Polimoda inventa “Fashion Displacement” per promuovere i talenti. Formazione e mercato

A Villa Favard l'Istituto fiorentino ha organizzato un forum di discussione con un panel internazionale di esperti del settore per parlare dell'importanza della formazione in un mercato della moda in continua e vorticosa evoluzione. E per guardare con spirito critico e flessibilità al futuro delle professioni del fashion system a sostegno dei nuovi talenti e della creatività.

La moda va veloce e i giovani, se non possiedono gli strumenti tecnici adeguati, la formazione opportuna e il talento, restano indietro. Perché nel vorticoso sistema del fashion, dove per le logiche imprenditoriali e di mercato, le teste creative saltano eccome, aspirare solo ed esclusivamente alla posizione di timoniere stilistico per il brand che da tanto si ammira sarebbe troppo pretenzioso e si rischierebbe di accantonare tutte le altre possibilità professionali che è la moda stessa ad offrire a chi sa coglierle. È quanto emerge dall’incontro “Fashion Displacement”,organizzato a Firenze da Polimoda nella sontuosa sede di Villa Favard, dove in un forum di discussione, quanto mai necessario e attuale, e organizzato in appena una settimana, Danilo Venturi, direttore dell’Istituto fiorentino e Linda Loppa, che ne è strategy e vision advisor, accolgono esperti del settore per riflettere sul domani dei nuovi talenti del made in Italy e non solo.

CAMBIAMENTI E NUOVE ESIGENZE NEL RECRUITMENT

L’industria dell’abbigliamento è in profonda trasformazione, il fast fashion prende sempre più il passo, dimenticando la qualità intrinseca dei prodotti manifatturieri e artigianali, che rendono il bello e ben fatto italiano tanto apprezzato all’estero. Ed è alla sostenibilità e al rispetto di regole etiche e ambientali che Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, nel panel di discussione, pensa quando parla di sustainability dell’industria della moda. Per riscoprire la qualità dei prodotti di manifattura italiana che conservano lavorazioni e savoir faire. “Polimoda vuole promuovere un confronto intelligente e dare un sostegno concreto allo sviluppo del settore moda, l’idea di Fashion Displacement parte proprio dal desiderio di mettere insieme figure di riferimento a livello globale del mondo dell’industria e del mondo dell’education, perché il futuro del settore è il futuro dei nostri studenti e Fashion Displacement è un’assunzione di responsabilità” spiega Danilo Venturi che prosegue: “le nuove professioni della moda in un mercato sempre più veloce e caotico si stanno evolvendo in due direzioni opposte: la multidisciplinarità, laddove il manager può essere creativo e viceversa. L’altro grande trend è l’esatto opposto, competenze molto specifiche per l’alta qualità produttiva. Il talento c’è o non c’è e va tirato fuori, ma non tutte le professioni richiedono talento”.

