2010-15), fulcro semantico dell’intera esposizione. L’opera rivela un progetto sospeso nell’atto di compiersi, ricalcando la struttura di una casa ancora in costruzione: la dimora di Halilaj, custode di un sogno di famiglia.

Ginevra Bria

Milano // fino al 13 marzo 2016
Petrit Halilaj – Space Shuttle in the Garden
a cura di Roberta Tenconi
HANGARBICOCCA
Via Chiese 2
02 66111573
[email protected]
www.hangarbicocca.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/50083/petrit-halilaj-space-shuttle-in-the-garden/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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