A Mestre una mostra indaga l’identità dell’Italia attraverso i marchi più famosi

In occasione dei 140 anni dalla nascita dell’ufficio Italiano Brevetti e Marchi, al Museo M9 va in scena una celebrazione del Made in Italy attraverso i marchi italiani più noti e amati

Non solo loghi e prodotti, ma un racconto corale dell’Italia attraverso i brand che hanno plasmato la quotidianità del nostro Paese. Fino al 15 febbraio 2026, il Museo M9 di Mestre ospita Identitalia. The Iconic Italian Brands, la mostra curata da Carlo Martino e Francesco Zurlo che ripercorre oltre cento brand iconici del Made in Italy. 

Parola ai curatori Carlo Martino e Francesco Zurlo

La mostra si pone come un’iniziativa per la valorizzazione dei grandi marchi del Made in Italy, in un’ottica non solo retrospettiva — attestata per esempio dalla partnership con l’Associazione dei Marchi Storici e dalla selezione di immagini di brevetti d’epoca — ma anche di visione, in cui le nuove tecnologie e i nuovi media coinvolti nei processi di costruzione della Brand Equity, proiettano i marchi e le imprese nel futuro. Come ci dicono i curatori, pensare a una mostra sui grandi marchi del Made in Italy – immaginare cioè la messa in scena di un nuovo racconto sulle identità industriali e commerciali del nostro Paese  – è compito complesso e allo stesso tempo ardito. Complesso poiché intorno ai marchi si condensano secoli di storia, saperi e vicende che attengono all’antropologia, al diritto, all’economia, alla sociologia dei processi culturali e comunicativi e, non in ultimo, al design e alla più ampia cultura del progetto. Ardito poiché, visto il numero delle entità coinvolte, il rischio di incorrere in un racconto superficiale è molto elevato. L’occasione per realizzare la mostra Identitalia è stata suggerita da un’importante ricorrenza: la celebrazione dei 140 anni dall’istituzione dell’ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM).

L’intelligenza collettiva dei brand italiani nella mostra Identitalia

Il risultato è una rappresentazione della quotidianità, che è come un mosaico con oltre 100 tessere che contribuiscono a comporre una possibile immagine della nostra storia e, come tale, ogni tessera/brand ha senso se collegata ad altre, dentro un quadro di riferimento che è sociale e culturale. Chi ricompone il puzzle, di fatto mette in scena le azioni previste, decise, calcolate, studiate dal creatore di quella composizione: qui non c’è un autore, bensì un’intelligenza collettiva che, a partire da una visione condivisa, emergente, unica, restituisce l’immagine di un Paese dinamico, dove le storie si intrecciano con i territori e le subculture degli stessi, alimentando gli ingredienti del successo di questi brand. Tali tessere raccontano un’altra storia italiana, attraverso i segni minori della vita quotidiana della gente che vuole comprendere, attraverso artefatti e marche, le dinamiche culturali e sociali di un gruppo, di una subcultura, di una popolazione. 

Serena Bertolucci, direttrice del Museo, ci ha spiegato come l’esposizione si inserisca nella missione culturale di M9, trasformando la storia industriale e visiva del Novecento in uno strumento per leggere il presente. Un racconto che prende avvio dalla celebrazione dei 140 anni dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, con lo scopo di intrecciare memoria e futuro e coinvolgere generazioni diverse, restituendo un mosaico completo della cultura italiana.

L’intervista alla direttrice Serena Bertolucci

Come si inserisce la mostra nel percorso espositivo e nella missione culturale di M9?
Questa esposizione è ideale per due motivi. Il primo è che per tema, taglio e modalità si inserisce perfettamente nella missione di M9: rendere quanto più accessibile la storia del Novecento nella sua multidisciplinarietà. Non è possibile pensare al XX Secolo in Italia senza valutare e conoscere lo sviluppo economico di questo paese, processo decisamente novecentesco. Il secondo motivo è che le nostre collezioni permanenti, con la loro attenzione alla storia materiale e ai cambiamenti della società italiana, si sono da subito dimostrati una perfetta amplificazione e valorizzazione dei concetti espressi in mostra; è davvero una affinità museologica elettiva, dove il permanente valorizza il temporaneo (e viceversa), senza forzature o sovrapposizioni, anzi amplificandone il respiro.

M9 è stato definito “un laboratorio del contemporaneo”. In che modo questo progetto dialoga con il presente, pur raccontando la storia industriale e visiva del Novecento?
Questo è il grande impegno della public history; lavorare per rendere il passato comprensibile e rilevante per la società contemporanea, producendo e diffondendo la conoscenza. Ecco perché M9 è contemporaneo, perché lavora con la storia a favore del presente e perché lo fa con modi e linguaggi contemporanei, come nel caso di questa esposizione che, indagando alcune delle più importanti imprese e industrie italiane, parla in realtà del nostro modo di essere, alternando digitale e analogico in un processo armonico di accessibilità.

La mostra si struttura come un viaggio nella giornata tipo di una persona. Perché è stata scelta questa scansione temporale come chiave di lettura?
L’idea è una interessante intuizione dei curatori, i professori Carlo Martino e Francesco Zurlo, che riesce davvero a mantenere alta la tensione narrativa dell’esposizione; più che un semplice elenco cronologico di industrie e prodotti, si è scelta una scansione temporale più accattivante e nello stesso tempo più pertinente. Il progresso, la visione industriale, il design ci sono prossimi, riguardano tutti gli aspetti della nostra vita, persino i nostri sogni e i nostri desideri. Credo che questo percorso sia in questo senso sorprendente e faccia davvero comprendere che la storia riguarda tutti noi, anche quando prendiamo un caffè!

Che tipo di impatto desiderate che abbia questa mostra sul pubblico, sia locale che nazionale?
Identitalia è una mostra che intende parlare a tutti, qualsiasi siano la provenienza e l’età dei visitatori. Spero sia una mostra capace di ispirare i più giovani e di attivare ricordi nei più anziani, per poi generare nuove energie. Mi auguro susciti grande interesse nelle scuole di ogni ordine e grado, per le quali stiamo attivando laboratori dedicati. Avremo anche un public program destinato al pubblico di prossimità con iniziative di approfondimento ad hoc. Insomma, confidiamo sia davvero una mostra per tutti e tutte.

Lara Gastaldi

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Lara Gastaldi

Lara Gastaldi

Laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità, ha proseguito i suoi studi in Svizzera, presso l’Università di Berna, specializzandosi in Sociolinguistica e World Literature. Parla inglese, tedesco, francese. Ama viaggiare e immergersi nelle usanze dei luoghi, soprattutto nei paesi di frontiera,…

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