Edit Napoli 2025. Lista delle cose migliori che abbiamo visto in tre giorni di design
Ora che la settima edizione è terminata, tiriamo le somme delle cose migliori che abbiamo visto in quel di Napoli e dei progetti premiati dalla giuria: a Chiara Lionello il premio principale, a Katryna il premio Seminario, ad Atelier Nuanda e Trama le Menzioni speciali

Anche questa edizione di EDIT, ormai tra gli appuntamenti autunnali di riferimento per il settore, si è conclusa a Napoli, registrando un incremento di oltre il 15% nel numero di visitatori, un pubblico di appassionati e professionisti, buyer, press, architetti, designer, showroom e gallerie di rilievo, insieme a una delegazione di rappresentanti dell’hotellerie di alta gamma ha frequentato la fiera dal 10 al 12 ottobre 2025. Un risultato che conferma la capacità della fiera di creare connessioni offrendo una piattaforma riconosciuta a livello internazionale per la promozione e lo scouting del design d’autore contemporaneo.
I preferiti della giuria: trionfa il nuovo “artigianato”
Assegnati anche i premi dalla giuria internazionale: il premio per l’area Main è andato a Chiara Lionello con il progetto Inserti, scelto per la sua capacità di mettere in dialogo il mondo artigianale con quello industriale, attraverso un lavoro che rinnova un oggetto archetipico come il vaso. Un progetto aperto, capace di generare infinite variazioni attraverso l’incontro tra materiali e linguaggi diversi, esplorando l’equilibrio tra manualità e produzione, unicità e serialità. Vincitore dell’area Seminario è invece Katryna, per la capacità di coniugare design e materiali in un oggetto dalla forte identità estetica. Il suo progetto, Moon candle holder, vince per l’equilibrio tra forma, funzione e sensualità materica, dimostrando un approccio progettuale attento al mercato senza rinunciare alla ricerca e alla qualità del dettaglio. Le menzioni speciali sono state assegnate ai lavori di Trama con il progetto Loggi set e Atelier Nuanda per le sue lampade modulari Inrō. I vincitori avranno l’occasione di partecipare all’esposizione di LABÒ Cultural Project nell’ambito della prossima design week milanese, nei suggestivi spazi industriali dell’ex laboratorio farmaceutico SPA in via Biella 6.
Il nostro best of dei progetti e degli allestimenti di EDIT 2025
Le nuove location iperpanoramiche

Napoli alchemica, esoterica, ipogea, verticale. EDIT ce le ha mostrate tutte, e si conferma come una fiera che, nonostante sia giunta alla settima edizione, sa sempre come rinnovarsi disvelando nuove incredibili venues e dando a tutti, napoletani inclusi, la possibilità di vivere la città da prospettive inedite. Quest’anno al Vomero, dall’alto, vista porto, mare e Vesuvio, all’interno di incredibili gioielli del patrimonio architettonico contemporaneo che per qualche giorno sono stati resi fruibili e valorizzati attraverso la contaminazione col contemporaneo. Per noi, La Certosa San Martino, Castel Sant’Elmo e Villa Floridiana vincono questa selezione a mani basse.
Diego Rivero Borrell per Ranieri a Castel Sant’Elmo

Forse è la cosa più raffinata vista quest’anno, nata dalla contaminazione tra Napoli e Città del Messico, metropoli che condividono una natura multiforme, affastellata, vulcanica e da un’anima in costante trasformazione. A firmarla, dopo una residenza creativa ai piedi del Vesuvio presso l’azienda Ranieri, specializzata in pietra lavica, è stato il giovane architetto messicano fondatore dello studio sperimentale TANAT che, sul camminamento più alto di Castel Sant’Elmo, ha allestito un set up poetico composto da diversi oggetti. A colpirci sono state due torrette nere, microarchitetture surrealiste (immaginate come se Escher e Piranesi avessero fatto un figlio a Napoli) in cui le scale si confondono e il confine tra la dimensione architettonica e quella paesaggistica si sfuma: la città, del resto, è una finzione. L’installazione, curata da BY, Galería de Arquitectura, esplorava la pietra lavica come materia viva e narrante, ponte tra geografie distanti e linguaggi progettuali, racconto visivo e simbolico di affinità profonde che trovano nella materia un terreno comune. Il progetto proseguirà nel 2026 con una mostra a Città del Messico, in un dialogo tra artigianato, architettura e memoria.
Bethan Laura Wood – Terrazzo Quarry per Poltronova sulla terrazza della Certosa di San Martino

