
È già nel logo realizzato da Alessandro Cannistrà per GarageZero il senso di questo spazio. Una proiezione di superfici e trasparenze, di pieni e vuoti, di segni e parole. Migliaia di parole, in mostra. Che evocano energia e silenzio. Perché, come la parola può essere vana acrobazia narcisistica, può al tempo stesso rappresentare la parte più vitale dell’umanità.
Ecco allora i garage nati cinquant’anni fa nel sottosuolo del quartiere Quadraro e degradati nel tempo dai più vari utilizzi – fino a discarica – trasformarsi in fucina d’idee e concetti in libertà. È un progetto che comincia da zero, con umiltà ed entusiasmo; un percorso dinamico che presto sbarcherà a Madrid, Londra e Berlino. Ed è uno spazio più mentale che fisico, non ancora inquinato da condizionamenti pre-strutturati – che siano quelli di luogo deputato a esporre “oggetti” artistici o quelli connessi a un sistema dell’arte ormai troppo spesso “svuotato e non più significante delle essenze creative individuali”.

Discussioni a GarageZero, Roma 2011
Lo scrive Nicoletta Zanella, curatrice qui invitata come tante altre personalità dell’arte contemporanea, attraverso un’email al buio, senza rivelare i nomi degli altri partecipanti (artisti e curatori) o quelli dell’organizzazione. Solo il progetto. Chi ha risposto lo ha fatto sostenendo l’idea (romantica?) di risollevare lo spazio e il quartiere senza occuparsi di chi altri ne avrebbe preso parte. “Una costellazione precaria di artisti, curatori e critici perfettamente autentica nella sua assoluta varietà compositiva di provenienze e direzioni”, continua Zanella.

GarageZero era una discarica
Seppure con le lacune di un lavoro realizzato in tempi brevissimi sulle forze degli stessi ideatori “per marcare uno spazio che rischiava di diventare parcheggio a pagamento”, racconta Laura Cionci, l’apertura di GarageZero ha l’obiettivo di contribuire al piano di sviluppo della cultura nella Capitale – come si ribadisce in una recente assemblea – e dà un segnale forte e chiaro al mondo dell’arte. Si chiede maggiore verità, un riesame delle relazioni svilite, superficiali e preconfezionate tra critica, curatela e artista. È una visione del “fare arte” che scaturisce da una “rabbia illuminata, un desiderio di giustizia come parte inscindibile di ogni azione umana” (Alessandro Scarabello).
Lori Adragna
Roma // fino al 24 novembre 2011
Project #1
GARAGEZERO
Via Treviri[email protected]
www.garagezero.it
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