Augusto. Una celebrazione imperiale

Museo dell’Ara Pacis, Roma - fino al 7 settembre 2014. Con la mostra “L’arte del comando. L’eredità di Augusto” continua il percorso didattico che fa parte del circuito di eventi gravitanti attorno alle celebrazioni per il bimillenario della morte del primo imperatore di Roma, Gaio Giulio Cesare Ottaviano, meglio noto come Augusto.

La curatrice de L’arte del comando. L’eredità di Augusto, archeologa e responsabile dell’Ara Pacis, Orietta Rossini, spiega il fine della mostra – è approfondire le principali politiche culturali e di propaganda messe in atto da Augusto durante il suo principato, replicate poi nei secoli per il loro carattere esemplare. La mostra, suddivisa in dodici sezioni articolate per temi ed epoche storiche differenti, illustra in che modo imperatori successivi al “Princeps” – quali Carlo Magno, Federico II, Carlo V o Napoleone, per citarne solo alcuni – abbiano reinterpretato “l’arte del comando”, a volte con formule molto vicine o identiche.

F. Benedetto Montagna, Scena mitologica, 1495 - 1500 ca. Penna, inchiostro azzurro e nero. Firenze, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, inv. 14589.

F. Benedetto Montagna, Scena mitologica, 1495 – 1500 ca. Penna, inchiostro azzurro e nero. Firenze, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, inv. 14589.

La propaganda augustea – come spiegato dalla curatrice – si basava sulla discendenza della gens Julia dell’eroe troiano Enea, il figlio di Anchise e della dea Venere, già noto alla tradizione epica greca e romana e protagonista nel Lazio di antichi miti di fondazione. Il Principe ebbe però l’abilità di commissionare una serie di opere che sistematizzavano le origini troiane di Roma e al tempo stesso quelle della sua stessa famiglia, in modo tale che la sua ascesa al potere apparisse agli occhi dei contemporanei non solo legittima ma predestinata. A questo scopo commissionò opere come l’Eneide, l’arredo simbolico del suo Foro e l’Ara Pacis, facendo della propaganda un’arte e affidando alle creazioni delle migliori menti del tempo la sua stessa immagine.

Bernardino Campi (1522-1592), Ritratto dell’imperatore Ottaviano Augusto, olio su tela, 1562. Copia dalla serie perduta dei Cesari di Tiziano. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, inv. Q1150 (1930).

Bernardino Campi (1522-1592), Ritratto dell’imperatore Ottaviano Augusto, olio su tela, 1562. Copia dalla serie perduta dei Cesari di Tiziano. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, inv. Q1150 (1930).

Augusto seppe scegliere i suoi collaboratori e con loro adattò al suo regime il mito dell’età dell’oro, quando il tempo ricomincia il suo ciclo e riporta tra gli uomini semplicità di costumi, prosperità e pace universale. Queste due leve, usate dal circolo augusteo per gettare le basi dell’immaginario imperiale, furono così efficaci che la discendenza divina dell’imperatore e la pace augustea saranno fonte d’ispirazione nei secoli per gli assolutismi a venire.  “L’arte di convogliare consenso intorno alla persona di Augusto e al tempo stesso esaltare i destini eroici di Roma”, spiega Rossini, “fu perseguita con tale successo dall’imperatore da costituire un modello e una fonte di ispirazione”.
Le sale espongono incisioni, dipinti, monete, mosaici, acqueforti, oli, sculture e gemme, concessi in prestito da importanti istituzioni quali il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, il Museo Nazionale di Capodimonte, i Musei Vaticani, la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini, il Museo nazionale Romano in Palazzo Massimo, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, solo per citarne alcuni.

Busto ritratto di Federico II di Svevia, XIII sec. Marmo lunense. Roma, Collezione Dino ed Ernesta Santarelli, inv. 30 C

Busto ritratto di Federico II di Svevia, XIII sec. Marmo lunense. Roma, Collezione Dino ed Ernesta Santarelli, inv. 30 C

Spicca lo stupendo dipinto del Domenichino La sibilla Cumana, che rispecchia l’importanza delle sibille in epoca romana e la cernita che Augusto fece per “salvare” alcune tra le profezie più importanti. Il dipinto di Scarsellino Augusto e la sibilla o la leggenda dell’ara coeli e Rubens con Ritrovamento di Romolo e Remo rappresentano l’attenzione che il mondo e i miti romani hanno sempre esercitato. Senza dimenticare, nell’ultima sezione della mostra, i resti originali dell’Ara Pacis raccontati attraverso foto documentarie che testimoniano gli scavi e gli studi eseguiti, uno tra i momenti più ricchi di fascino e interesse, poiché sono state toccate varie tematiche, attraverso il racconto dell’avvicendarsi della “costruzione” della mostra stessa in maniera del tutto inusuale.

Isabella Calidonna

Roma // fino al 7 settembre 2014
L’arte del comando. L’eredità di Augusto
a cura di Orietta Rossini e Claudio Parisi Presicce
MUSEO DELL’ARA PACIS
Lungotevere in Augusta
06 82059127
[email protected]
www.arapacis.it

 

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Isabella Calidonna

Isabella Calidonna

Calabrese, attualmente vive a Roma. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Storia e Conservazione del patrimonio artistico e archeologico presso l’Università della Calabria e la specializzazione post-laurea in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Siena. Ha curato mostre in…

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