Le sneaker di Balenciaga e i loro follower. L’editoriale di Aldo Premoli

Vero e proprio fenomeno di costume, le sneaker Triple S di Balenciaga hanno introdotto una rivoluzione estetica nel settore. Guadagnando un successo clamoroso.

Balenciaga Triple S, 2018
Balenciaga Triple S, 2018

È impossibile far finta che non esistano veri e propri fenomeni come le sneaker Triple S di Balenciaga. Chi se ne frega delle Triple S di Balenciaga, direte voi? E allora chi se ne frega delle sfilate di Gucci, Vuitton, Prada o Valentino, dico io.
Ma se tra il pubblico di Artribune c’è davvero quella di nicchia di smorfiosi modaioli a cui io penso, beh, allora queste righe hanno un senso. Gli altri si risparmino pure la fatica e saltino alla segnalazione successiva.

DAI SOBBORGHI ALLE PASSERELLE

Dunque la storia è questa. Da quando, nel settembre 2017, l’abnorme suola della Triple S ha fatto il suo debutto, si sono scatenate imitazioni di ogni genere (o forse – per non offendere l’ufficio stampa di turno ‒ è meglio dire che sono apparse sneaker desiderose di appartenere alla stessa famiglia), si sono presentate nelle fashion week di ogni parte del mondo e poi si sono affermate come street-staple di prima grandezza.
Prima dell’ascesa in passerella, calzature con un profilo del genere (in gergo chunky/dad, papà/ciccione) potevano essere ammissibili in qualche suburbia americana: immaginatele immerse in una delle inquietanti opere di Gregory Crewdson.
Sì, insomma, quasi sempre all-white, sneaker del genere si potevano immaginare ai piedi di pensionati in mezze maniche accompagnate da jeans con la piega, polo Ralph Lauren acquistata all’outlet e berretto da baseball della squadra del cuore.
Poi però è arrivato Donald Trump e tutto il fake glamour di Michelle Obama è andato in fumo, Tre manifesti a Ebbing, Missouri si è aggiudicato un sacco di Oscar e anche il fashion si è allineato al nuovo sentiment.

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Dior Homme B22
Dior Homme B22

DA BALENCIAGA A DIOR

Così l’ottimo Demna Gvasalia ha inventato per Balenciaga questa macchina per il piede che prescinde da ogni regola di equilibrio all’interno di una silhouette vestimentamentaria con un minimo di senso. Una calzatura che, immediatamente dopo di lui, ha trovato follower nell’alta gamma, da Prada (695 dollari) a Louis Vuitton (1090 dollari), Ma anche in quella media di Ash, che le vende in svariate versioni a 279 dollari. E finalmente in versioni “democratiche” come quelle della Nike air Monarch a 65 dollari, o di Zara a 34.
E ora ‒ signore e signori ‒ è annunciato l’arrivo di quelle di Dior Homme: in tela con dettagli in pelle oro e un prezzo che potrebbe superare (non è stato ancora fissato) quello di tutte le altre concorrenti.
Già gli appassionati fremono!
Qualcuno può avere ancora dubbi rispetto al fatto che lo street style haute sia il futuro prossimo venturo del fashion?

Aldo Premoli

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Aldo Premoli
Milanese di nascita, vive a Noto e Cernobbio. E poi New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e fornisce consulenze ad aziende e associazioni industriali italiane e straniere. Ha tenuto conferenze in tre continenti per Ice, Anci e Aimpes e curato esposizioni che fanno da ponte tra arte e moda. Tra il 2013 e 2014 dirige “Tar magazine”, rivista di arte, scienza ed etica. Attualmente è blogger di “Huffington Post”, columnist de “Linkiesta” e direttore della piattaforma hyper local "SudStyle". Curatore indipendente di mostre che fanno da ponte tra arte e scienza. In Sicilia ha fondato “Mediterraneo Sicilia Europa onlus”, in Lombardia “La Cernobbina Art Studio”. Svolge attività di visiting professor per accademie del nord come del sud della Penisola.