La fashion week di Copenaghen. Dove la moda capisce lo spirito del tempo

35 spettacoli in presenza rispetto ai 21 della precedente edizione. Visitatori a livelli pre-pandemia, ritorno dei buyer internazionali, della stampa e degli influencer. Ecco com'è andata la settimana della moda a Copenaghen in agosto

Sul tema di un’Europa a due marce si ragiona da tempo. Da una parte i paesi del nord: più ricchi, più evoluti quanto a diritti civili, avanzati nel progettare un futuro sostenibile, capaci di esportare il loro modello produttivo verso l’est del continente. Dall’altra parte i paesi della zona mediterranea, forti di una storia millenaria, ma economicamente acciaccati, dotati di infrastrutture insufficienti, poco o niente attenti ai problemi della sostenibilità e per nulla in grado di fare da traino a chicchessia. Ci sono però settori come il design e moda dove il discorso si fa assai più complesso. Francia e Italia vantano qui grandi primati, anche se di recente mostrano pure debolezze. Meno evidenti nel design questi fattori appaiono macroscopici nel fashion. La qualità dei prodotti, la creatività e il glamour di cui sono capaci i brand “italiani” e “francesi” (le virgolette sono d’obbligo visto i continui movimenti finanziari alle loro spalle) non hanno paragoni. L’impegno verso la necessaria sostenibilità delle produzioni è invece insufficiente e il conseguente greenwashing messo in atto per mascherare l’impotenza risulta sempre meno credibile.

Aeron Runway, Copenhagen Fashion Week

Aeron Runway, Copenhagen Fashion Week

LA COPENAGHEN FASHION WEEK

È per questo che diviene di qualche interesse guardare altrove. Si è conclusa il 12 agosto ad esempio l’edizione Primavera/Estate 2023 della Copenhagen Fashion Week. I numeri sono questi: 35 spettacoli fisici rispetto ai 21 della precedente edizione. Visitatori a livelli pre-pandemia, ritorno dei buyer internazionali, stampa e influencer schierati per sostenere un mix di designer conosciuti e meno conosciuti. Lo stile “scandi” intanto evolve: minimalismo e una versione molto colorata dello street style continuano a esserne i pilastri, ma sta emergendo un’energia più cruda che consente nuove letture. La prevalenza del bianco (qui presente in cinquanta o più sfumature) potrebbe essere letta come minimalista ma è piuttosto un segno che lo stile nordico è in movimento. Peter Lundvald Nielsen, che ha lavorato da Balenciaga, ha messo in scena una collezione tutta giocata sul nero sottolineata dalla colonna sonora del rapper di Manchester Blackhaine: le modelle sfilavano avvolte in tela o pelle e strappata e usurata. Agli antipodi la presentazione che il giovane brand danese (di)vision ha organizzato in un bosco, per far conoscere la sua collezione ispirata allo streetwear costruita con materiali riciclati in collaborazione con il suo fornitore di fibre Pizzaro.

ECOLOGIA, MULTICULTURALISMO E BODY POSITIVITY ALLA COPENAGHEN FASHION WEEK

Da sempre in cima all’agenda della CGFS sta la sostenibilità delle produzioni presentate. Il suo CEO Cecilie Thorsmark nel discorso di apertura di questa edizione ha ricordato che per potervi partecipare le collezioni presentate hanno dovuto soddisfare obiettivi di sostenibilità sempre più stringenti. Includendo la certificazione che almeno il 50% della produzione sia realizzata con materiali sostenibili di nuova generazione: riciclati o realizzati con deadstock. Bandito per sempre e per tutti l’utilizzo di pellicce. Si tratta di direttive che nei fatti seguono da una parte le indicazioni emanate dalla EU REACH Directive , dall’altra quelle della la Danish Fashion Ethical Charter che prescrive etica e inclusività nella selezione dei modelli scelti per le presentazioni. Il risultato? In passerella hanno sfilato vestiti veri indossati da persone di ogni taglia, genere sessuale, etnia ed età: a Copenhagen una sfilata con sole modelle da 38 x 180 cm non è più prevista. La stagione SS23 ha già mostrato diverse innovazioni in termini di sostenibilità che stanno aiutando i marchi ad arrivarci. Il CEO del brand Ganni Andrea Baldo ha sottolineato che nell’87% degli stili presentati almeno il 50% della composizione è certificato come riciclato, a basso impatto o biologico. Il brand ha inoltre progettato e realizzato la sua nuova sneaker in Vegea, un materiale ricavato dalle bucce d’uva avanzate dalla produzione del vino. Lo svedese Jade Cropper dal canto suo ha presentato una collezione realizzata per l’80% utilizzando la fibra tessile riciclata Circulose prodotta da Renewcell, per la prima volta utilizzata sulla passerella. Al produttore di capispalla Ranra per le tecniche di tintura naturali e la ricerca e sviluppo in nuovi modi di produzione è andato il premio per la sostenibilità voluto dall’ e-commerce tedesco Zalando, insieme a Tik Tok main sponsor della fashion week danese. Zalando è una società di e-commerce tedesca capace di raggiungere 23 stati nel nord, del sud e dell’est Europa. Se l’impatto di Copenaghen non è commercialmente paragonabile a quello di Milano o Parigi, il feeling generale è qui meglio allineato alla sensibilità dei più abbienti e colti tra i consumatori appartenenti alle nuove generazioni europee. Il vastissimo mercato dell’estremo oriente? Quello è un’altra cosa.

– Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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