Riflessioni dopo la Haute Couture di Parigi tra la Dad della moda e la natura rifugio dal digitale

Si è svolta dal 25 al 28 gennaio 2021 la Haute Couture a Parigi. L'analisi di Clara Tosi Pamphili

È sempre più difficile oggi parlare di Moda senza un vago senso di colpa, ma la colpa non é nostra, é della situazione mondiale che non ci consente “distrazioni” e in parte della Moda stessa, che non suggerisce elementi “utili per sognare” come solo il superfluo può fare.

L’ALTA MODA PARIGINA NON FA SOGNARE

Finito anche lo spettacolo dell’Alta Moda parigina ci rimane ben poco da dire se non che molte delle messe in scena hanno puntato su effetti speciali, su cast ridondanti, su messaggi fuori luogo e poco sul progetto. L’ostinazione del racconto filmico ha penalizzato anche le collezioni più belle come quella di Dior, bellissima in fotografia ma che nel film di Matteo Garrone aveva l’effetto del costume fatto per una lunga pubblicità. La convinzione di se stessi diventa un monologo noioso per Chanel che fa rimpiangere ancora il genio di Karl Lagerfeld, capace di reinventare sempre. Lo fa rimpiangere anche Fendi: ci chiediamo perché non ci sia ancora Silvia Venturini Fendi alla guida, dopo la sfilata milanese di un anno fa, memorabile per intuito ed eleganza. Il tentativo di una sferzata di energia nuova, con precedenti riusciti come Demna Gvasalia da Balenciaga, é stato smentito dal conformismo delle scelte di Kim Johnes. L’ apertura della  sfilata, con l’immagine femminile di bellezza deturpata dalla chirurgia estetica, richiedeva una azione di coraggio più che la celebrazione della “milf”. Povera Demi Moore: se non l’avesse truccata e l’avesse rispettata, lasciandola come é apparsa nelle foto fuori scena, e forse se avesse scelto per lei un mantello, sarebbe stato più evidente anche il suo richiamo alla Virginia Woolf di Orlando. Valentino di Pier Paolo Piccioli era a Parigi in streaming dalla Galleria Colonna a Roma, l’ala più famosa del Palazzo omonimo. Uno scenario unico dove i suoi abiti si fondevano e confondevano con una delle collezioni d’arte più importanti della città. Con l’effetto di Marie Antoinette contemporanee, accompagnate dal suono dei Massive Attack, le sue principesse scivolavano come cyber-aristocratiche, sollevate da terra da plateau d’oro alti 20 cm, sulla loro storia. Un caleidoscopio dove ogni tanto emergevano i colori fluo per dichiarare, come evidenziatori del tempo in un libro eterno, che quella storia fatta di arte immortale é la cultura del made in Italy insieme all’artigianato della sartoria.

Alber Elbaz AZ Factory credits Photographer: Stéphane Gallois

Alber Elbaz AZ Factory credits Photographer: Stéphane Gallois

LA DAD DELLA COUTURE DI ALBER ELBAZ

La cultura, lo studio, la ricerca tanto artistica quanto tecnologica, é l’argomento del genio vincente di Alber Elbaz che con “AZ Factory” realizza la DAD della Moda.  Un film-show fantastico dove lui sembra disegnato dalla Pixar e, come un docente a distanza o un presentatore tv, spiega in capitoli la sua nuova collezione. Una collezione per tutte le donne dalla XXS alla XXXL, per fare yoga, per lavorare, per stare in casa con l’allegra couture di pigiami colorati, per chi può e non può spendere molto. Frutto di pensieri gentili nei confronti delle donne, concetti semplici che diventano decoro come l’accessorio che consente di allacciarsi le lampo sulla schiena da sola ( come dice lui nel video “gli uomini hanno sempre la lampo sul davanti le donne no” ), attenzione per il corpo e per i materiali nuovi che permettono di creare abiti eleganti sostenibili e lavabili a mano. Li chiama Sneaker-dress perché, come le sneaker, rendono la vita delle donne più comoda.
La sosta di cinque anni, da quando si é separato da Lanvin, qui era entrato nel 2001 e  aveva trascorso 14 anni di successo, lo ha portato a realizzare l’unico spettacolo nuovo e interessante del momento. Ha avuto il tempo di pensare, viaggiare, leggere…di  prendere le distanze da filosofie puramente commerciali di lavorare con chi “non mi ha chiesto un business-plan ma solo di essere felice e giocoso”.

Alber Elbaz AZ Factory credits Photographer: Stéphane Gallois

Alber Elbaz AZ Factory credits Photographer: Stéphane Gallois

LA NATURA RIFUGIO DAL DIGITALE DI GUCCI E BALLY

Niente teatri, né cinema, né musei oltre la DAD resta solo la natura.Oggi ci é consentito di vivere a contatto con la natura, di camminare o correre nei luoghi verdi che ci accolgono con il conforto della bellezza sana, generosa nonostante la nostra scarsa attenzione nei suoi riguardi.  Lontano dai calendari stagionali Gucci lavora per racconti, operazioni più agili ma non per questo meno importanti dello spettacolo, come la collaborazione The North Face x Gucci lanciata a dicembre che a gennaio genera il documentario dell’artista Sean Vegezzi. Il video racconta la sua passione per la vita all’aria aperta nella natura incontaminata delle Alpi, creando un mondo in cui bellezza e funzionalità coesistono. Partendo dalle fasi di creazione e produzione che hanno dato vita alla collezione, il film racconta gli articoli attraverso gli occhi di chi li ha voluti, con conversazioni con il Direttore Creativo di Gucci, Alessandro Michele, e con David Whetstone ,The North Face Design Manager per le Collaborazioni Globali, gli Archivi e i Progetti Speciali. La Moda guarda al mondo dell’escursionismo e dell’alpinismo e, come dice Alessandro Michele, al loro “potere sciamanico di spingerci in territori diversi”. Nell’era del Trekking meditativo, dell’esperienza di camminare per vivere in modo diverso da prima, c’è la risposta a questa prigione del digitale, da cui sarà sempre più necessario fuggire. Come dice l’antropologo Guido Freddi artefice di MindTrek “l’integrazione del camminare con il meditare, sulla base di antiche pratiche contemplative confortate dalle moderne neuroscienze, rafforza la nostra quiete interiore”. Scalatori come Nina Williams nel film di Vegezzi per Gucci, camminatori esploratori come i modelli dell’ultima campagna di Bally che si muovono tra i solchi di una terra che suggerisce il percorso, al sicuro della luce naturale e del sole, fonte di energia vitale e creativa.  “Elemental Balance” racconta la collezione Spring/Summer 20/21, presentata per la prima volta in un formato virtuale che include “Daydream”, un film diretto da Antonio Monfreda, autore anche della fotografia insieme a Giorgio Horn e Jackson Frederick . Una scelta lontana dalle peripezie digitali che cattura un senso di ambiente e luogo, fedele al rispetto di Bally per la natura e il design.

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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