L’arte dell’assenza da Poggiali e Forconi

Niente più dell'arte sembra in rapporto con la mancanza, non fosse altro perché l'artista intende creare quanto ancora non c'è. Tre esempi particolari di espressione della parola-condizione “deficit”, alla galleria Poggiali e Forconi di Firenze, fino al 25 maggio.

Relazionare l’arte a uno stato di mancanza è un esercizio naturale, per quanto strano ciò possa apparire: l’origine delle opere deriva da sentimenti di insufficienza e disagio che poi vengono espressi, e possibilmente superati, attraverso la resa formale. Dunque, la crisi che nell’attualità avvertiamo come eccezionale, per via delle sue dinamiche incontrollabili, corrisponderebbe alla modalità consueta della ricerca artistica. In questo orizzonte si inserisce Deficit / The Lack, collettiva di tre artisti, vari per generazione e provenienza: Harun Farocki (Nový Jicin, 1944; vive a Berlino), David Michalek (San Francisco, 1967; vive a New York), Krzystoz Klusik (Opole, 1987).
Farocki, cineasta che in quarantennio di incessante produzione filmica e documentaristica ha raggiunto una rilevanza mondiale, con l’installazione Deep Play arriva a un’esemplificazione della propria ricerca. La finale dei mondiali 2006 tra Italia e Francia viene proposta su dodici differenti canali, alternando le vedute delle videocamere in campo, l’esterna dello stadio, la ripresa a circuito chiuso nei garage sotterranei, la versione 3d del videogioco, vari grafici statistici relativi all’andamento della partita. Opera complessa, a dimostrazione di come l’eccesso mediatico e comunicativo, pur nel suo miraggio di super-realtà, soggiaccia all’inattuabilità della rappresentazione oggettiva di un qualsiasi evento.

David Michalek – Becky installation view – courtesy Galleria Poggiali e Forconi, Firenze 2013

David Michalek – Becky installation view – courtesy Galleria Poggiali e Forconi, Firenze 2013

Michalek, nel passato collaboratore di Bill Viola, per Figure Studies è ricorso a una tecnica particolare: registrare brevi movimenti di corpi umani ad alto frame rate e poi riportarli alla velocità “reale” di alcuni minuti, così da dare un’assoluta fluidità ai gesti e rendere scultorei i dettagli anatomici. Le nudità di partenza, talvolta imperfette se confrontate al modello classico, nella risultante lentezza esprimono una dignità assolutamente personale.
Infine Klusik, la cui pittura trae forza e originalità dall’equilibrio precario tra presenza e assenza; si tratti del ritratto di un cantante, di una maternità o di un’auto parcheggiata, accade che la prima impressione di completezza venga via via diminuendo, finché non ci si accorge che sulla tela mancano alcuni elementi centrali (volti, mani, parti d’oggetto): così le grandi figurazioni si trasformano in traccia di una solitudine esistenziale.
Pur tenendo conto della riflessione iniziale, per cui a una condizione così estesa si sarebbero potuti associare infiniti altri artisti e altre opere, la mostra funziona bene nell’articolazione particolare e nel rapporto di diversità-corrispondenza fra le tre visioni proposte.

Matteo Innocenti

Firenze // fino al 25 maggio 2013
Deficit / The Lack
a cura di Gaia Serena Simionati
POGGIALI E FORCONI
Via della Scala 35a
POGGIALI E FORCONI – PROJECT ROOM
Via Benedetta 3/r
055 287748

[email protected]
www.poggialieforconi.it

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Matteo Innocenti

Matteo Innocenti

In linea agli studi universitari in Storia dell'Arte inizia un percorso come critico e curatore. Collabora a vari progetti editoriali, in modo particolare prima ad Exibart e poi ad Artribune. E' direttore artistico di TUM, collettivo di artisti e di…

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