LE OPPORTUNITÀ PER GLI EMERGENTI

Polimoda, Fashion Displacement, Courtesy of Press Office

Polimoda, Fashion Displacement, Courtesy of Press Office

Alla tavola rotonda, che è solo uno dei tanti appuntamenti che Polimoda intende promuovere per creare importanti momenti di scambio, riflessione e analisi con addetti ai lavori e appassionati, Raffaello Napoleone, ceo di Pitti Immagine e membro del consiglio di amministrazione di Altaroma, su formazione e concrete opportunità lavorative per gli emergenti, spiega: “Sono argomenti legati da sempre. La sofisticazione del sistema ha portato a presentarsi al mercato della moda in generale con specificità radicate, il sistema formativo italiano sta crescendo molto e oggi bisogna essere preparati in maniera più completa rispetto al passato. È più difficile affermarsi da soli, le professioni si sono moltiplicate, le strutture interne aziendali sono molto più segmentate, i mercati richiedono grandi investimenti di partenza. Penso a molti ragazzi partiti da Pitti e affermatisi con Who Is On Next? che poi hanno fatto fatica a decollare. E’ un sistema molto più strutturato rispetto a qualche anno fa”. E sul triangolo italiano della moda “Milano- Firenze-Roma”, e in particolare Altaroma, dice “E’ essenziale, ho sempre difeso questo approccio. Sono da ventotto anni a Pitti, non siamo monocentrici, il nostro paese nasce con culture, identità e genius loci differenti. E’ stato dimostrato che il progetto WION? nella donna ad Altaroma ha dato buoni risultati. Gli stessi ragazzi che presentano o che magari hanno presentato durante le altre fashion week non hanno mai avuto la stessa opportunità di essere visti come a Roma. Il vero problema di Altaroma è la volontà dei soci della società consortile di continuare questo percorso che sarebbe molto, molto corretto perché vanta una tradizione pluriennale, viste le origini di Altaroma. Vale la pena salvaguardarla con un progetto che deve essere legato alle necessità effettive di oggi. Altaroma ritenuta e valutata come è sempre stata ha un mercato molto limitato nella Capitale, allora bisogna continuare a lavorare nella direzione del presidente Silvia Venturini Fendi”.

CASI STUDIO DA ALTAROMA

Da Altaroma è partito il progetto creativo A.I. Artisanal Intelligence che adesso è diventato un’associazione che fonde, con una meticolosa opera di ricerca, arte, costume e moda. Cosa ne pensa? “E’ nell’ambito di quelle che sono le attività tipiche ed oggi parte essenziale di un’attività più specifica legata alla moda, perché unisce i vari settori”. Durante l’incontro, puntuali gli interventi di Anja Aronowsky Cronberg, founder ed editor in chief di “Vestoj”, della PR Floriane de Saint Pierre e Stefan Siegel, founder & ceo di “Not Just A Label”, mentre Jennifer Minniti, chair del fashion department del Pratt Institute sottolinea che “il modo in cui gli abiti oggi vengono prodotti è assolutamente cambiato e gli studenti dimostrano sempre molta curiosità e interesse verso nuovi approcci”. E se, come evidenzia Capasa, la nostra è una società “digital people”, che comunica in maniera reattiva anche sui social, per Floriane de Saint Pierre “è necessario ridare il potere alla comunità dei creativi, puntando sullo scouting dei new talent e sul networking”. Tre, tra gli altri, gli Items principali del dibattito moderato da Linda Loppa: professioni della moda, fashion education, flessibilità (e quindi multidisciplinarità). Perché la conoscenza è una sorta di package multistrato e l’educazione e la formazione hanno bisogno di tempo per consentire al talento di emergere. Ma affinché non sia “Ta-Lento”, ovvero un processo troppo poco veloce, è necessario coniugare i diversi aspetti con un mercato che non aspetta nessuno. Martino Di Napoli Rampolla è un ex studente Polimoda, che ha lanciato la sua attività a Firenze e no, non è diventato stilista per un marchio affermato. Da Polimoda al mondo del lavoro, che passaggio c’è stato? “La mia esperienza personale è stata quella di tradurre ciò che ho imparato al Polimoda nel mondo dell’arte contemporanea e del design, in particolare cambiando il modo di fruizione di arte e design, in una sorta di “new way to experience art and design”, più informale e più alla portata di tutti”. Nello specifico? “Ho aperto uno spazio espositivo che ospita residenze d’artista e di interior designer che si chiama “Numeroventi” e viene utilizzato come location fotografica per shooting di moda e design”. Dimostrazione empirica che nella moda la flessibilità e l’inventiva premiano i giovani talenti con voglia di fare.

-Gustavo Marco P. Cipolla

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Gustavo Marco P. Cipolla

Gustavo Marco P. Cipolla

Classe 1984, calabrese di origini, romano di adozione, Gustavo Marco P. Cipolla è un cittadino del mondo. Ama viaggiare, quando gli è possibile, e confrontarsi con realtà e culture sempre differenti. Le sue esperienze formative e professionali sono diverse: dalla…

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