Archistar che disegnano. Libeskind a Roma

I disegni architettonici di Daniel Libeskind sono in mostra alla Ermanno Tedeschi Gallery di Roma fino al 30 aprile. Poi viaggeranno verso altre sedi, in Italia e nel mondo. In un anno pieno di successi per l’architetto americano.

Il disegno è come un bambino. È l’elemento iniziale della vita di un edificio, un’idea appena abbozzata, e può non avere niente a che vedere con l’architettura che sarà”. Con queste parole Daniel Libeskind (Lodz, 1946; vive a New York) descrive il ruolo che il disegno ha nel suo lavoro. E per la prima volta mostra al pubblico – presso la Ermanno Tedeschi Gallery di Roma – più di cinquanta schizzi originali. Nelle tavole sono delineate, a volte con tratti sfuggenti, altre con precisione chirurgica, le tracce di otto progetti, tra cui il celebre Museo ebraico di Berlino, il Masterplan di Ground Zero a New York, il Museo di Storia militare a Dresda e il grattacielo per il nuovo quartiere Citylife a Milano.
L’ossessione per il disegno ha accompagnato Libeskind sin da piccolo, provocando non poche preoccupazioni alla madre Dora, una delle figure più influenti della sua vita. Come racconta nel suo memoriale, intitolato Breaking Ground: Adventures in Life and Architecture, è stata proprio lei a spingerlo verso l’architettura: “‘Quindi vuoi diventare un «artista?», mi chiese, come se stesse per fare una battuta, ma era seria in quel momento. Vuoi finire affamato in una soffitta da qualche parte, senza soldi sufficienti per comprarti una matita? È questa la vita a cui aspiri? Diventa un architetto. L’architettura è un mercato e una forma d’arte. E poi disse qualcosa che dovrebbe rallegrare ogni architetto: «tu puoi sempre fare dell’arte nell’architettura, ma non puoi fare architettura nell’arte. In questo modo, prenderai due pesci con un amo».”

Daniel Libeskind

Daniel Libeskind

In un’epoca dove il disegno a mano, in architettura, sembra essere stato completamente soppiantato da elaborazioni grafiche e rendering realizzati con il computer, una mostra di con cinquantadue schizzi a mano sembra anacronistica. Soprattutto se l’autore è una delle più conosciute archistar a livello internazionale. Ma è proprio questo ad attirare l’attenzione dei giornalisti. In occasioni analoghe sarebbe raro vedere il Tg1 in prima fila, ma il “personaggio” Libeskind è un abile comunicatore e sa come usare i media a proprio favore. Anche quando gli viene chiesto se si considera un archistar risponde ironicamente intuendo l’insidia dietro la domanda: è il figlio, astronomo, a guardare le stelle, lui, come architetto, ha i piedi ben piantati per terra.
Sembra proprio che Libeskind sia a caccia di consensi in Italia. Nei giorni scorsi lo abbiamo visto sui giornali internazionali e italiani scagliarsi contro i colleghi che accettano commesse e costruiscono in Paesi sotto regimi totalitari, scatenando la reazione di Massimiliano Fuksas su La Repubblica, ad esempio. A maggio sarà al Salone internazionale del Libro di Torino ed entro la fine dell’anno verrà inaugurata la sua scultura davanti alla Biblioteca Ambrosiana di Milano dedicata a Leonardo da Vinci. Sempre nel capoluogo meneghino, a ‘breve’ vedrà la luce, nel quartiere City Life, una delle tre torri a sua firma. A questo proposito gli chiediamo com’è stato lavorare nel nostro Paese, viste le non poche beghe scaturite dal suo grattacielo milanese, soprannominato “il curvo”. Senza fare una piega, ammette che non è stato facile e, usando il più abusato dei cliché, dichiara che ama lavorare in Italia, concludendo con una fragorosa risata. Se gli chiediamo qualche esempio concreto, Libeskind parla un po’ vagamente di processi laboriosi e complicati e di decisioni prese lentamente, aggiungendo però che si tratta di una cosa normale, di una parte della nostra storia da cui imparare per seguire la corrente. Prudente e astuto.

Daniel Libeskind, Word Trade Center, 2003

Daniel Libeskind, Word Trade Center, 2003

La mostra, a Roma fino al 30 aprile, dopo la Capitale partirà per un tour mondiale che toccherà le diverse sedi della galleria e altre venue. A maggio sarà la volta di Milano, a settembre Torino, a novembre Tel Aviv, per poi tornare a New York con un grande evento conclusivo. Un anno d’oro per Libeskind.

Zaira Magliozzi

Roma // fino al 30 aprile 2013
Daniel Libeskind – Never say the Eye is Rigid: Architectural Drawings

ERMANNO TEDESCHI
Via del Portico d’Ottavia 7

06 45551063
[email protected]
www.etgallery.it

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Zaira Magliozzi

Zaira Magliozzi

Architetto, architecture editor e critico. Dalla sua nascita, fino a Marzo 2015, è stata responsabile della sezione Architettura di Artribune. Managing editor del magazine di design e architettura Livingroome. Corrispondente italiana per la rivista europea di architettura A10. Dal 2006…

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