A Pesaro la mostra che racconta la grande tradizione ceramica della città

Negli spazi di Casa Bucci va in scena un omaggio alla storia antichissima della produzione ceramica nella città marchigiana, attraverso vasi, anfore e piatti prodotti dalla famiglia Molaroni in quasi un secolo e mezzo di attività

Per comprendere la longevità dell’arte ceramica a Pesaro, dove le prime produzioni in terracotta risalirebbero all’età romana, si deve guardare al territorio: le sponde del fiume Foglia, che scorreva sotto le mura della città, fornivano creta in abbondanza per la produzione di stoviglie e suppellettili.

Pesaro e l’arte ceramica: una storia antica

Più tardi, la tradizione maiolicara pesarese avrebbe conosciuto un lungo periodo di fioritura tra il Medioevo e il Rinascimento, come testimoniato dal moltiplicarsi delle fornaci cittadine, nel Trecento e Quattrocento. Una storia riscoperta solo negli Anni Ottanta del Novecento, per riabilitare il ruolo della produzione ceramica rinascimentale pesarese sulla scena italiana ed europea, a dispetto della sempre proclamata centralità fiorentina.
E invece, lo dimostrano i manufatti conservati in collezioni pubbliche e private, a Pesaro l’arte ceramica si è protratta quasi ininterrottamente dal Basso Medioevo fino al Novecento, dalle maioliche istoriate cinquecentesche agli esempi settecenteschi con il decoro della rosa (ancora oggi  simbolo della maiolica pesarese), fino alle opere del primo Novecento di Ferruccio Mengaroni. Pesaro è dunque con pieno merito tra i membri dell’Associazione Italiana Città della Ceramica (AiCC) che riunisce cinquantasei centri sul territorio nazionale, accomunati dalla qualità e dalla longevità della produzione.

Ceramiche Molaroni: la mostra a Casa Bucci

E oggi, Casa Bucci, centro culturale nato nell’ex laboratorio del ceramista Franco Bucci (la produzione avviata negli Anni Settanta, continua tutt’oggi con i suoi familiari, e lo spazio conserva anche il prezioso Archivio Bucci), valorizza e racconta questa storia, attraverso mostre e iniziative legate al mondo della ceramica.
Come la mostra Ceramiche Molaroni: il gesto fedele, appena inaugurata e visitabile fino al 10 gennaio 2026, che espone una selezione di ceramiche dalla collezione privata della famiglia Molaroni con l’intento di celebrare una delle manifatture più antiche d’Italia: la bottega pesarese fondata da Vincenzo Molaroni alla fine dell’Ottocento e ancora oggi in attività e conosciuta in tutto il mondo.

La storia della manifattura Molaroni

La manifattura della famiglia Molaroni si affermò, tra Otto e Novecento, come una delle più rilevanti dell’area adriatica, interpretando la tradizione della maiolica rinascimentale italiana attraverso una produzione in serie, decorata interamente a mano, che ha ottenuto riconoscimenti nelle principali esposizioni nazionali ed internazionali. Coadiuvato da maestranze capaci e usando colori creati appositamente, Vincenzo Molaroni propose, infatti, decori diventati celebri per la loro raffinatezza, come l’Istoriato, le Grottesche, il Liberty, e altri motivi pittorici di sua invenzione, tra cui il Raffaellesco blu. Più tardi la fornace avrebbe sviluppato ulteriori temi, sempre ispirandosi alla storia della città, con la rosa e la margherita settecentesche, ma anche sperimentando soluzioni inedite, come il policromato, un insieme di inediti ornamenti floreali.

Maiolica a fondo azzurro decorata in stile “fiore orientale”. Photo Michele Alberto Sereni
Maiolica a fondo azzurro decorata in stile “fiore orientale”. Photo Michele Alberto Sereni

Il legame tra Franco Bucci e la manifattura Molaroni

Ma la mostra, che tra vasi, piatti e anfore attraversa quasi un secolo e mezzo dalla rilevazione dell’azienda Benucci & Latti nel 1880 alla costituzione della Società Anonima Ceramiche Molaroni & C. nel 1921, per seguire l’evoluzione del marchio in Ceramiche Molaroni (1952) e poi Molaroni 1880, è anche un omaggio al legame tra la storica manifattura e l’opera di Franco Bucci, che nel 1961 iniziò la sua carriera affittando parte degli spazi della bottega Molaroni in Via Luca della Robbia. Qui prese vita il Laboratorio Pesaro, la prima fucina di sperimentazione dell’artista che diventerà figura di spicco nel panorama contemporaneo, grazie al suo approccio innovativo nell’uso del grès e nella creazione di oggetti d’uso, progettati come designer, tra artigianato ed estetica.
Organizzata e promossa dall’Associazione Culturale Società dell’Uso, con il sostegno della Regione Marche, il patrocinio del Comune di Pesaro e in collaborazione con gli Amici della Ceramica Pesaro, l’esposizione è curata da Viviana Bucci, figlia di Franco. A ingresso libero, prevede la possibilità di prenotare visite guidata ogni sabato e domenica, per favorire la partecipazione attiva del pubblico e offrire approfondimenti specifici.

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