Come si conserva la New Media Art?

“Sopravvivenza programmata”: un libro sulle pratiche di restauro della New Media Art e sulla sua museificazione. Con il contributo di una ventina di studiosi.

Nell’arte contemporanea, le teorie e le pratiche del restauro che si occupano di opere immateriali o anche plasmate come veri e propri congegni meccanici sono da qualche decennio a questa parte una delle più urgenti esigenze a cui il mondo dei musei e degli addetti ai lavori cerca di dare una risposta reale, per preservare al meglio tutte quelle forme culturali del presente che, per dirla con l’indimenticabile Vilélm Flusser, si orientano con sempre maggiore insistenza sul “soft”, sul “nebuloso”, sullo “spettrale”.
Nonostante la forte richiesta di chiarire e illustrare e precisare i criteri da adottare (non esiste ancora una normativa in merito), ogni qual volta si apre il dossier legato a queste pratiche di restauro o di manutenzione e conservazione (in molti casi si cade in grave errore già in merito al restauro di opere d’arte cinetica e programmata), il dibattito verte su congetture poco felici, su riesumazioni di antichi e obsoleti concetti o anche su tradizionalismi difficilmente scalfibili perché arenati ancora alle sabbie immobili della materialità, dell’unicità, della patina brandiana che ha il sapore nostalgico del tempo.
Ma c’è un altro versante, decisamente più riformato e informato e agguerrito, che appunto da qualche decennio si è munito finalmente di strumenti idonei a capeggiare il potere dell’obsolescenza pianificata dai mammut del progresso.

Gianni Colombo, Spazio elastico, ambiente, 1967-68 - Archivio Gianni Colombo, Milano

Gianni Colombo, Spazio elastico, ambiente, 1967-68 – Archivio Gianni Colombo, Milano

RESTAURO: OLTRE IL ROMANTICISMO DI BRANDI

Sopravvivenza programmata. Etiche e pratiche di conservazione, dall’arte cinetica alla Net Art, il recente volume curato da Valentino Catricalà e Domenico Quaranta, colma oggi un vuoto nel nostro panorama nazionale e cerca di fare il punto su un perimetro operativo che va inteso, mi pare, anche come riparazione e rifacimento: soprattutto se pensiamo non tanto al versante dell’opera che si configura attorno alle trame dell’elettronica ma al riquadro della meccanica dove, se un piccolo motorino di un lavoro realizzato ad esempio da Gianni Colombo risulta ormai inservibile, può (potrebbe) essere tranquillamente cambiato con uno di più recente generazione (Colombo aveva disposto che fosse Maurizio Mochetti – che di queste tematiche è tra l’altro teorico della perfettibilità – a occuparsi del restauro dei suoi lavori in futuro) senza alterare minimamente il progetto ma anzi rendendolo nuovamente funzionante.
Non a caso Laura Barreca (di cui vale la pena ricordare anche il suo libro del 2013, Arte e Tecnologia. Dalle Avanguardie storiche alla New Media Art) nel suo brillante intervento puntualizza su un “legittimo processo di conservazione” che “dovrebbe essere disciplinato nel rispetto dell’intenzionalità dell’artista, coinvolto in prima persona nella documentazione dell’opera, nella descrizione delle informazioni relative ai materiali, alle tecniche e all’individuazione di quegli aspetti essenziali e coerenti all’originario significato estetico e storico dell’opera, senza i quali la ripresentazione futura rischia di essere un atto discrezionale del curatore, o del conservatore”.

UN CONVEGNO E UN LIBRO

Nato da una giornata di studi (Conservazione e restauro dei media digitali, 27 maggio 2016) organizzata da Domenico Quaranta all’Accademia di Belle Arti di Carrara, questo volume ha il pregio di raccontare al lettore, mediante un impianto polifonico che si nutre degli interventi scritti dai relatori del convegno (Alice Devecchi, Marialaura Ghidini, Alessandro Ludovico, Davide Quayola, Azalea Seratoni) e di altri studiosi invitati successivamente (Laura Barreca appunto, Laura Calvi, Roberto Dipasquale e Iolanda Ratti, Ben Fino-Radin, Oliver Grau, John Ippolito, Laura Leuzzi, Elaine Shemilt e Stephen Partridge, Rafael Lozano-Hemmer, Dorcas Müller, Cosetta G. Saba, Gaby Wijers), una storia dei processi culturali e artistici legati ai media digitali, di aprirlo all’ampio dibattito sull’obsolescenza e sull’evoluzione delle tecnologie, sulla musealizzazione della New Media Art, sulle logiche commerciali e sugli eventuali – indispensabili – percorsi di studio che i conservatori devono seguire per meglio entrare in sintonia con il nuovo che avanza.

– Antonello Tolve

Valentino Catricalà e Domenico Quaranta (a cura di) – Sopravvivenza programmata. Etiche e pratiche di conservazione, dall’arte cinetica alla Net Art
Edizioni KappaBit, Roma 2020
Pagg. 352, € 20
ISBN 9788894361803
edizionikappabit.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Antonello Tolve

Antonello Tolve

Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan…

Scopri di più