50 anni di Premio Irene Brin all’Accademia di Costume e Moda a Roma

Roma celebra i 50 anni del Premio Irene Brin, dedicato da Rosana Pistolese, alla famosa giornalista e scrittrice. Una storia eroica dal mondo della moda

Ancora non abbiamo apprezzato fino in fondo ciò che è stato fatto per noi alla fine degli anni ’60: ecologia e contestazioni politiche, la nascita di una nuova comunicazione e la reinvenzione del futuro dopo la ricostruzione postbellica.  Un periodo, anche in Italia, solcato da visionari, intellettuali e progettisti del domani, persone illuminate che costruivano nuove strutture capaci di accogliere le esigenze di un mondo che cambiava. Hippy, ma anche artisti in giacca e cravatta e signore eleganti e colte che comunicavano grazie alla loro posizione, che andava oltre l’aristocratica privilegiata dimensione di confronto nei salotti e nei bar o trattorie: personalità concrete e intelligenti, con uno spirito democratico al servizio della comunità, con spirito meritocratico puro. 

LE PROTAGONISTE DEGLI ANNI ‘60

Tra queste signore illuminate si ricorda la costumista Rosana Pistolese, fondatrice dell’Accademia di Costume e Moda, che 50 anni or sono istituì il Premio Irene Brin destinato in principio agli studenti più meritevoli e successivamente agli ex-allievi più innovativi. Il Premio Irene Brin, dedicato alla giornalista e scrittrice scoperta da Leo Longanesi, è unico nella Moda: si svolge a Roma, ma offre un respiro internazionale. L’ultima edizione, datata 2019, ha premiato una figura manageriale. Si tratta di Paloma Loré, product manager di Loewe, a conferma dell’attenzione ai cambiamenti di un settore che non guarda solo alla creatività del design. Un evento importante, questo, che va oltre la celebrazione annuale di una tradizione unica, una occasione che ha visto riuniti a Roma alcuni tra i protagonisti della produzione del made in Italy più solido e famoso, i produttori di tessuti con il presidente della Camera della Moda di Milano Carlo Capasa e i vertici dell’Accademia stessa, Lupo Lanzara e Furio Francini, nipoti di Rosana Pistolese. Sono loro che hanno operato la trasformazione di una storia antica in una vicenda contemporanea, prendendo in mano il lavoro portato avanti dalla figlia di Rosana, Fiamma Lanzara. 

L’ACCADEMIA

Un G8, un convegno di saggi artigiani, un incontro raro che vede Roma come sfondo alla progettazione di un altro futuro e l’Accademia di Costume e di Moda come luogo di formazione e di incontro culturale. L’aveva pensata così dall’inizio Rosana Pistolese, una raffinatissima donna che insegnò negli Stati Uniti la Moda legata indissolubilmente al Costume. Riportando in Italia quell’esperienza universitaria nella sua scuola, fondata nel 1964. Una visionaria coraggiosa la Pistolese, che sapeva di dover costruire contando su una visione unica, trasversale, culturale della Moda. L’Accademia, pensata con ambiti precisi, nacque dunque coinvolgendo figure e amici quali Ottavio Spadaro per la Storia dello Spettacolo, Nello Ponente per quella dell’Arte e Dario Cecchi per il disegno della figura, cui si aggiunsero in seguito docenti come Achille Perilli o Gianni Novak, ma anche incontri con Giulio Carlo Argan, Giulio Coltellacci, Maria de Matteis, Lele Luzzati, Giuseppe Bertolucci, Salvo Randone, Umberto Tirelli e René Gruau che disegnò persino il logo dell’istituzione.

LA CULTURA ALLA BASE DELLA MODA

Per Rosana i movimenti culturali erano materia importante quanto il disegno del figurino. L’internazionalità del luogo era garantita dai suoi legami con le università americane. Presto l’Accademia diventò un posto di passaggio sia per ospiti come Indira Gandhi che per studenti come Isabella Rossellini. Nel 1969 nacque il premio, vinto alla prima edizione da Sergio Bini, uno studente. La competizione fu dedicata a Irene Brin, altra figura fondamentale di quegli anni: un’altra donna che seppe caratterizzare l’ambiente culturale e artistico di una Roma meravigliosa, come ad esempio fece anche Palma Bucarelli. Oggi mentre cerchiamo di ricostruire una identità unica al mondo ci rendiamo conto che 50 anni fa era stato già fatto: Irene Brin, scelta da quegli americani che ci spingevano a prendere un ruolo nel panorama internazionale della moda tanto quanto i francesi, come Editor Roma di Harper’s Bazar creava editoriali geniali. Nel luglio del 1947 realizzò “The New Italy – Portfolio of the New Italy” con le foto di Leslie Gill e il testo di Frances Keene, traduttrice di Pavese e Pirandello per gli States. Quel numero epico di Harper’s Bazar capace di raccontare il vigore artistico, artigianale e culturale italiano è in mostra oggi all’Accademia insieme ad altri documenti importanti su Irene Brin e sul suo legame con questa scuola. In questi 50 anni il Premio è stato ricevuto e dato da figure che hanno fatto la storia della Moda, come creativi o comunicatori o infine come product manager. Citiamo fra i tanti Alessandro Michele, Antonio Mancinelli, Gianpiero Arcese. 

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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