Tra mistico e reale. Paola Gandolfi e Daniel Kruger ad Arezzo

Lo sguardo di undici donne accoglie il visitatore nel nuovo spazio della galleria Antonella Villanova a Foiano della Chiana, dove, fino al 20 ottobre, si può visitare il progetto espositivo dedicato a Paola Gandolfi e Daniel Kruger. Qui Marco Bazzini cura il settimo appuntamento del “Two-fold project”, nato per offrire un’esperienza artistica nella quale due artisti, uno dei quali specificatamente dedito alla creazione di gioielli contemporanei, dialogano in maniera totalmente inusuale.

I ritratti di Paola Gandolfi, che fin dagli Anni Settanta si dedica a dipingere una femminilità intensa, di ricerca inconscia e psicologica, appaiono incontaminati, diretti nella loro assenza di caratterizzazione e fortemente genuini. Sono donne che non hanno bisogno di indossare accessori per esprimere la propria identità o le proprie virtù; sono donne attente, perplesse, vigili, sognanti e provocatrici.

LE SCULTURE GIOIELLO DI DANIEL KRUGER

Daniel Kruger gioca invece con i richiami alla ritualità e inserisce simboli attraverso le proprie sculture gioiello, allestite su pannelli inclinati a fianco dei ritratti. I suoi sono “amuleti” che traggono ispirazione dal mondo folklorico antico e contemporaneo, ma che allo stesso tempo vogliono distaccarsi da un significato mistico definito per lasciare al singolo individuo la ricerca della propria personale associazione e interpretazione. Usando le parole di Kruger: “Le persone vogliono sempre una storia. Non credo realmente nel loro valore così come descritto, ma ho usato questi oggetti in un modo totalmente soggettivo e il loro significato per me è qualcosa che non sono in grado di spiegare. Ogni persona, davanti a questi amuleti, potrà fare la sua più intima associazione”.
Non mancano tuttavia i riferimenti ad alcuni elementi le cui proprietà “magiche” vengono elencate come veri e propri attributi: l’uso dell’ambra, purificatrice naturale; l’uso della malachite, pietra che protegge dagli elementi tossici; il quarzo, simbolo di purezza e il corallo simbolo di modestia e saggezza. “Paradossalmente, in questa volontà di separatezza, Gandolfi e Kruger riescono a dialogare perfettamente”, insiste Marco Bazzini.

Paola Gandolfi, Sono io che ti guardo, 2020, olio su tela, 50x40 cm

Paola Gandolfi, Sono io che ti guardo, 2020, olio su tela, 50×40 cm

RITRATTI E GIOIELLI IN MOSTRA

Se ripensiamo ai ritratti medievali o rinascimentali, dove l’artista inseriva una ricca simbologia racchiusa nella rappresentazione di certi oggetti o dettagli ricorrenti, appare evidente la suggestione del curatore che sceglie di dilatare, nello spazio, la connessione tra immagine e simbolo, senza tuttavia renderne univoca l’interpretazione. Ci racconta infatti Bazzini: “Ritratto e gioielli hanno costituito nel tempo una coppia solida, basti pensare a quanto hanno dipinto Raffaello o Bronzino, soltanto per fare un esempio. La mostra scioglie questo secolare legame, riconsegna il gioiello a una sua autonomia di opera d’arte e le donne ritratte a una loro identità femminile non subordinata a orpelli e accessori”.

TRA IL NATURALE E IL MISTICO

Mentre Paola Gandolfi definisce il suo sguardo “come uno specchio riflettente l’accozzaglia di identificazioni immaginarie dell’io”, lo spettatore si lascia osservare e osserva un immaginario che si muove al limite tra il naturale e il mistico, oscillando tra la verità immediata dei ritratti e il simbolismo intrinseco dei gioielli.

‒ Giulia Crespi

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