Sopravvivenza, hackeraggio e riciclo al Fuorisalone: Dropcity nei tunnel della Stazione

Gli spazi dei Magazzini Raccordati a Milano, già riattivati durante l’ultimo Fuorisalone e presto sede di un centro permanente per l’architettura e il design, ospitano in questi giorni un ricco palinsesto di eventi e mostre. Ecco i nostri preferiti

L’anno scorso avevamo visto soprattutto il contenitore, i Magazzini Raccordati della Stazione Centrale, e i primi elementi del progetto che li porterà ad accogliere Dropcity, il nuovo centro per l’architettura e il design immaginato dall’architetto Andrea Caputo, a partire dalla primavera 2024. Quest’anno, i tunnel affacciati su via Sammartini e compresi tra il numero 38 e 60 si sono animati grazie a una serie di proposte di interesse culturale – mostre, talk e installazioni, raccolti sotto il cappello di Dropcity Convention 2023 – che permettono di farsi un’idea di come lavorerà il centro una volta a regime. Due sono i filoni principali: il rapporto tra passato e presente, analizzato per esempio facendo collidere alcune icone di ieri con i problemi di oggi, e la circolarità, con una serie di interventi basati sul riuso, sul riciclo o sull’upcycling.

Daisuke Motogi

Daisuke Motogi

DROPCITY. TRE PROGETTI SOSTENIBILI DALL’ASIA ORIENTALE

Tra le mostre più interessanti c’è senz’altro Hackability of the Stool di Daisuke Motogi, all’interno del tunnel 56. Lo sgabello al quale si fa riferimento è il celeberrimo Stool 60 progettato da Alvar Aalto nel 1933 per Artek, una seduta semplicissima che si appoggia sul mini numero di gambe possibile, tre, e che l’architetto e designer giapponese ha rivisitato cento volte attribuendogli altrettante funzioni diverse grazie al sapiente innesto di parti e oggetti di produzione industriale. Nel tunnel 50 un altro Daisuke, Yamamoto, presenta insieme a Taketo Masui Flow, una serie di prodotti che si ispira alla Proposta per un’autoprogettazione di Enzo Mari e prende vita sotto lo sguardo dei visitatori grazie all’assemblaggio di profilati d’alluminio di recupero. Il tunnel 44 ospita invece i prototipi realizzati dagli artisti e dai designer chiamati dal brand di moda coreano RE;CODE a ragionare sul tema dell’upcycling per la collettiva RE;COLLECTIVE. I creativi, tutti giovani o giovanissimi, hanno usato ogni genere di materiale di recupero, dalle corde da alpinismo (che Kwangho Lee ha annodato ripetutamente fino a ottenere uno sgabello) agli scarti di lavorazione di Jingdezhen, la capitale cinese della porcellana, che PINWU Design Studio ha cucito insieme a pezzi di legno per ricoprire una seduta.

Flow, Daisuke Yamamoto e Taketo Masui

Flow, Daisuke Yamamoto e Taketo Masui

DROPCITY. “RIPARARE LE FERITE”

Il collettivo artistico di Tokyo SKWAT ha riparato le crepe di uno dei tunnel più malmessi, il numero 40, reinterpretando alla scala architettonica la tecnica giapponese del kintsugi, che consiste nel riparare le porcellane evidenziando le linee di rottura con polvere d’oro. Le “cicatrici” in questo caso sono state riempite con un materiale fluorescente. Gli artisti georgiani Kirill StogniGiorgi ZhorzholianiNino ShatberashviliBakar Migriauli e Garbage Kids (quest’ultimo è un collettivo) lavorano sul recupero di elementi architettonici in cattivo stato o in disuso, per esempio le sontuose scale a chiocciola tradizionali che si vedono all’esterno degli edifici di Tbilisi. Nel tunnel 38 producono una serie di installazioni a partire dagli allestimenti utilizzati a Dropcity in occasione della design week 2022.

RE COLLECTIVE MILAN, 2023, Installation view

RE;COLLECTIVE, 2023, Installation view

SURVIVALISMO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE DAL MUDAC DI LOSANNA

Nel tunnel 50, il MUDAC, il Museo di design contemporaneo e arti applicate di Losanna – che ha da poco meno di un anno una direttrice italiana, la milanese Beatrice Leanza – propone due anticipazioni del programma della stagione 2023/2024. Prepper’s Pantry: Objects That Save Lives, introduce una ricerca sul tema del survivalismo e sui prepper, cioè le persone che credono nell’imminenza di un evento catastrofico e si preparano a fronteggiarlo. La curatrice Anniina Koivu, che è già di per sé una garanzia perché le mostre che costruisce sono sempre molto apprezzate, ha raccolto all’interno di un container una serie di oggetti d’uso comune, d’autore o dal design anonimo, scelti per il loro potere di salvare la vita. Si va dall’accendino a prova di vento al kit per la sopravvivenza minimalista sviluppato dallo Studio Nendo nel 2015. L’allestimento è pensato per garantire il minimo impatto possibile sul tunnel e non lasciare tracce di sé al termine della design week. La seconda anticipazione, The Last Pencil, è legata a una residenza in programma in cui il museo verrà usato come caso di studio per esplorare le potenzialità e i limiti della collaborazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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