Morto Virgil Abloh, il geniale sperimentatore della cultura Urban

Il mondo della moda, della musica, dello streetwear piangono Virgil Abloh. Il ricordo di Clara Tosi Pamphili.

Lo stesso colpo secco e impietoso di quando 11 anni fa scomparve Alexander McQueen: uno strappo al mondo della moda che spenge una delle luci fondamentali per illuminare una strada, oggi, sempre meno chiara. La notizia della morte di Virgil Abloh, direttore artistico della linea uomo Louis Vuitton, ideatore della linea Off-White, ha portato un dolore inaspettato, insopportabile nonostante questo periodo storico ci abbia abituato al peggio. Le tinte malinconiche del suicidio di McQueen oggi diventano disperate e rabbiose: non si può morire così a 40 anni, per una malattia terribile quanto rara che toglie a noi un grande artista ma, soprattutto un padre e un marito ad una famiglia.

LA COLLABORAZIONE CON JAY-Z

È scomparso all’improvviso per noi Virgil Abloh ma lui sapeva di essere malato e fa ancora più impressione ripensare agli ultimi eventi, sfilate, presentazioni, così potenti guidati con la consapevolezza di un tempo finito. Sono tanti i post che da ieri lo piangono e lo salutano, ognuno sembra il ricordo di un ragazzone americano, originario del Ghana, un amico prima di ogni altra cosa. Un dolore sincero ma anche la consapevolezza di aver perso un organo vitale per la moda: qualcuno che ha saputo portare lo stile nel mondo contemporaneo. Il mondo di cui fanno parte soprattutto i ragazzi, anche quelli che non seguono “le sfilate” ma guardano al look di idoli musicali come Jay-z: per la direzione artistica del suo Recording package, Virgil Abloh ebbe la nomination ai Grammy del 2011. È la musica a portarlo nella moda da quando nel 2003 disegna il merchandising di Kanye West, con cui aveva studiato all’università e condiviso uno stage da Fendi, fino a diventare direttore creativo della linea del rapper.

LO STREETWEAR E IL MONDO DELLA MUSICA

La musica era una altro dei suoi eterni entusiasmi, gli stessi di quando era ragazzino e guardava al rap e agli skaters come forme di vita nuova, semplice, autentica: “Guardo alla cultura, vedo cosa indossano i ragazzi intorno a me e vedo uno stile particolare. Capisco lo spazio tra moda e streetwear”. Un visionario e un ingegnere, ma il suo stile deve tanto soprattutto al master in Architettura; stava creando una linea di arredamento “democratica” con opere in cemento grigio decorate da graffiti dipinti a mano, tipici della sua estetica street. L’architettura era per lui soprattutto quella di Mies van Der Rohe che ritroviamo nell’eleganza dei suoi allestimenti, come la presentazione della collezione Louis Vuitton a/w 2021. Un evento indimenticabile, una perfetta fusione di linguaggi dove la moda fa da catalizzatore ad ogni forma artistica performativa dalla letteratura del testo di riferimento, alla danza, alla musica, alla poesia

LA MODA PER LOUIS VUITTON

Culmine del suo lavoro per la linea uomo di Louis Vuitton di cui é direttore artistico dal 2018, quando é il primo americano di origine afroamericana a dirigere una maison del lusso. Una causa che lo aveva molto impegnato nell’affermazione delle culture afroamericane: concretamente ha creato il Post-Modern Scholarship Fund, un fondo di un milione di dollari per i ragazzi neri che studiano moda. Un modello che scompare, un vuoto per un ruolo che sarà molto difficile affidare a chi non ha vissuto come lui.

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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