“Be bold, be bright”: di certo non ha mai avuto paura di osare la designer inglese, classe 1983, che insieme allo storico brand italiano Poltronova – con cui aveva già collaborato in passato e che con questo lavoro inserisce il primo pezzo non d’archivio in collezione permanente – presenta un sistema di sedute flessibili e morbide, come se fossero grandi pezzi di un puzzle domestico componibile a piacimento. Elementi dalla forma organica e giocosa che richiamano un frammento di paesaggio, composto da imbottiti simili a rocce emergenti da un suolo immaginario, esposte in una delle logge panoramiche della Certosa di San Martino. Bethan Wood propone anche due varianti per il rivestimento, che incarna con ironia e sensibilità lo spirito radicale della storica azienda, liberamente ispirato alle graniglie dei pavimenti esterni dei terrazzi veneziani e per questo rinominato Terrazzo Quarry. Disegnati per l’azienda nel 2022, questi tessuti elastici sono coloratissimi, vibranti e molto pop, in due varianti cromatiche: una a fondo rosa, una senape. In equilibrio tra decorazione e funzione, Terrazzo Quarry traduce la sensibilità visiva di Bethan Laura Wood in un linguaggio radicale che dialoga con la storia eclettica e visionaria di Poltronova, aprendo un nuovo capitolo nella sua produzione.
IRNŌ Atelier Nuanda a La Santissima

Continua a non sbagliare un colpo, Cecilia Rinaldi: dopo essersi aggiudicata il premio inediti della giuria lo scorso anno col paravento Plico, quest’anno porta a EDIT – sorprendendo tutti, e ricevendo una delle menzioni speciali – un sistema illuminotecnico raffinatissimo e ipertecnologico, lontano dall’immaginario di prodotti a cui ci aveva abituato. Nessun intreccio qui, nessuna tessitura, ma dettagli che diventano insieme struttura, finitura e decoro, ribaltando il paradigma della produzione in serie. Il nuovo progetto dell’atelier prende ispirazione da antichi contenitori giapponesi realizzati da esperti artigiani del periodo Sengoku (1467-1615). Inrō è una lampada modulare sospesa ( grazie a cavi d’acciaio che fungono sia da supporto che da alimentazione) che interpreta ed esalta rimandi della tradizione, nella rivisitazione di forme e decori antichi attualizzati e resi contemporanei tramite l’uso di strumentazioni e tecniche moderne.
L’“Unseen vision” di Giuliano Andrea dell’Uva per Azucena nel refettorio della Certosa di San Martino

Azucena, il brand fondato nel 1947 a Milano dal mitico Luigi Caccia Dominioni, oggi parte del Gruppo B&B Italia, rappresenta per EDIT e per la sua curatrice Domitilla Dardi l’esempio perfetto a cui pensare quando si parla di design editoriale: una collezione di oggetti simbolo di un’eleganza senza tempo unita a un’artigianalità replicabile industrialmente. Per EDIT CULT, l’azienda presenta un progetto speciale che coinvolge due protagonisti dell’interior design contemporaneo (Giuliano Andrea Dell’Uva e Cetty Grammatica), chiamati a confrontarsi “faccia a faccia” in un allestimento capace di dare vita a due interpretazioni autonome, due letture progettuali indipendenti nello storico Refettorio. Dell’Uva, in particolare, mette in scena la riproduzione materiale e immateriale di una cena elegante, partendo da immagini d’archivio di Caccia Dominioni e di sua moglie alla fine degli anni Quaranta, utilizzando il tavolo ellittico blu Cavalletto come base, e disegnando per l’occasione una collezione di piatti smaltati.
Inserti, i vasi di Chiara Lionello a La Santissima

Architetta e ricercatrice, Chiara Lionello – la vincitrice del premio principale di questa edizione – esplora il carattere relazionale del design su diverse scale di riferimento. Ogni suo progetto è concepito come presenza materiale capace di attivare gesti, memorie, esperienze condivise e indagare le trasformazioni dell’abitare contemporaneo. Inserti è una collezione di vasi che invita a pratiche di bellezza quotidiana. Come? Attraverso l’incontro di due elementi, uno artigianale e uno industriale: un vaso in ceramica sottilissima – realizzato a mano da una famiglia di ceramisti milanesi, smaltato in delicati colori pastello – e un profilo lineare in alluminio anodizzato, sottoposto a un trattamento che conferisce una finitura iridescente. Micro-architetture che esteticamente richiamano il Giappone, ispirate ai tradizionali secchielli in legno per il sakè, che venivano adornati con fiori durante le occasioni festive. Una collezione concettuale di grande impatto, composta da elementi che insieme descrivono un contrasto delicato ma deciso tra manualità e industria, fragilità e rigore.
L’Animal Factory di Magis a Castel Sant’Elmo

