E luce (di Wood) fu

A Milano, Yari Miele presenta per la prima volta la complessa installazione “Il tempo di un’attesa e il tempo di un’esperienza”. Da Uno + Uno, fino al 24 settembre.

Nella prima sala non c’è nulla. Anzi, c’è un lungo cavo arancione che corre radente il soffitto e che pare un’opera altamente concettuale. Non lo è. È il cavo elettrico che consente, come una connessione nervosa, di dar vita all’installazione di Yari Miele (Cantù, 1977; vive a Milano e Como) Il tempo di un’attesa e il tempo di un’esperienza, il cui titolo diviene lo strumento per interpretare e decifrare quella che, a uno sguardo superficiale, appare una complessa macchina. La ricerca dell’artista comasco si concentra sulla modifica della percezione del reale e dell’esistente grazie all’alternanza tra luce naturale e luce artificiale, e sulla possibilità di rendere manifesto l’invisibile e conservarne le tracce. Gli oggetti, di materiali e forme diversi, che compongono l’installazione sono singolarmente opere d’arte, che assumono un nuovo significato grazie alla relazione reciproca. Non bisogna essere impazienti: il tempo dell’attesa giustifica ampiamente il tempo dell’esperienza.

Marta Cereda

Milano // fino al 24 settembre
Yari Miele – Il tempo di un’attesa e il tempo di un’esperienza
a cura di Marco Tagliafierro

www.galleriaunopiuuno.com

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Marta Cereda

Marta Cereda

Marta Cereda (Busto Arsizio, 1986) è critica d’arte e curatrice. Dopo aver approfondito la gestione reticolare internazionale di musei regionali tra Stati Uniti e Francia, ha collaborato con musei, case d’asta e associazioni culturali milanesi. Dal 2011 scrive per Artribune.

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