Alessandro Michele festeggia 5 anni con Gucci tornando alle sfilate milanesi maschili

Le immagini e il racconto della sfilata milanesi di Gucci, che riconfermano Alessandro Michele l’ideatore di un universo nuovo

“Essere vestito bene – chi non lo vorrebbe? Il nostro secolo ha fatto piazza pulita di ogni gerarchia obbligatoria nel vestiario e ognuno ha oggi il diritto di vestirsi come il re” Queste “Parole nel vuoto” lanciate da Adolf Loos, nel libro omonimo, al capitolo sulla Moda Maschile datato 1898, dimostrano quanto sia sbagliato definire cambiamenti epocali e socioculturali espressi con una gonna al posto dei pantaloni.

E IL PRESENTE? 

L’unica differenza, con l’epoca delle parole di Loos, sta nel fatto che il re non è più lo stesso: chi è destinato alla monarchia oggi preferisce andarsene in Canada e vivere libero. Il mondo cambia e la moda registra i cambiamenti ambientali e umorali, climatici e fisici. Soprattutto quando si occupa di uomini, storicamente destinati al “fare” e quindi anche a dimostrare con il loro abbigliamento chi sono e cosa fanno. Così dal Pitti Uomo a Firenze a Milano Moda Uomo abbiamo visto tanti esploratori e poeti, manager e soldati civili, qualche rivoluzionario, palestrati e filiformi vestiti come fossero le comparse di un film. Tante comparse ma nessun protagonista. Oggi il modello di eleganza non arriva né da Firenze né da Milano: il nuovo re cui farebbe riferimento oggi Loos, è forse quel New Pope di Paolo Sorrentino, interpretato da John Malkovich vestito dai costumisti Carlo Poggioli e Luca Canfora. Pur essendo un cardinale diventato Papa, non rinuncia mai a indossare nella vita privata splendidi abiti da dandy aristocratico inglese che fanno parte della sua storia, del suo passato: completi, anche decorati a mano, realizzati con pregiate stoffe come raso, velluto e cashmere…  In questo confronto oramai innegabile con il mondo parallelo e virtuale che ci nutre di tutto quello che vogliamo a qualsiasi ora del giorno e della notte, che sia un sushi o la quarta serie dell’ennesimo racconto distopico, i riferimenti sono altri, spesso virtuali. Ogni brand si illude di raccontare il futuro: operazione impossibile e retorica in ogni cosa che abbiamo visto perché quello che veniva presentato come futuro era già inevitabilmente accaduto. Al contrario progettare il passato è una pratica fondamentale per mantenere viva l’immagine di noi stessi, per vivere il presente sapendo chi siamo, rallentando il tempo per avere tempo. Così tra i tasti che aprono ispirazioni sicure per collezioni dedicate al riuso, all’impatto ambientale, alle tonnellate di plastica che produciamo ogni anno, quello della Memoria è il più efficace e puro, tanto da commuovere. È Gucci ad avere il coraggio di spingere quel tasto, con esplicita insoddisfazione per la modernità tecnologica della propria epoca, dimostrando quanto possa denotare superficialità l’essere moderni: l’uomo profondo è quello che sa immergersi in un’altra epoca, cercando la stranezza che per Alessandro Michele è garanzia di nuova vita, di contemporaneità. L’epoca in cui si immerge Gucci non è un’epoca storica ma è quella che celebra noi stessi, recupera lo stile delle origini, della propria infanzia e non il passato degli altri, i suoi modelli sono tutti protagonisti. Il passato lo affascina molto ma, come dice lui stesso, lo considera un contenitore da cui prendere cose, senza nessuna nostalgia.

RITORNO A MILANO CON L’EFFETTO BIMBO

Torna alla Milano da dove era partito 5 anni fa, con la Fall Winter 2020/21 a Palazzo delle Scintille, con una riflessione sul mondo maschile espressa nella teoria dell’Effetto Bambino: 58 modelli che sfilano e raccontano l’infanzia come periodo di libertà di essere chi volevamo, prima che ci venissero imposti dei ruoli. 

Gli anni in cui tutti eravamo uguali, anni di scoperte dettate dal gioco innocente perché libero, perfettamente sintetizzato dalle parole sovrapposte sulla T-shirt “Impazienza e Impotenza”, una condizione romantica unica del mondo “dei piccoli”. È una delle frasi i “rubate” al libro “Psychopts”, di Richard Hell e Christopher Wool anche loro frutto della memoria di una passione adolescenziale per il punk di Alessandro Michele che si trasforma in manifesto della collezione. Frasi come artwork che caratterizzano sempre ogni collezione, come le scritte su un diario fatte da un amico che sa disegnare bene. La teoria dell’Effetto Bambino è scritta come un tema dal titolo “Maschile Plurale” su un foglio protocollo che ci guida alla sfilata, insieme alle immagini di un compleanno infantile al posto del photo-call: tutto è fatto per farci avvicinare a quella torta dove un bambino straordinario spenge le candeline dei suoi 5 anni. Come dice il testo del tema/release “Un uomo bambino, capace di capriole spavalde e giocose, che avvampa di meraviglia quando il mondo si fa nuovo…Un uomo che è anche sorella, madre e sposa” superando la poetica di William Wordsworth quando dice che “Il bambino è il padre dell’uomo.” La sfilata degli uomini e donne bambini si svolge in un teatro rotondo con la terra sabbiosa sotto i piedi, come quelli shakespeariani, quando le donne erano interpretate dagli uomini. Al centro il silenzio dell’attesa dell’inizio è segnato dal rumore di un enorme pendolo che scandisce il tempo, quel tempo che incombe nella nostra vita, invadente ma anche infinito. Il grande pendolo si muove continuamente come quello di Foucault, ma non per dimostrare la rotazione della terra quanto per scrivere un cerchio sfiorando le figure che passano, quasi a toccarle con la sua traiettoria di immortalità. Ci sfiora tutti, ci chiama in causa con quei cappottini con il collo di velluto che abbiamo indossato anche noi, le scarpe con i buchi che sostituivano gli scarponcini d’estate, le stoffine a fiorellini realizzate da Liberty London, i vestitini visibilmente troppo stretti e piccoli che Alessandro Michele colleziona nei mercatini, come quelli conservati dalle mamme, una messa in scena che diventa moda grazie ad un look rockabilly che trasforma l’infanzia in un mood e in uno stile. È una assoluta predisposizione al cambiamento, come succede nell’infanzia: un cambiamento che vuol dire anche il coraggio di esprimere per un uomo la propria parte femminile e viceversa, ma soprattutto di esprimersi. Non a caso tra i modelli che sfilano Giovanni Vetere incarna, da giovane artista, quel sentimento costruttivo e responsabile di chi è capace di vivere libero, come i ragazzi che cita Alessandro Michele quelli che scelgono i loro idoli tra gli outsider come Billy Ellish o Greta Thunberg. 

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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