Parlare d’arte con i social. Alle Scuderie del Quirinale gli influencer raccontano Hiroshige

Alle Scuderie del Quirinale di Roma, un laboratorio di Ikebana organizzato nell’ambito della mostra “Hiroshige. Visioni dal Giappone” è stato l’occasione per parlare del rapporto tra cultura e comunicazione digitale con due social influencer. Ecco cosa hanno raccontato…

App, contest, smartphone: sono alcune delle basi su cui poggia il binomio arte e digitale, un’accoppiata fino a qualche tempo fa considerata surreale, oggi invece la norma per tutti coloro che hanno familiarità con il mondo delle arti, dei musei e della cultura in generale, ma soprattutto una conditio sine qua non per le istituzioni che vogliono tenere un più stretto contatto con il pubblico, attirando nuovi follower/visitatori e fidelizzando ulteriormente quelli già esistenti. In Italia, sono tante le iniziative lanciate negli ultimi mesi dai musei volte al coinvolgimento del popolo dei social network e delle app: lo scorso gennaio, ad esempio, al Museo del Novecento di Milano è stato possibile vedere il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo prendere vita grazie a un’app che sfrutta le tecnologie della Realtà Aumentata; a febbraio invece è stata la volta di Sketch the Dome, il “concorso” lanciato dall’Opera di Santa Maria del Fiore per progettare su Instagram una nuova Cupola brunelleschiana; il mese successivo gli Uffizi, in occasione dell’arrivo della primavera, hanno lanciato su Twitter il contest #BotticelliSpringMarathon dedicato al capolavoro di Sandro Botticelli; il MAXXI di Roma ad aprile ha attivato sulla propria pagina Facebook un chatbot, una guida robotica dotata di intelligenza artificiale che interagisce con i visitatori; e gli esempi potrebbero proseguire ancora. Un’iniziativa che mette in dialogo arte e social network – o per meglio dire chi li utilizza con successo di follower, ovvero gli influencer – si è svolta di recente presso le Scuderie del Quirinale di Roma, in occasione di Hiroshige. Visioni dal Giappone, la mostra di Utagawa Hiroshige in corso fino al prossimo 29 luglio.

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IL LABORATORIO ORGANIZZATO DALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE

Nell’ambito delle attività organizzate in occasione della mostra dedicate alla cultura giapponese, lo scorso 14 giugno si è tenuto un laboratorio sull’Ikebana, arte tradizionale nipponica del disporre i fiori secondo particolari criteri simbolici, estetici e religiosi, in cui è stato possibile cimentarsi nella realizzazione di composizioni floreali ispirate alle opere di Hiroshige. Al laboratorio sono stati invitati a partecipare 7 instagrammer di #igersroma e #igersviterbo, che hanno raccontato sul social network la loro esperienza. Donatella Pierguidi, Matteo Acitelli, Giulio Pugliese, Flavia Cardoso, Alessandro Mancini, Marianna Marcucci ed Elena Fortunati sono gli influencer che hanno partecipato al laboratorio raccontandolo attraverso i loro scatti e commenti su Instagram. “Avere un approccio creativo alla presentazione di una mostra credo sia la strada giusta per coinvolgere le persone e farle divertire mentre imparano qualcosa di nuovo”, commenta così la sua esperienza Marianna Marcucci; “il laboratorio è stato uno di quei casi in cui la comunicazione di una mostra si è unita a un’iniziativa che dà la possibilità al pubblico di amplificare ancora di più l’esperienza museale”, ha spiegato invece Elena Fortunati.

BINOMIO ARTE-SOCIAL: LA PAROLA AGLI INFLUENCER

Gli strumenti digitali e la comunicazione sui social, allora, possono essere considerati a tutti gli effetti un veicolo per diffondere e raccontare l’arte e la cultura? “In questo panorama ci sono già molti casi vincenti: basta guardarsi un po’ intorno e analizzare musei e fondazioni culturali già attive in questo settore che stanno ottenendo grandi risultati”, risponde Elena Fortunati. “E non solo a livello di numeri sui social, ma di effettivo interesse da parte del pubblico per le proposte culturali che vengono comunicate. Molto spesso l’arte e la cultura sono viste come materie distanti, sofisticate e difficili da comprendere. Il digital può essere la chiave per accorciare questa distanza”. “Il racconto, la narrazione, il viaggio fanno parte delle nostre vite da sempre, fin da piccoli, da quando ci appassionavamo alle storie dei cartoni animati e della mitologia. Come si lega, quindi, il racconto con la tecnologia, con gli strumenti digitali?”, racconta Marianna Marcucci, co-founder di Invasioni Digitali, iniziativa bottom-up nata nel 2013 con l’obiettivo di promuovere e valorizzare il coinvolgimento delle persone nel vivere attivamente i beni culturali. “Il legame vero è rappresentato dalla possibilità che il digitale ha di aiutarci a creare una community intorno al racconto, intorno all’oggetto culturale, proprio come abbiamo cercato di fare con Invasioni Digitali”.

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ARTE E DIGITALE: LA SITUAZIONE IN ITALIA

Ma a che punto si trova, in Italia, il rapporto tra cultura e innovazione digitale? “Secondo l’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, i musei hanno capito l’importanza dei social media per le proprie politiche di promozione e valorizzazione ma non investono, o poco, in innovazione digitale”, spiega Marcucci. “La percentuale di musei presente sui social passa da un 52% del 2016 ad un 57% del 2017, quindi sempre più musei scelgono i social network per relazionarsi con i propri pubblici. In testa Facebook, seguito da Twitter ma quello che registra la crescita più alta è sicuramente Instagram. Credo, però, che il dato più rilevante sia la scarsa attenzione che alcuni musei e istituzioni danno alla trasformazione digitale: pochi hanno in atto un programma di sviluppo e innovazione e non offrono servizi quali ticket online, wifi o strumenti tecnologici per la fruizione”. La strada da fare ancora è tanta, insomma, ma le basi per proseguire ci sono tutte: “siamo in un momento di grande sperimentazione, per fortuna, non dobbiamo demonizzare i nuovi strumenti che ci permettono di guardare all’arte da tanti punti di vista diversi e nuovi”, conclude Marcucci. “Sperimentiamo, analizziamo, valutiamo”.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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