Fernando De Filippi, o forse è Lenin? La rivoluzione privata a Milano

Fondazione Mudima, Milano – fino al 6 febbraio 2015. Sono lavori realizzati tra gli Anni Sessanta e Settanta quelli esposti in “La rivoluzione privata 2” di Fernando De Filippi. Tra arte concettuale, performance e arte pubblica, due cicli di opere delineano i pensieri di quarant’anni fa. Che non sembrano poi così lontani.

Fernando De Filippi in versione Lenin
Fernando De Filippi in versione Lenin

La mostra comincia da Autobiografia (1970-75), un lavoro dove Fernando De Filippi (Lecce, 1940) dipinge Lenin. Con un approccio concettuale, ricerca documenti dell’uomo nel suo privato, riportandoli su tele grandi e piccole. Il soggetto (Lenin) si impone sull’oggetto (De Filippi). Lo stile pittorico rispecchia il soggetto, per poi appropriarsi della calligrafia. L’artista impara il cirillico e trascrive i testi dello statista russo. Passo successivo è Sostituzione, dove il soggetto che si era già impadronito dell’artista diventa lo stesso artista. Un video ritrae De Filippi che si trasforma in Lenin. Si spersonalizza nel sogno socialista.

Fernando De Filippi, Biennale di Venezia, 1978
Fernando De Filippi, Biennale di Venezia, 1978

Ci sono poi pensieri sull’arte di Marx ed Engels su cartelloni, manifesti, fatti di sabbia e cancellati dalle onde del mare. La comunicazione è diretta al pubblico, sono affissi nelle strade di Parigi, Venezia, New York, nel mondo. L’arte deve essere vista e vissuta nel quotidiano. Gridano in silenzio idee che tutti possono leggere. Sono opere degli Anni Settanta, quando arte e politica erano strettamente connesse.

Il contenuto prosegue a seguire

Iscriviti a Incanti. Il settimanale di Artribune sul mercato dell'arte

 
 

Giorgia Quadri

Milano // fino al 6 febbraio 2015
Fernando De Filippi – La rivoluzione privata 2
a cura di Angela Madesani
FONDAZIONE MUDIMA
Via Tadino 26
02 29409633
[email protected]
www.mudima.net

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/41370/fernando-de-filippi-la-rivoluziona-privata-2/

Iscriviti alla nostra newsletter
CONDIVIDI
Giorgia Quadri
Giorgia Quadri (Varese, 1991), cresciuta inizialmente tra pianure piacentine, terre di coppa, agricoltori arricchititi e piantagioni di pomodori. In seguito trapiantata negli Stati Uniti dove ha frequentato la primary school, la first, second and third grade, ha avuto una sorella, un cane, una casa con giardino che però aveva le persiane azzurre incollate al muro. A nove anni torna a Luino, concludendo l’infanzia e facendosi travolgere dall’adolescenza. Sceglie di iscriversi all’Università di Pisa, dove si laurea in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione con una tesi di ricerca sulla Videoteca Giaccari di Varese. Ritorna dunque nelle Prealpi per catalogare, archiviare e organizzare le manifestazioni celebrative dalla suddetta. Il tirocinio si trasforma in una collaborazione che continua tuttora comportando allestimenti vari (Genova, Ginevra). Attualmente è iscritta al biennio specialistico in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l’Accademia di Brera di Milano.