Gioco, arredo urbano o scultura? Tutti e tre insieme. È questo il plusvalore del progetto del designer Luca Boscardin per Magis (in collaborazione con Metalco) presentato nella grande Piazza D’Armi di Castel Sant’Elmo, trasformata in playground. Quattro animali stilizzati ma profondamente riconoscibili – un coccodrillo, una giraffa, un brontosauro e un gorilla – realizzati in tubo di acciaio, che non solo favoriscono l’integrazione spontanea, la fantasia e l’esercizio, ma, grazie alla loro estetica amichevole ma minimale, hanno la capacità potenziale di innalzare la qualità dei luoghi in cui vengono posizionati (perché, diciamocelo, i parchi giochi sono spesso luoghi abbastanza tristi).
In every land lies the matter of who we are a La Santissima

È ancora il Vesuvio l’epicentro creativo di questo progetto, co-curato da Ludovica Proietti con Domenico Urraro e per la prima volta ad EDIT. Tramandars – il movimento di agitatori culturali che dal 2017 rinnova l’immaginario del territorio con linguaggi e pratiche contemporanee – ha presentato un lavoro corale nato a partire dalla III edizione di Art Summit Vesuvio Contemporary Experience and Residency, iniziativa che invita creativi, curatori, artisti e progettisti a esplorare la cultura materiale e immateriale attraverso il territorio e che nel 2025 ha avviato la Biennale del Vesuvio. Per questa edizione, tre studi di design italiani – Millim, TIPSTUDIO e Dudesign – sono stati invitati a interpretare il territorio vesuviano attraverso la lente del collectible design, in un percorso di residenza che intreccia comunità, materiali e memoria. La ricerca in mostra a La Santissima, nel cuore del borgo del Casamale a Somma Vesuviana, racconta il vulcano non come sfondo, ma come origine di visioni e pratiche, epicentro attivo capace di generare nuove narrazioni del contemporaneo attraverso tre oggetti: una lampada che ricorda le formazioni laviche (Landing dei Millim), un sedile che dondola e suona come un campanaccio (Riverbero, di Tipstudio) e una struttura a palo libreria-portaoggetti chiamata Pertica. Il visual design, infine, è a cura di Opera Narratives.
A tutto colore e materia

A fare da fil rouge a questi pezzi che ci sono piaciuti, il colore e le textures materiche. L’architetta romana Arabella Rocca, dopo il successo di Pop Pot, propone il nuovo progetto Archeopop, rivisitazione di colonne romane retroilluminate e multicolor. Il duo di designer padovani Debonademeo disegna per il brand beneventano Chroma Composites Due Sicilie, una serie di complementi d’arredo in cui geometrie e cromatismi mediterranei sono contaminati da innesti lapidei mutuati dai decori del Sud Italia. Patriarca Edizioni porta a EDIT Napoli tre pezzi – la consolle Consuelo, la panca Otto e la serie di oggetti Vasami – nati da scarti di produzione di legno, metallo, tubolari di plastica e laminati. E infine RIPA, brand marchigiano habitué della manifestazione, quest’anno presenta insieme a Colori Decora, realtà umbra attiva dal 1968 e specializzata in pitture e finiture a base minerale, STRATA, un rivestimento a base di calce, realizzato a mano, che trasforma la geometria netta in forma viva, sedimentata, imperfetta.
Il “raddoppio” di Elena Salmistraro raddoppia

Per questa edizione, la designer meneghina, nota per le sue tante collaborazioni e per il suo stile figurativo e ultrapop, ha realizzato due lavori abbastanza diversi tra loro ma esteticamente riconoscibili. Nel giardino di Villa Floridiana – la tenuta di oltre 18 ettari che Ferdinando I di Borbone, re delle due Sicilie, donò alla moglie Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di Floridia, che ne fece la sua residenza estiva – disegna per Officine Tamborrino Nomadaria, reinterpretando il modulo HouseTree ideato da Paolo Scoglio per riflettere sulla ricerca di nuove forme dell’abitare e mettendo in dialogo il suo segno grafico inconfondibile con la natura e la storia del luogo. A La Santissima invece, espone la collezione di vasi e pannelli murali in fibre naturali progettata per People of the Sun, il progetto fondato dall’architetto Maria Haralambidou che opera con artigiani e designer tra il Malawi e Roma per creare oggetti che invitano a uno stile di vita più lento e internazionale.
Giulia Mura
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