La performance arriva da Miu Miu con una mostra in occasione di Art Basel Paris

Con la mostra “30 Blizzards.” di Helen Marten il marchio di Miuccia Prada conferma l’interesse per la creazione contemporanea e le voci femminili contemporanee

È nell’ambito della collaborazione con Art Basel Paris, e in qualità di partner ufficiale del Public Program per il secondo anno consecutivo, che Miu Miu annuncia 30 Blizzards., mostra dell’artista britannica Helen Marten (Macclesfield,1985). Il progetto sarà presentato al Palais d’Iéna, sede del Consiglio Economico, Sociale e Ambientale Francese, dal 22 al 26 ottobre in una prima esplorazione dell’artista – figura di spicco del panorama internazionale, che si muove tra scultura, pittura, disegno, video e scrittura – nel campo della performance.

La mostra “30 Blizzards.” a Parigi da Miu Miu

Il progettoesplora le intersezioni fra le diverse discipline e la relazione tra i diversi media. La mostra si sviluppa attorno a un nuovo elemento di contrappunto tra cinque sculture e cinque video inediti: ognuno fa riferimento in modo indiretto a un momento cronologico della vita, dall’infanzia alla vecchiaia. Questi abbinamenti fanno da cornice a cinque diversi monologhi, con la voce di ciascun video che costituisce la punteggiatura narrativa cruciale all’interno della più ampia e amorfa struttura del libretto della performance. Il titolo è dovuto ai 30 personaggi che abitano lo spazio esprimendosi attraverso canti e discorsi: nella numerologia, il numero 30 spesso simboleggia l’infinito ed è l’incarnazione del ciclo temporale. Il progetto è un riferimento metaforico al barometro delle emozioni e delle interazioni umane, ma anche un termine onomatopeico che evoca la frenesia performativa. 

Helen Marten, Civic Circus. Photo Eva Herzog
Helen Marten, Civic Circus. Photo Eva Herzog

La performance nella mostra di Helen Marten da Miu Miu

Nella performance coreografica – concepita in stretta collaborazione con il regista teatrale e d’opera Fabio Cherstich, con musiche e suoni composti da Beatrice Dillon – le figure nello spazio non interpretano un personaggio in senso convenzionale, ma piuttosto incarnano strutture, funzioni e traiettorie. A ciascuno è assegnato un nome e un tema, sulla base di diversi centri di gravità: sistemi climatici, animali, figure archetipe, oppure altri elementi definiti da un puro gesto o sentimento. Le esplosioni linguistiche e di testo li collocano reciprocamente come entità singole o come gruppo collaborativo.
Una linea fissa collega le cinque piattaforme scultoree all’interno dell’ipostilo del Palais d’Iéna, di per sé una cornice diagrammatica dell’opera: al centro dello spazio si apre uno scenario civico ampliato, una piazza surrogata che funge da nodo performativo. Come su un palco, le figure si muovono in questo spazio e ne esplorano il potenziale coreografico, che inquadra e crea suggestioni, trasformando corpo e materia in grammatica. Un tracciato industriale – un cerchio in movimento che racchiude la linea statica – circonda l’intero spazio,  muovendosi senza sosta, caricato di semplici contenitori: unici elementi di uniformità assegnati a ciascun personaggio, i recipienti contengono gli strumenti o simboli enigmatici utilizzati dai “30 Blizzards”, fungendo da mezzo per identificare e scandire il ritmo drammaturgico. Il tracciato scorre lentamente, ma a velocità costante: una singola infrastruttura interconnessa, interrotta solo dalle tenere interazioni dell’intento umano.

La parola all’artista Helen Marten

“In senso letterale, ci sono diversi livelli e spazi in cui sperimentare l’opera, tutti racchiusi nella logica architettonica del Palais”, ha detto ad Alexander Fury l’artista Helen Marten, presente alla 55° e 56° Biennale di Venezia e vincitrice nel 2016 del Tate Turner Prize e dell’Hepworth Prize for Sculpture. È interessante pensare a questi spazi come a degli strati di aggregazione, una plastificazione di informazioni: le sculture sono disposte sul pavimento in un’unica linea formale dall’alto verso il basso e ognuna di esse è abbinata all’altezza degli occhi a una nuova vignetta video. Su più larga scala ci sono due dispositivi di installazione che utilizzano la performance: una pista industriale cinetica, sopraelevata, con alte piattaforme lungo tutto il perimetro dello spazio, e un dittico espanso di pareti che sostengono un ‘palcoscenico civico’ centrale. La scena sarà intensa sia dal punto di vista dell’immagine sia del linguaggio, con suoni e movimenti, e una deliberata riflessività o sincronicità tra tutte le parti”.
L’idea, dice ancora l’artista, è che “tutte le modalità di ‘esposizione’ diventino variabili iterative: personaggi e significati strutturali che vagano senza gerarchia attraverso tutti i contesti”. Per il titolo l’artista ha spiegato che “blizzard è ovviamente un termine meteorologico, ma è anche colloquiale, lo usiamo per descrivere un diluvio o un’eccessiva abbondanza di informazioni. Il ripetitivo ‘zz’ potrebbe essere come il brivido dell’elettricità o, al contrario, l’aspetto calmante del sonno: è una parola meravigliosamente onomatopeica, impetuosa e ipnotizzante. Come titolo, è uno strumento per definire il clima emotivo di coloro che passano e si trattengono. Il sentimento di un adulto è un quadro di intensità sfumate, come un paesaggio meteorologico di esperienza: movimenti di luce, suono, colore e consistenza”. Nella sua visione il Palais, da luogo “innegabilmente maestoso e storico, si fa “spazio ludico di casualità e gioco, e come i termini scritti della simulazione che descrivono il nostro modo di esistere nel paesaggio costruito siano cooptati e modificati dall’architettura che ci circonda. Vorrei che il pubblico traesse da “30 Blizzards.” curiosità. Piacere. Speranza”.

Helen Marten, There will be flowers in the end (anxiety bones). Photo Eva Herzog
Helen Marten, There will be flowers in the end (anxiety bones). Photo Eva Herzog

Il rapporto di Miu Miu e Miuccia Prada con l’arte secondo Helen Marten

“Per quando riguarda il rapporto tra Miu Miu e l’arte, collegato anche al rapporto di Miuccia Prada con l’arte, non credo che ci siano molti veri visionari, le cui intenzioni e generosità siano allineate in modo così generativo e influente da rimodellare genuinamente i paradigmi culturali di un momento”, ha aggiunto l’artista. “La signora Prada è una di queste persone, ed è impressionante perme ricevere la fiducia necessaria per lavorare a un progetto ampio e complesso come questo. Credo sinceramente che la moda, con tutte le sue numerose ramificazioni, fornisca una documentazione delle intenzioni sociali, dell’integrità sociale, dei sistemi di visibilità e di comunanza. L’arte cerca una posizione simile e la cosa meravigliosa è che non esiste un controllo della fantasia, che attraverso la sua creazione, la vitalità del mondo reale che ci circonda, pieno di dolori e piaceri, non viene né calcificata né diluita nell’urgenza. La sfida è quella di rispondere a questo mondo in modo morale ed etico”.

Giulia Bianco

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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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