Silvio Wolf: attesa al varco

Al Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, porte magiche, luci filtrate, universi algidi e ritmi sospesi ripercorrono la carriera di Silvio Wolf. Una personale fatta di “stazioni”, video e lavori dedicati agli effetti della luce. Fino al 6 novembre.

Le vetrate del PAC, che si affacciano sui giardini retrostanti, sono state rivestite da enormi teli di plastica bianca, rimanendo completamente oscurate e impedendo la vista verso l’esterno. Il Padiglione è dunque racchiuso, un tempio in penombra dedicato a Sulla soglia, retrospettiva di Silvio Wolf (Milano, 1952). Sette stazioni, ventisei opere, due installazioni video e diverse porte magiche rievocano la carriera trentennale dell’artista milanese.
La prima stazione è Light Wave, Architettura di Luce, realizzata per la 53. Biennale di Venezia (2009), imprigionando in una stampa autoportante i fasci di luce di un proiettore cinematografico. Poco più avanti, nel salone principale, è installata quell’immateriale scultura di luce che assegna il titolo alla mostra e che ha visto Wolf impegnato in una sorta di schermatura della vista del PAC, attraverso una retroilluminazione binaria bianca e nera.

Sulla Soglia
definisce il passo dell’intera mostra, accompagnando in parallelo la visita delle altre opere come parte architettonico-costitutiva. Nei tre antri adiacenti e frontali si alternano diverse serie fotografiche: Orizzonti, tracce di luce implicite rispetto al processo di caricamento dell’apparecchio fotografico oppure scarti iniziali di pellicole sviluppate; Soglie e Specchi, che imprimono al percorso un senso di passaggio, di varco mentale; Icone di Luce, impressioni di luce che creano l’immagine fotografica distruggendo quella pittorica per alimentare l’apparizione di particelle universali; e infine Luce, Orizzonti degli eventi, lavoro che rivela la centralità dello spettatore nel volto di chi guarda, attraverso una parete specchiante nascosta da un sipario di velluto nero.

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Silvio Wolf - Sulla soglia - veduta della mostra presso il PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano 2011

Verso la fine del percorso, al piano terra, si nasconde la piccola camera oscura dedicata alla proiezione del video Scala zero: un cammino ricorsivo nei retro-spazi del Teatro alla Scala di Milano, intervallato da inserti digitali. Salendo infine le scale, l’artista ha dedicato il piano mezzanino a un progetto site specific: la bianchissima installazione audiovisiva dal titolo Le parole invisibili. La lunga sala dietro il ballatoio, infatti, porta alle pareti solamente sei quadri neri, potentemente retroilluminati, casse di risonanze che fanno da eco alla dettatura di nomi maschili e femminili.

G
inevra Bria

Milano // fino al 6 novembre 2011
Silvio Wolf – Sulla soglia
www.comune.milano.it/pac


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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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